In questo periodo della stagione le acque correnti sono gli unici ambienti a poter garantire un minimo di attività anche nelle giornate più fredde e permettere un approccio vincente anche sfruttando poche ore di pesca.
Ne ho parlato in maniera approfondita sul mio ultimo libro Le Basi Del Carpfishing che puoi scaricare GRATUITAMENTE cliccando su questo link:
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Nelle articoli precedenti riguardo la pesca sul fiume ho parlato delle strategie d’individuazione e pastura. Mi pare opportuno, a questo punto, chiudere l’argomento spiegando il mio approccio in termini di montature e presentazione dell’esca.
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La pesca nelle correnti del fiume richiede zavorre pesanti, normalmente superiori ai 200 grammi, che presentano notevoli difetti in termini di gestione della cattura e di sicurezza per il pesce in caso d’incaglio e rottura della lenza madre.
Avere questo fardello che sobbalza e oppone resistenza alla corrente, proprio in prossimità del pesce, con la lenza tesa durante il combattimento, rappresenta la prima causa delle slamate accidentali perché può creare quell’effetto maglio, che toglie tensione o disarticola l’amo dal suo appiglio.
Se pensiamo al pesce in termini di propulsione nell’acqua, lo possiamo vedere come un grosso ”siluro” progettato per avere molta propulsione solo verso avanti (i pesci non hanno la retromarcia, o meglio: sono in grado di muoversi all’indietro con difficoltà e lentamente). In sostanza la spinta segue la direzione della testa e se questa è rivolta verso il basso, anche a causa dei 300 grammi di piombo appesi alla bocca, punterà sempre verso il fondo sfruttando tutta la spinta dell’acqua e della corrente sul suo corpo e risultando come un macigno appeso alla punta della canna!
Noi invece abbiamo bisogno che venga a galla velocemente e si allontani da tutti i possibili ostacoli e rifugi che può trovare sul fondale, per questo motivo la zavorra si deve staccare immediatamente dopo la ferrata e lasciarci il contatto diretto con il nostro amato avversario.
Come potete bene intuire da soli, questa esigenza si sposa bene con la sicurezza in caso di rottura della lenza madre, perché libera la carpa di un pericoloso appiglio che si potrebbe incastrare con facilità nelle asperità del fondale, nei rami ecc.
La soluzione pratica è rappresentata da un montaggio a perdere che a questo punto presenta un’altra problematica di natura ambientale, il fatto che il piombo è un inquinante molto pericoloso per l’ambiente acquatico e per gli animali che ci vivono, di fatto l’idea di perdere 3-4 chilogrammi di piombo a settimana (equivalente di 12-15 piombi di grossa taglia) è eticamente INACCETTABILE.
Bisogna quindi ricorrere a zavorre naturali e la scelta più indicata sono i ciottoli di fiume, facilmente acquistabili in svariate pezzature a prezzi modici, presso tutte le rivendite di materiale edile.
Il ciottolo è tondo e compatto e nella pezzatura come quello in foto, ha un peso variabile da 350 a 500 grammi, decisamente sufficienti a tenere saldo sul fondo il nostro terminale innescato.
Grazie ad una piccola goccia di resina epossidica per roccia e marmo (che trovate nelle ferramenta) sarà possibile incollare in forma stabile e resistente una girella in ottone (che si consuma nel tempo) oppure un cavalierino fatto in filo di rame o ferro, sul quale creare un asola di nailon di diametro contenuto (diciamo 0,20 mm.) che si spezzerà facilmente durante la partenza della carpa e grazie anche alla nostra ferrata.
Questo Stone Lead, ci permette lanci accompagnati a patto di usare canne adatte per il fiume, che sono in genere attrezzi da 10 piedi nervosi, con potenza di almeno 3lb.
Se utilizziamo il method mix, pratica certamente utile e consigliata in corrente, conviene farsi realizzare delle zavorre apposite , tagliando a fette un tondo di ferro da circa 5-6 centimetri, e forandolo al centro in modo da permettere alla miscela densa e appiccicosa di avere un punto di appiglio stabile. La scelta del ferro è un compromesso legato al fatto che questo metallo si consuma in tempi più veloci del piombo e ossidando non produce sostanze chimicamente pericolose per l’ambiente.
Ovviamente non è una scelta eticamente perfetta, ma per lo meno accettabile dal punto di vista dell’inquinamento. Questa zavorra sarà collegata al resto della lenza con la solita asola di filo in nailon che si possa spezzare durante il combattimento, ma di dimensioni più generose rispetto a sasso (0,25 o 0,30 mm.) in modo di avere la certezza che la rottura avvenga SOLO con il pesce in canna e non recuperando il terminale a vuoto. In questo caso, non serve attaccare la girella (anche se possibile) ma basta passare l’asola nel foro centrale.
Analizzato l’argomento zavorra, veniamo al resto del nostro montaggio specifico per il fiume, partendo dalla lenza madre: dal mio punto di vista la pesca in fiume si fa montando un monofilo in nailon di tipo molto morbido ed elastico, in grado quindi di ammortizzare ferrate e partenze che spesso avvengono sotto i nostri piedi, perdonando quindi ogni reazione troppo spinta delle canne che abbiamo visto essere piuttosto nervose e potenti.
L’elasticità, che è il principale difetto di una lenza per il long range, in questo caso si rivela un vantaggio che fa perdere davvero pochi pesci e che permette di scegliere prodotti molto economici presenti sul mercato ed in genere dedicati alla pesca in mare.
Il colore fluorescente ad alta visibilità aiuta molto nella pesca in fiume perché permette di identificare chiaramente tutte le lenze in acqua e districare al volo i possibili accavallamenti che possono succedere durante il combattimento, il diametro che preferisco è lo 0,40 mm. che utilizzo diretto da mulinello a terminale, prevedendo se serve un raddoppio di lenza (brillatura) nell’ultimo metro a contatto col fondo.
Il mio nailon di prima scelta è una vecchia gloria del passato, sto parlando del Berkley big game che è venduto in un diametro di 0,42 mm. indistruttibile e resistentissimo al nodo.
Il filo dal mulinello arriva diretto su una girella con cuscinetti a sfera, di quelle utilizzate per la traina (e quindi bella pesante in modo da stare giù sul fondo) e si collega all’anello superiore con un nodo Uni ben serrato e deciso. Su questo stesso anello, si collega il terminale che realizzo in fluorocarbon da 20 lb. Con montatura Crazy D rig già descritta in un articolo dedicato sempre sul blog.
(clicca qui per l'articolo su come fare un crazy D rig)
La scelta del fluoro mi permette di avere una buona rigidità che rende, in caso d’incaglio della lenza rotta, il terminale la parte più debole dell’intero montaggio. Inoltre la rigidità mi salva dal lavorio della corrente che tende a ingarbugliare le lenze troppo morbide, favorita magari dall’azione di disturbo dei piccoli pesci. Il terminale è armato di un’esca sostanziosa di elevato peso specifico, come sono tutte le boilie usate per pasturare in corrente.
Il sasso, oppure la zavorra di ferro, andranno agganciate con l’asola “a rompere”, sull’anello inferiore della girella, che grazie alla grande fluidità legata al cuscinetto, impedirà di attorcigliare la lenza madre durante la discesa verso il fondale. Dopo la ferrata, durante il combattimento, la lenza madre e il terminale, saranno un’unica linea di trazione, senza punti deboli particolari.
(clicca qui per un articolo sulla costruzione del sasso a perdere )
(clicca qui per un articolo sul sasso a perdere in-line)
Il terminale andrà sempre lanciato in acqua accompagnato con un piccolo stringer o bombetta, in genere contenente 2-3 boilie intere, che aiuterà la distensione sul fondo ed il veloce affondamento del rig. Per questo motivo, il mio terminale da fiume è lungo una trentina di centimetri circa, in modo da potersi distendere bene.
Chiudo con un piccolo trucco dedicato alla pasturazione in prossimità dell’innesco che in genere metto in atto chiudendo qualche manciata di boilie e una pietra, in un sacchetto di carta di quelli destinati a contenere il pane, chiuso con un pezzo di spago (tutti elementi perfettamente e velocemente biodegradabili). In questo modo il sacchetto arriva velocemente sul fondo per poi sciogliersi, lasciando le esche non troppo sparse e preferibilmente a monte dell’innesco stesso.
Vi lascio in galleria le immagini dei particolari.
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