NEL POSTO GIUSTO, AL MOMENTO SBAGLIATO.
di Stefano Forcolin
Non vi è nulla di più rischioso di una sessione di pesca in primavera…
Sta arrivando la Primavera.
Questo lungo e freddo Inverno sembrava non finire mai, con le sue giornate corte troppe volte scure e senza un vero confine che le dividesse dal buio della sera.
Abbiamo dovuto staccarci a malincuore dai nostri attrezzi come un contadino ripone la falce e dalla finestra sta a guardare la neve ed il gelo che tutto copre ed avvolge.
Questo periodo nel quale alcuni si saranno dedicati alla produzione di esche, oppure dei terminali è comunque proficuo in quanto ognuno di noi riesce a recuperare forze, stimoli ed idee per nuove avventure. É anche un periodo nel quale la lontananza dai luoghi di libertà a noi tanto cari, crea un’aspettativa ed una voglia di ricominciare fuori dal comune. In questa fase riconosco in me quello che sono stato in origine, ossia un cacciatore/pescatore, una creatura fatta per stare all’aria aperta e sotto il sole, un animale nato per vivere “fuori”.
É per questo che quando le giornate iniziano ad allungarsi e l’aria si fa meno cruda, siamo tutti pronti sull’uscio di casa con le macchine cariche e nel cuore la sana ansia che precede ogni inizio di stagione. L’avvio di ogni annata di pesca rappresenta uno dei momenti più difficili da interpretare e spesso i nostri sforzi e le nostre aspettative non corrispondono ai risultati.
La frenesia che ci porta lungo le sponde in questo periodo non è mai una saggia consigliera, Infatti le nostre percezioni “esterne” fatte di giornate che si allungano e temperature sempre più gradevoli, in molti casi poco hanno a che fare con l’elemento liquido nel quale i pesci vivono. Molto dipende dalla tipologia dell’ambiente che siamo propensi ad affrontare, sia esso lago o cava, dove la conformazione del fondale possa essere in media più o meno profonda, oppure fiume o canale dove sono fondamentali la morfologia, la corrente o la natura degli immissari e/o sorgenti dalle quali tutti possono venire influenzati.
Inverni freddi
Molto dipende anche e soprattutto, da che tipo di Inverno ci stiamo lasciando alle spalle; infatti se le temperature rigide (abbondantemente sotto lo zero) si sono protratte per molti giorni (almeno per più di due settimane) fino ad arrivare in molti casi a far ghiacciare la superficie di laghi e cave, ma anche creando lastre di ghiaccio mobili in alcuni canali di bonifica, e facendo scendere sotto i livelli minimi le temperature di tutte le acque correnti, possiamo affermare di uscire da un Inverno freddo. Questo ultimo fattore è molto importante e spesso non tenuto nella dovuta considerazione. Le rigide temperature influiscono più di quanto non si creda sulla flora e sulla fauna durante l’Inverno. Nel caso in questione, l’acqua scenderà al di sotto dei 4°C portando la distruzione di tutte le alghe che abitano i fondali fino ad almeno i quattro metri di profondità, e che erano riuscite fino a quel momento a sopravvivere. Spesso intere famiglie di invertebrati non resistono a lungo alle temperature così basse e vengono inibite al punto tale da dover trovar riparo in strati d’acqua più profondi, sotto pietre e fango, per poter far fronte a questo periodo. Possiamo affermare che gli Inverni più freddi risparmiano poco dell’ambiente liquido ed anche le carpe che abbiamo imparato essere più o meno attive durante i periodi freddi, si difendono scendendo di qualche metro e coprendosi in fondali limacciosi con fango e limo che fungerà da isolante termico, standosene ferme in una sorta di immobilità simile ad una forma di leggero letargo, pronte comunque ad approfittare di ogni qualsiasi mutazione ambientale favorevole, che possa produrre possibilità di nutrizione . Molto produttiva sarebbe, in questo senso, la loro localizzazione e cibatura giornaliera a base di poche ma buone esche, per ottenere discreti risultati invernali, ma questo è un altro tipo di discorso. Dicevamo che un Inverno gelido fa da traino ad una Primavera che, in acqua, tarderà ad arrivare. Dovremo avere la pazienza di capire quando le carpe saranno propense a ritornare ad una certa continuità motoria, mobilità certamente inibita dal periodo appena passato, nel quale il metabolismo ha dovuto rallentare ai minimi stagionali.
Quale temperatura?
Esprimere una formula che tenga conto della temperatura dell’elemento liquido, con la quale poter dare inizio alle danze, sarebbe fuorviante e porterebbe ad una prevedibilità che nella pesca non c’è, e non ci sarà mai, è quindi pressoché impossibile fare pronostici precisi, essendo questo un dato variabile da un ambiente all’altro e dove esiste una casistica pressoché infinita. Esiste però una unità di pensiero che suggerisce una temperatura di soglia oltre la quale il metabolismo delle carpe inizia a funzionare correttamente e dove tutte le funzioni raggiungono un livello accettabile. E’ unanime l’idea che una temperatura di 12°C possa essere una soglia oltre la quale possano essere estesi gli sforzi di inizio stagione. Questo fattore non indica però che il pesce è entrato in attività, saranno giornate interlocutorie, fatte di una pesca che potrà spesso anche rivelarsi inconcludente.
Il posto giusto
In laghi o grandi cave, oppure anche in acque correnti dalla complessa morfologia, dove la localizzazione è per certi aspetti più facile, le poste che in questo periodo vengono più gettonate sono le zone che per prime tenderanno a scaldarsi e nel contempo a maturare la giusta vegetazione necessaria e prevista la dove le carpe andranno a liberare le loro evoluzioni atte alla prosecuzione della specie. Queste sono descrivibili come zone a margine, possono trovarsi nei laghi nella loro parte alta (a monte), nei rami morti di qualche vecchio fiume, nella parte finale (di uscita mezzi) nelle vecchie cave d’estrazione di materiali inerti. Queste zone sono accomunate da una conformazione simile, che prevede dei fondi che vanno da 50 cm a 3/4mt di profondità, meglio se lambiti da lunghi e profondi canneti. Come è facile intuire questi settori sono i primi ad usufruire del riscaldamento per irradiazione da parte del sole. Il pesce di sicuro si sposterà in queste zone, ma questo non è mai un fenomeno di massa ed al quale dare riferimenti precisi e tali da prevederne l’inizio o il periodo di picco di attività. Capita spesso di pescare in queste zone, avere l’acqua con temperature sufficienti, ma di non avere risultati tangibili. In questo caso l’unico momento propizio è rappresentato dalle ore notturne nelle quali è possibile realizzare qualche apprezzabile cattura proprio all’interno del canneto, anche in soli 50cm di profondità. Questo si verifica in quanto lo scambio termico in acqua, di notte, è al massimo tanto più che il canneto funge da termosifone, quindi detto settore rappresenta uno dei pochi vitali in questo particolare momento di inizio stagione.
Il momento sbagliato
La risposta è che siamo al posto giusto ma nel momento sbagliato, ossia, stiamo facendo i conti con una Primavera ancora troppo cruda, rappresentata da giornate tiepide, ma da notti ancora fredde. É sufficiente pazientare ancora una o due settimane (di tempo stabile) per poter praticare l’azione nello stesso punto, potendo però contare su decine di esemplari che nel frattempo hanno raggiunto la zona temperata. Con un Inverno rigido, per contro, avremo il pesce che mediamente avrà perso almeno il 20% del proprio peso corporeo, una carpa da 20 chili, potrà tranquillamente essere scesa a 16kg, ma sarà talmente attratto e famelico alla presenza dei nostri richiami da colmare questo deficit in breve tempo, ed esser così pronto all’imminente atto riproduttivo. Tutto questo interesse nei nostri confronti è sempre riconducibile alle rigide temperature che hanno influito negativamente sulla presenza di nutrimento naturale, infatti ad inizio stagione le carpe potranno contare, per assurdo, solo sulle nostre pasturazioni. Questi periodi che seguono Inverni molto freddi sono momenti critici per tutto il sistema, tali da avvicinare una ipotetica rottura della catena alimentare, ma sono anche un momento positivo per la moria della flora esistente e la conseguente fioritura di piante che germoglieranno nella Primavera inoltrata, rinnovando il fondale di vita e benessere.
Quando l’inverno è mite
Diversamente da quanto evinto sin qui, abbiamo recentemente assistito ad Inverni miti nei quali la pesca è stata parecchio facilitata dalle temperature a dir poco clementi. Questi fattori hanno contribuito a confezionare una pesca abbastanza redditizia, fatta di catture discrete e continuative che hanno introdotto una Primavera senza grossi clamori, senza momenti particolarmente eclatanti, tali da farci capire il cambio di marcia da parte del pesce. Non cattureremo carpe troppo dimagrite in quanto avranno potuto alimentarsi con una certa frequenza, e di certo pure mai troppo affamate come nel caso della ripresa dopo un Inverno freddo. Sono anche queste situazioni nelle quali comprendere quando sarà opportuno affondare il nostro attacco risulta problematico e, tutto sommato, più complicato di sempre. Probabilmente vivremo una transizione interlocutoria di pesca complicata fatta di risultati scostanti ed altalenanti, fondamentalmente avari, che si protrarranno sino alla Primavera inoltrata ed alla frega, momento nel quale potremmo finalmente sperare di fare qualche “colpo grosso”.
Pasturazione
La fase di pasturazione ad inizio Primavera rappresenta la vera chiave di volta che spesso segna il confine tra il successo ed il fallimento. Il momento particolare, le temperature esterne in aumento, la voglia d’iniziare, fanno si che noi tutti siamo inconsapevolmente portati a farci prendere la mano esagerando con le dosi. Una linea corretta che non si faccia condizionare dalla nostra emotività è tracciata in modo da seguire una pasturazione leggera e costante che andrà modulata solo ed esclusivamente in base ai risultati piscatori. Ad inizio stagione, con temperature ancora incerte, eviterei ogni tipo di granaglia preferendo ogni buon pellettato, indubbiamente di ottima fattura, misto a boilies non troppo dure e di diametro massimo di 20mm. Una eccessiva e prematura presenza d’esca in acqua può compromettere un promettente inizio di stagione, in quanto oltre ad esser superflua e spesso sfamante, tende irrimediabilmente ad allarmare il pesce, anziché attirarlo.
Finalino
Anche se l’esperienza di questi anni mi ha insegnato come e dove essere al posto giusto, ho imparato a mie spese che vi è una sola regola da rispettare per ovviare all’errore che riguarda il momento, a volte sbagliato, ed è quella di continuare a sbagliare, se serve, perseverando ad andare a pesca. Questo contro tutto e a volte, contro tutti… Contro ogni possibile previsione, parola o regola. Soli, contro noi stessi.
Questa è la sfida, unica, che la pesca ci offre!
Bisogna solo imparare a saper stare al proprio posto…
Descrizione foto n°1:
Ad inizio Primavera, i canneti ancora rinsecchiti, con poca acqua, offrono nelle ore notturne, un ottimo riparo alle carpe; è qui che tenteremo d’insidiarle!
Descrizione foto n°2:
Pellets d’ottima qualità e boilies non troppo dure e di diametro contenuto, sono in questa stagione quanto di meglio possiamo offrire. Non bisogna esagerare, però! Le dosi andranno basate sui risultati di pesca.