Con questo primo appuntamento iniziamo un viaggio alla scoperta del meraviglioso mondo del self-made.
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L’arte di realizzare da soli le boilies elaborando fantastiche “alchimie” chiusi nel nostro laboratorio che diventa un luogo mistico, dove liberarsi dei pensieri e ricaricare le batterie.
Per tutti c’è un inizio che si fonda su molteplici ragioni personali o semplicemente sulla frequentazione di chi è già appassionato di questa pratica vecchia come la boilies, scopo di questo scritto è accorpare le domande di base che tutti si dovrebbero porre prima di avventurarsi in questo percorso.
Analizziamo quindi le prime tappe ponendoci i giusti quesiti.
Perché iniziare a fare self-made?
La risposta a questa semplice domanda non è banale e richiede alcuni spunti di riflessione.
Iniziamo con il dire che NON si deve iniziare sperando di creare l’esca definitiva che ci permetta di catturare sempre, comunque e magari i pesci più grossi!
Questi risultati sono appannaggio di un approccio tecnicamente corretto agli ambienti che vanno analizzati e studiati conoscendo bene il comportamento, le abitudini e i bisogni alimentari delle grosse carpe.
Queste sono qualità che concorrono al risultato e ci si arriva con l’esperienza diretta e la voglia di conoscere e osservare, niente a che vedere con l’esca che chiude solo un cerchio disegnato alla perfezione.
Non è un mistero per nessuno che i grandi nomi del carpfishing italico e internazionale non siano tutti self-maker! Molti nomi eccelsi di questa tecnica pescano ed hanno sempre pescato con esche ready made.
E questo ci porta al ragionamento che non sempre una boilie auto-costruita sia meglio di una pronta all’uso!
O per meglio dire, questo passaggio mentale diventa realistico quando si ha una buona esperienza come rullatori seriali perché è corretto dire che a parità di spesa per l’esca, chi produce in casa investe l’intera cifra in materiale e ingredienti, mentre chi realizza per la vendita ci deve far stare dentro il giusto guadagno, le spese di trasporto e il margine per la rivendita (oltre alla parte del socio anonimo che tutte le partite IVA hanno sul groppone!).
Fatta questa doverosa premessa, veniamo ai veri motivi che dovrebbero spingere chi non ha mai fatto da se a provare, almeno una volta, l’esperienza di creare le boilies con le proprie mani.
Tanti di noi sono pescatori con in testa “la pesca” 365 giorni all’anno! Ovviamente non tutti pescano ogni giorno…
Essere un self-maker significa avere accesso a un “giocattolo” che permette di giocare alla pesca anche nei momenti in cui non stiamo in riva ad un lago o corso d’acqua.
E già questa è una motivazione bellissima per chi vive in maniera completa una passione bella come la nostra!
Avere il nostro laboratorio ”segreto”, una sorta di rifugio dove sperimentare e divertirsi sognando e d immaginando scenari bellissimi, oppure dove pasticciare insieme ai figli iniziandoli ad un’attività sana e creando con loro una magica interazione.
Un’altra motivazione è legata alla relativa economicità delle boilies preparate in casa quando il bisogno specifico inizia a diventare impegnativo in termini di chilogrammi prodotti e quindi di spesa necessaria. Non è difficile comprendere come la scelta di auto costruire sia indispensabile per chi usa quintali di palline.
Infine vorrei portare alla vostra attenzione la meravigliosa esperienza di catturare un grosso pesce ricercato con attenzione, insidiato con costanza, motivazione e fatica e allamato su una pallina costruita allo scopo con un preciso ragionamento e progetto!
La classica ciliegina sulla torta della perfezione!
Quando iniziare a fare self-made?
Fare le boilies da soli non deve essere la preoccupazione primaria di chi si avvicina al mondo del carpfishing.
Agli inizi è bene affrontare problematiche tecniche come il corretto utilizzo degli attrezzi, la conoscenza degli ambienti acquatici e dei pesci che vogliamo insidiare.
Ritengo superfluo cercare di diventare biologi dell’esca quando non si ha ancora dimestichezza con il lancio, con i terminali e con il concetto d’individuazione delle grosse carpe.
Direi che le prime stagioni di chi inizia debbano essere impiegate per migliorare come pescatori affidandosi per ciò che riguarda l’esca a granaglie e boilies già pronte.
In questo modo possiamo già iniziare a farci un bagaglio di conoscenza riguardante il gusto dell’esca, verificando come in ambienti differenti vi siano rese differenti di determinate tipologie rispetto ad altre.
In questa fase i sacchettini sono individuabili solo per odore e colore… e tanto basta per vivere in maniera spensierata un momento in cui ci si affida solo ai gusti personali ed ai consigli dei commercianti più affidabili e seri che, fino a prova contraria, oltre che per vendere sono a disposizione per creare dei “clienti soddisfatti”.
Il secondo step che mi permetto di consigliare consiste nell’affidarsi ai “rolling service” che sono strutture specializzate nel realizzare esche conto terzi seguendo più o meno le richieste e direttive del cliente finale.
Questo ci permetterà di focalizzare la nostra attenzione solo sulla parte liquida dell’esca, quella che determina attrazione e gusto, lasciando la scelta del mix (la parte solida) al professionista cui spiegheremo le nostre necessità e le caratteristiche dell’ambiente che vogliamo affrontare.
Sarà un self al 50% e ci permetterà di fare le opportune domande a chi rulla boilies di mestiere, iniziando a percepire i primi “segreti” della composizione della parte solida.
A questo punto siamo arrivati al momento giusto per provare a fare da soli!
Non ci resta che acquistare un libro specifico sul self made e che l’avventura abbia inizio! (scherzo ovviamente…anche se l’opzione è comunque consigliabile)
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Che cosa serve per iniziare?
Come concetto basta la voglia di fare!
Questo perché all’inizio ci confronteremo con quantità esigue che ci serviranno per fare pratica ed elaborare il nostro primo mix di base, perché è dal mix che si comincia (come lascia intendere anche il titolo di questo primo appuntamento).
Ci bastano le semplici attrezzature di una cucina di casa mediamente attrezzata.
Bacinelle per miscelare, frustino manuale o elettrico, piccola pentola destinata alla cottura per bollitura e a vapore con apposito cestino.
Potete apprendere le dinamiche dei vostri primi impasti con facilità consultando in rete siti come
Dove potete trovare interessanti articoli sul blog che spiegano come realizzare le boilies senza attrezzature particolari.
https://www.thebaitguru.it/2021/03/06/boilie-market/
Con l’aumentare delle esigenze produttive vi dovrete dotare di strumenti più tecnologici e funzionali, ma questa è già una fase successiva che ognuno elabora in funzione del bisogno.
Con che basi e quali prodotti s’inizia?
Il principio è basico e funzionale e ci si può affidare tranquillamente a ingredienti alimentari reperibili in modiche quantità nei supermercati e ipermercati.
Non me ne vogliano i tanti amici commercianti che vendono eccellenti ingredienti per il self made specialistico.
Siamo in una fase embrionale del neo appassionato, di conseguenza non c’è necessità di maneggiare grossi quantitativi di farine e ingredienti tecnicamente avanzati. Siamo ancora in una fase esperienziale in cui si rischia di buttare via qualche chilogrammo di farine per gli errori grossolani (in realtà non si butta niente perché anche un mix che non rulla si può cuocere a cubi e usare in pesca) ed è bene non creare un grande danno economico.
Tutte queste nuove leve diventeranno clienti consapevoli e contenti. Negli step successivi di cui avremo modo di discutere, negli altri appuntamenti della serie, emergerà la necessità di utilizzare ingredienti più specifici.
Cominciamo quindi a imbastire un mix “stile bird food” facendo la spesa nel normale supermercato dove ci riforniamo per i prodotti per la casa.
Per la nostra base avremo bisogno di quattro elementi:
1. Biscotti (i più usati per fare pasture e mix sono i savoiardi).
2. Farina di semola di grano duro rimacinata (quella che si usa per fare la pasta).
3. Farina di mais fioretto o fumetto (sono quelle con la granulometria più fine).
4. Latte in polvere (possiamo usare sia latte intero che scremato).
Il primo ingrediente regola volume e gusto del nostro mix e lo possiamo macinare agevolmente con una grattugia oppure rompendolo a mano.
Il secondo ingrediente regola volume e meccanica dell’impasto a crudo, oltre alla coesione a cotto della boilie.
Il terzo è un ingrediente di volume che regala alla pallina compattezza e buon peso specifico (è una delle farine con più alto peso specifico.)
Il quarto apporta fondamentali proteine che ci servono per alzare le caratteristiche nutrizionali e creare la giusta meccanica finale dell’esca.
Mix semplice ma non banale con cui imparare come le farine glucidiche e quelle proteiche interagiscono fra loro.
Come fare il primo mix?
Come dobbiamo combinare fra loro questi quattro elementi?
Vi suggerisco di provare almeno tre combinazioni differenti per rendervi conto cosa cambia nell’impasto in funzione della percentuale di un ingrediente rispetto all’altro.
La prima combinazione io la definisco 4-3-2-1 ed i numeri rappresentano le parti di farine da comporre:
1. 4 parti di biscotto macinato
2. 3 parti di farina di semola rimacinata
3. 2 parti di farina di mais
4. 1 parte di latte in polvere
Le altre combinazioni suggerite sono 3-3-3-1 e 3-3-2-2.
Avete quindi a disposizione tre dosi da un chilogrammo di un mix simile ma al contempo differente.
Per imparare qualcosa dal mix lo dovete impastare solo con le uova, realizzando esche “neutre” come attrazione chimica, ma funzionali allo scopo di capire come impasta e rulla il vostro mix, al fine di scegliere la variante adatta ai vostri scopi (più resistente, più solubile ecc.).
Preparate il vostro kg. di mix in una bacinella ed aggiungete un uovo alla volta fino a raggiungere un impasto malleabile che non appiccica e con cui si riescono a formare delle pallette con il palmo delle mani.
La prima verifica sarà capire quante uova servono per ogni variante e per essere precisi le dovete impastare tutte e tre nella stessa giornata (per avere umidità e temperatura della stanza uguali), potete anche pesare il panetto di impasto alla fine del processo e vedere quale pesa di più (sarà quello che ha assorbito più liquidi).
A questo punto potete fare le palline a mano e cuocerle a vapore per 7-8 minuti (diametro 20) da quando le inserite nella pentola con l’acqua che bolle.
Oppure fare dei panetti rivestiti di pellicola trasparente e cuocerli per immersione nell’acqua che bolle (5-6 minuti per un panetto spesso 1,5 cm.) che vi permetteranno di tagliare dei cubi una volta raffreddati.
Potete vedere il processo in questo video su youtube:
Con le palline potete fare le prime prove immergendo i tre prototipi differenti in 3 bicchieri d’acqua (aspettate almeno 24 ore di asciugatura) per valutare tenuta e capacità di assorbimento.
A questo punto siete pronti per lo step successivo che prevede di realizzare le boilies da pesca…le vostre prime boilies da pesca !!!
La prima boilie.
La prima non si scorda mai!
E la faremo semplice e commestibile in modo da poterla anche assaggiare e impastarla con i bimbi anche piccoli.
Solo ingredienti semplici di super mercato, efficaci per imparare a capire i primi parametri fondamentali.
Per un’esca da pesca (il tema pasturazione pesante è ancora prematuro) che consente di pasturare direttamente durante l’azione perché molto digeribile, servono 3 elementi:
1. Liquid food che dia nutrimento e gusto
2. Attrattivo chimico molto solubile che esca dall’esca stimolandone la ricerca.
3. Uova Q.B.
Il primo liquid food con cui vi consiglio di interagire sono i liquori a base di tuorlo d’uovo, presenti sul mercato in decine di marche e sottomarche più o meno blasonate.
In questo liquore c’è il tuorlo, un concentrato di gusto e nutrienti ricchissimo di amminoacidi e grassi nella forma più digeribile. C’è lo zucchero e ci sono gli aromi naturali. Il tutto disciolto in poco alcol che funge da solvente e migliora la dispersione nell’impasto.
L’attrattivo per eccellenza è l’aceto di frutta, un liquido molto idrosolubile ricco di acido acetico e di esteri aromatici, le molecole che determinano l’odore dei frutti maturi. Queste sostanze fungono da stimolatori naturali per il sensibile olfatto delle carpe.
Infine l’uovo che rappresenta il perfetto amalgama dal punto di vista meccanico per ottenere delle palline stabili in acqua ma permeabili.
Che dosaggi dobbiamo usare?
Con gli esperimenti mix+uovo abbiamo capito quante uova servono per kg. Gli altri ingredienti che vogliamo inserire dovranno rubare spazio alle uova.
Diciamo che in genere un chilogrammo della nostra base lavora fra 400 e 450 ml. di liquidi (attenzione che questo dato è influenzato dalla temperatura della stanza dove impastiamo)e che un uovo conta circa per 40-50 ml.
A questo punto eliminiamo due uova dal computo e liberiamo spazio per 100 ml. di liquido attrattivo, divisi fra 70 ml. di liquore e 30 ml. di aceto (quantità per un chilogrammo di mix).
Anche qui consiglio di fare tre boilies di prova differenti, usando lo stesso mix e stavolta variando la quantità dei liquidi.
1. Primo test 70ml. liquid food + 30 ml. attrattivo
2. Secondo test 80 ml. liquid food e 40 ml. attrattivo
3. Terzo test 100 ml. liquid food e 50 ml. attrattivo
Nelle tre varianti cambierà quindi il rapporto fra uovo e liquidi attrattivi e di conseguenza l’idratazione finale dell’esca.
Una volta cotte, queste palline vi permetteranno di capire nel bicchiere e in pesca cosa cambia in termini di durata e resa semplicemente variando la parte liquida.
Questo sarà il primo input che vi porterà a ragionare sulla componente attrattiva dell’esca che è argomento del prossimo appuntamento.
A presto.
Sergio Tomasella