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è già mal d'Africa...seconda parte

…E’ GIA’ MAL D’AFRICA…

testo e foto di Stefano Forcolin

LA STORIA

Gli uomini rimasero al riparo dell’alto canneto che delimitava la sponda del lago, guardando la schiuma bianca che orlava nervose onde, mosse da quel vento che sembrava esser li per accoglierli quasi fosse una maledizione…

 

Stefano pensò che quelli erano i tratti inequivocabili della pesca invernale, non la sessione in terra Sudafricana che si aspettava di dover affrontare. Con Tiziano, nel pomeriggio, avevano avuto un accorato scambio di opinioni, quando alla lettura il termometro in acqua aveva fatto segnare 7°c…Queste condizioni erano tali da obbligare il gruppo di uomini ad un attento esame del piano d’acqua. Goldmire era originariamente un  fiumiciattolo che scorreva veloce con le sue limpide acque. Nel 1970 fu costruita una piccola diga ed allargato notevolmente il suo alveo mediante escavazione, cosicché il piccolo corso d’acqua potesse diventare uno splendido lago di circa 12 ettari. Questi lavori furono dettati dalla vicinanza di una delle miniere d’oro più profonde del mondo: 5000 mt sotto terra, con annessi ascensori per il personale che vanno e vengono ad una velocità di 150 km/h!! L’acqua che fuoriesce dalle perforazioni ha bisogno di essere raccolta in  casse di espansione, onde evitare spiacevoli inondazioni, questa è la funzione primaria di Goldmire. Questo lago è l’unico di quelli in gestione ad African Gold ad appartenere a Martin Davidson sin dal 1998, da qualche anno infatti, Martin si sta prodigando nel selezionare il pesce presente, per lo più originario del lago, integrandolo con altri esemplari immessi dopo un grave periodo di siccità che ha dato a Davidson la possibilità di poter prelevare altri pesci “importanti” da altri laghi nei quali avrebbero probabilmente trovato la morte. Il lavoro di Martin sta portando a risultati tutt’altro che deludenti, i pesi che taluni esemplari stanno raggiungendo danno ragione sulla bontà della selezione svolta. I record che riguardano le regine e le specchi si attestano entrambi attorno ai 27 kg e si  presume che in un futuro oramai prossimo si possa  superare quota “30”. Gary impartiva al gruppo tutte le nozioni che gli appartenevano. Quello che più aveva impressionato i nostri ragazzi era senz’altro il patrimonio ittico di questo lago dove era certa la presenza di nove pesci oltre i 25 kg, 22 erano invece le carpe con pesi compresi tra i 20 e i 25 kg e a chiudere l’impressionante serie vi erano oltre 70 pesci con un peso compreso tra i 15 e i 20 kg. Gli uomini si guardarono mentre i loro sguardi si fondevano in un unico pensiero: le loro 16 canne armate a dovere in quel lago che si concedeva esclusivamente ai loro occhi  per 13 notti! Anche la mente del più pessimista di loro iniziava a coltivare sogni di gloria! Ancora alcune cose importanti dividevano il gruppo da un livello sufficiente di conoscenza e Gary non perse tempo a completare il suo lavoro…Il lago si poteva dividere ideologicamente in 2 settori dove erano presenti 2 diverse profondità. La guida indirizzò i ragazzi a radunarsi nella parte più profonda, (2.5/3.5 mt) in quanto le basse temperature obbligavano a pensare che il pesce stazionasse in prevalenza in questa porzione d’acqua. Era ricorrente inoltre il problema derivato da grossi granchi pronti a distruggere tutto quello che gli si parava davanti. Gary fu chiaro e consigliò i materiali che nella sua esperienza si erano rivelati idonei (tubetti anti tangle in pvc e finali costruiti con the Rope Pelzer e Quick Silver Kryston) . L’approccio avrebbe incontrato pesci dall’attività rallentata  dalle basse temperature dell’acqua che l’inverno che oramai stava per finire, aveva fino a quel momento prodotto. Era compito del gruppo cercare di non allarmare i pesci cercando di stimolarli con esche stuzzicanti e tecniche che potessero risultare in qualche modo innovative, tutto doveva essere puntato allo scopo di fare cadere in tentazione almeno una di quelle grosse regine che fino a quel momento si erano fatte accarezzare solo nelle  foto appese ai muri. Gary Hoden, con spiegazioni lente e meticolose ordinò ai suoi collaboratori Sam e Jackson dove dovevano essere dislocate le attrezzature ed in men che non si dica, i due giovani sudafricani a mezzogiorno avevano già completamente allestito i 2 campi . A noi era rimasto il solo pensiero della pesca e delle sue componenti e considerati tempo e luogo non nego che all’interno della compagnia si iniziava a respirare una certa ansia da prestazione, mascherata bene da semplice voglia di rompere il ghiaccio…Le nostre postazioni erano disposte frontalmente, distanti circa 300mt, la piccola diga creava un rumore di fondo simile ad un gioco d’acqua, che proveniva dalla nostra destra. Con Fabio ci eravamo divisi i compiti, ed il silenzio che si era impadronito di noi durante il lavoro, non aiutava di certo a fermare i pensieri che correvano nelle nostre menti. All’improvviso una grossa e colorata coccinella si posò sulla sedia che stavo usando come tavolo di lavoro per i terminali: accolsi questo fatto come un evento beneaugurate…L’ampia porzione d’acqua ci teneva distanti da Tiziano e Alessandro che avevano scelto di sistemarsi su di un “atollo” dove spadroneggiava al centro un grande salice che con le sue lunghe fronde, ancora senza foglie , accarezzava il tetto delle loro tende, in una posa che sembrava sciogliersi, quasi a voler proteggere i nostri amici. Fu così che la prima notte portò al loro guadino una specchi ed una regina rispettivamente di 14.5kg e 12.5 kg le quali aprivano gloriosamente i giochi, ma soprattutto mettevano Tiziano e Alessandro, con i loro stati d’animo, nella condizione di poter agire al massimo delle loro possibilità. La stessa notte fu altrettanto deludente per Fabio e Stefano che furono destati nel sonno da un paio di allarmi che alle conseguenti ferrate si rivelarono  delle fragorose “padelle”: la maniera peggiore per iniziare una battuta di pesca; non poteva che migliorare! Il giorno seguente il fastidioso vento si era finalmente placato ed un sole purificato dall’altitudine, nonché da un cielo privo di ogni impurità,  ci fece riporre le nostre tute termiche e nel giro di qualche ora eravamo tutti con addosso infradito e costume da bagno, unti di crema a protezione solare…Dal folto dei canneti si sentivano provenire canti di uccelli mai sentiti prima, Gary ci fece capire che se quel clima fosse durato per il proseguo dei nostri giorni, avremmo potuto ben sperare. Eravamo un po’ delusi dal non dover confrontarci con scorpioni, vedove nere ed i pericolosi serpenti che le nostre fantasie avevano materializzato nelle nostre paure, eravamo altrettanto felici di risparmiare i quintali di repellenti anti zanzare che avevamo con noi, consapevoli che ci sarebbero certamente tornati utili in altre occasioni. Una grossa palla di fuoco colorava l’aria e tutto attorno prendeva il colore della terra che ad ogni passo polvere alzava, quel passo fatto pesante, come i panni che di nuovo eravamo stati costretti ad indossare. Gary cucinava delle costate d’agnello sulle stesse braci che scaldavano le nostre mani, mentre il crepitio del legno secco che ardeva nel grande falò, salutava l’arrivo della compagnia di danzatori Zulù appositamente invitati da Martin a darci il benvenuto. Il ritmo dei tamburi, il suono di quelle urla domate, da eco soffocate, la terra rossa che si alzava in una giostra di movenze propiziatorie, rimbalzarono da sottofondo in quella notte fino a proiettarci contro la stessa palla di fuoco che lanciava i propri raggi a bucare il fumo azzurro che l’alba del mattino aveva messo ad accarezzare la superficie del lago. I nostri piedi si attaccavano al ghiaccio che ricopriva il pontile mentre Fabio recuperava una carpa segnalata dalla prima vera partenza della loro sessione. Stefano infilò il materassino sotto i piedi gelati dell’amico, che lo ringraziò, poi guadinò una specchi di quasi 18 kg, un abbraccio tra la coppia, suggellò questo particolare momento! Da questo istante tutto diventò, anche per loro, molto più facile. Le ricerche e la fiducia acquisita portavano le ottime esche (Bioplex Richworth, mix Big nutty) proprio davanti ai pesci che, ad intervalli cadenzati, facevano scattare dalle sedie da campo i nostri amici, i quali rispondevano a turno con l’entusiasmo di bambini, al primordiale richiamo del carpista… (BIP) In un carosello di catture alle quali le loro acque non li avevano certo abituati. Il tempo continuava a dare ascolto alle preghiere di Gary e le prime piccole foglioline verdi iniziavano e colorare come tenui pennellate, le fronde dei grandi alberi che erano sempre più, complici nel nascondere autori di canti a dir poco armoniosi. Il risveglio stava per arrivare e faceva preludio a giornate durante le quali gli uomini dimenticavano il mondo che pur fuori continuava in bianco e nero; ville con piscina e costruire mura per tener fuori qualcuno e baracche in lamiera per gli “squatters” (baraccati). I nostri tramonti arrivavano inesorabili ad uno ad uno, come giganteschi ed inarrestabili granelli di sabbia,  scendono da una clessidra a scandire e consumare il tempo, unico vero e grande nemico di questa avventura…Il sole spariva, dopo aver girato tutto il giorno al contrario, come al contrario girava l’acqua mentre scendeva nel lavandino e tutto lasciava spazio alla grande luna piena che da queste parti è il top per la pesca.(emisfero australe) Alle 18.00 era già buio e dopo la cena attendevamo uno dei più bei momenti della giornata che consisteva nel guardare un fuoco acceso seduti in compagnia delle chiacchiere enunciate nei toni sommessi del carpista che non vuole per nessun motivo alterare la quiete del luogo. Ognuno di noi si è accorto di riscoprire la magia che da sempre il fuoco esercita sull’uomo, ognuno di noi si è ritrovato solo con se stesso attirato da quello che dietro, il fuoco nasconde…Di giorno le attrezzature digitali venivano sottoposte a grande lavoro, lo stesso duro lavoro al quale era costretto il buon Sam nei 5 km a piedi che ogni volta era costretto sobbarcarsi per andare a caricare le nostre batterie,  quello che stupiva era la normalità con la quale affrontava la “passeggiata”. A qualcuno la dea bendata diede un bacio e la panciuta over twenty scivolò su 3 materassini sovrapposti e bagnati a rifiuto da  copiose secchiate d’acqua. Gary informò il fortunato pescatore del rito al quale ora non poteva sottrarsi: il tuffo dal pontile centrale. Mentre la telecamerina digitale lo riprendeva, Stefano pensò che avrebbe ripetuto quel tuffo all’infinito…Tiziano la sera seguente volle emulare quel momento, lo fece vestito, mentre correva incontro ad una delle sue partenze, facendo temere il peggio per una complicata distorsione alla caviglia, dietro correvano tutti in suo soccorso, mentre Alessandro concludeva l’epilogo piscatorio issando sul pontile una regina di 17kg. I nostri ragazzi si erano perfettamente adattati all’occorrenza, erano riusciti a guadinare carpe dalle canoe, anche di notte. Dietro a loro come un angelo custode si intravedeva nell’ombra della sua riservatezza, la guida Gary Hoden, che qualcuno aveva immaginato armato e pronto a sparare al leone che aspettava il carpista ignaro, fuori della tenda! Certo, di animali, anche feroci, ne abbiamo visti, nel loro habitat, nelle loro riserve, dove la magia del luogo riesce a far respirare una strana sensazione e ci si rende conto che la natura potrebbe regnare ancora come unica e potente sovrana…Nella stessa giornata approfittammo, essendo di strada, per visitare il lago Snagmere, un’altra perla d’acqua in mano ad AfricanGold, uno specchio  incastonato in una valle che crea un colpo d’occhio che fa rimanere senza fiato! Ho in mano una cartolina, l’ultima foto mostra uno scenario diverso da quello dall’arrivo, completamente cambiato nei colori e nelle forme, stormi d’uccelli volano in tutte le direzioni, un uccellino ostinato continua a voler posarsi sul filo dell’ennesima lenza tesa di Alessandro. Una famiglia d’anatre variopinte, attraversa il lago accompagnata dal continuo botta e risposta tra maschio e femmina ed io che per la prima volta non sento la  nostalgia che puntualmente mi pervade quando mi allontano da casa per un po’ di tempo. Guardo ancora una volta quella superficie così calma: quella calma che è anche dentro me! A stento penso alle 44 carpe oltre i 12 kg e le 14  che pesavano dai 15 ai 21 kg ma sento che non è certamente questo il motivo del mio benessere. Mi guardo intorno per l’ennesima, ultima volta, ma so già che non sarà così… Un contrasto di sentimenti crea la convulsione che blocca i miei ultimi passi verso il furgone già acceso di Gary, la mia mente accende un solo quesito: forse…É già mal d’Africa…

 

 

…Seduti ad un qualsiasi tavolino di un bar, di un aeroporto qualsiasi, tra tazzine sporche e  posacenere pieni di chiacchiere e fumo, ognuno di loro forse pensa, che qualcosa rimane…     

 

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