BOILIES
di Stefano Forcolin
Una buona esca fatta da sé, per dare il meglio, ha bisogno di essere ben conosciuta dal pesce. Un chilo di boilies, da solo, non sempre può sortire l’effetto sperato! Solo quantitativi adatti alla situazione potranno fare breccia sulle abitudini alimentari delle carpe. A volte questo può voler dire “tante boilies”. Vediamo come si possono preparare grandi quantitativi con il minimo sforzo…
Sarà capitato anche a voi di accorgervi di quanto sia buona un’esca fatta in casa. Qualche mese addietro avevamo già svolto una relazione circa la qualità e l’indubbia efficacia delle ready made, ma quando i siti, le tempistiche e le strategie (lunghe pasturazioni e forte pressione in primis) lo richiedono, la soluzione migliore è quella di affidarsi ad un buon progetto self made. Questa non sarà l’occasione per valutare i perché dell’efficacia del self made, argomento tra l’altro già ben trattato in altre pagine scritte dai miei colleghi. Le motivazioni principali che mi spingono alla stesura di questo scritto sono fondamentalmente due, la prima è basata sui molti appassionati che hanno ancora poca dimestichezza con mix aromi e quant’ altro, “creare” una boilies , per un neofita, è ancora un’impresa impossibile. Per ovviare a questa difficile situazione di “empasse” è conveniente per loro affidarsi a mix già pronti e ad additivi per i quali la qualità sia già stata comprovata. Il secondo motivo che tiene lontano anche chi ha già una discreta esperienza è il poco tempo a disposizione. Molti, infatti, credono che fare da sé le boilies, comporti una perdita di tempo più grande di quella che invece si riesce ad ottenere grazie ad una scelta oculata dell’attrezzatura e a metodologie costruttive mirate. E’ utile anche ricordare che tale scelta porta con sé il vantaggio dell’economicità, va da sé che da questa situazione ne trarranno beneficio i quantitativi realizzabili e questo potrà portare ad un incremento, in molte situazioni, della redditività della nostra pesca. L’acquisto di quantitativi importanti di ingredienti per la realizzazione,(anche associandosi tra colleghi pescatori) potrà inoltre portare il vantaggio di poter spuntare un prezzo più basso al negoziante. Così facendo perseguiremo la strada della certezza circa la qualità del risultato, di certo ne guadagneranno anche versatilità, esclusività, personalizzazione, nonché adattabilità e freschezza della nostra esca e in ultima analisi ,probabilmente la più importante, la soddisfazione (impagabile) di aver realizzato il lavoro in proprio.
Ma giungiamo al dunque, e cioè a quali sono i passi da seguire per raggiungere un fai da te organizzato, efficiente , semi-industriale e produttivo.
LIQUIDI PRONTI
Il primo aspetto da considerare prevede un lavoro dietro le quinte, e consiste nel dosare e miscelare tutti gli ingredienti liquidi che serviranno alla nostra ricetta. Si tratta di introdurre il tutto, accuratamente dosato, in un flacone di buone dimensioni che al momento del bisogno “agiteremo” vigorosamente per estrarne solo la dose che ci interessa in quel momento. In questo modo oltre a velocizzare il processo produttivo, avremo ottenuto la massima omogeneità tra i vari liquidi che si distribuiranno uniformemente alle uova.
UOVA IN CARTONE
Vi sono in commercio delle confezioni simili a quelle adoperate per il latte le quali contengono uova intere fresche, pastorizzate e omogeneizzate, esenti in parte da carica batterica. Il brick contiene 14 uova medie pari a un litro di prodotto già perfettamente sgusciato, con tuorlo e albume già ben amalgamati. E’ quasi superfluo far notare a quanto quest’aspetto (rompere le uova) porti a un risparmio di tempo, oltre a quello che risparmieremo, per non essere costretti a dover buttare i gusci.
OCCHIO ALLA SCHIUMA
Unendo gli additivi liquidi alle uova dovremo trovare un modo rapido ed efficace per miscelare il tutto. Un agitatore meccanico (frusta o minipimer) è indicato solo se poi lasceremo riposare il tutto per il tempo necessario a far si che la schiuma che l’uso di questi attrezzi inevitabilmente comporta se ne sia andata, in questa situazione ci si può aiutare con un mestolo con il quale far “scoppiare” le bollicine. La presenza di schiuma nella parte liquida durante la fase dell’impasto comporta l’inserimento di micro bollicine d’aria all’interno del composto, tale fattore può, a volte, portare alla galleggiabilità (parziale o totale) dell’esca finita. La presenza d’aria è inoltre deleteria e inficia direttamente sulle doti di resistenza meccanica in immersione trasformando la boilie in una specie di spugna che assorbendo l’acqua si gonfia e si ammorbidisce, risultando in breve, cibo appetibile per i piccoli amici che abitano il fondale.
CON LE MANI
Sempre per agevolare i tempi di esecuzione è consigliabile eseguire l’operazione d’impasto manualmente. Aggiungeremo gradatamente la parte liquida al mix rimestando con le mani o con un mestolo fino a quando questo sarà possibile, poi ne toglieremo una parte per volta, che sarà ragionevolmente lavorabile e passeremo definitivamente “alle mani”, aggiungendo ancora un po’ di parte secca manipolando energicamente, agevolando l’assorbimento delle farine, fino a giungere alla consistenza desiderata che arriva sempre quando l’impasto non si appiccica più alle mani.
BATTITURA
E’ molto utile nella fase di manipolazione “battere” contro la superficie d’appoggio la “palla” di pasta, questo serve a far espellere eventuale aria trattenuta dal composto, oltre a compattarlo e a rendere il lavoro finale (boilie) più resistente. Quanto detto è riferito a una quantità di cinquanta uova (volendo anche di più, il limite è dato dalla dimensione del recipiente) per questo motivo i vari macchinari (a uno domestico) da impasto perdono il confronto sulla resa, in quanto producono quantitativi inferiori in quanto si è costretti a frammentare le varie operazioni di amalgama.
ARIA COMPRESSA
Siamo giunti alla fase di estrusione. Dopo aver trasformato la “palla” in un “salame”, introdurremo quest’ultimo in una pistola a estrusore di grandi dimensioni, il mercato di oggi offre modelli capaci di estrudere fino a tre chili d’impasto alla volta. E’ importante a tal proposito ricordare che quest’utensile abbisogna, per il suo funzionamento, dell’uso di un compressore per l’aria, questo potrà essere anche di potenza e capacità modeste. Conseguentemente produrremo delle “salsicce” che saranno poi dimensionate con un coltello, della misura della tavola di rullaggio , anche questa di grandi dimensioni. È benefico rollare una salsiccia alla volta, questo consente di avere una rollata scorrevole ampia e generosa, che compatti ulteriormente la sfera. Così facendo avremo la possibilità di dare l’ultimo colpo di veloce rollata in avanti, lanciando le biglie in una grande vasca di raccolta, evitando di spostarle con le mani, risparmiando una notevole dose di tempo. Quanto specificato, è, in effetti, più difficile a dirsi che a farsi…
VAPORE BENEFICO
La cottura a vapore è considerata unanimamente il più sano ed appropriato sistema di cottura. In questo modo la boilie cuoce grazie al calore umido dell’acqua in ebollizione, evitando il contatto diretto con la stessa, riducendone così al massimo l’effetto solubizzante. L’esca cuoce a temperature inferiori a 100°C e ciò consente di mantenere pressoché inalterati sapori e aromi (addirittura il colore rimane brillante) consentendo perdite bassissime di vitamine e minerali. I tempi di cottura sono compresi tra i 8 minuti per mix tipo 50/50 o birdfood e 10 minuti per mix più complessi (pesce , fegato..), tempi riferiti ad esche di 20 mm di diametro. Con queste tempistiche l’esca riesce a cuocere sino al cuore. In questo frangente trovo sensato ricordare che una bollitura tradizionale in acqua, di 2 minuti con un’ esca di 20 mm, in molti casi (dipendenti dal tipo di impasto, ma anche da altri fattori) non riesce ad arrivare a cuocere il centro dell’esca, lasciandone il cuore molle e ancora crudo. Tornando al nostro processo, la boilie si gonfierà, per poi tornare, una volta raffreddata, alle dimensioni originali. Una cottura totale produce una boilie meccanicamente più resistente oltre che molto più tenace all’aggressione delle muffe e quindi una boilie cotta a vapore si conserva meglio. A ulteriore supporto di quanto detto vi è il peso dell’esca finita: una boilie cotta a vapore pesa meno di un’esca bollita in acqua perché quest’ultima assorbe parte dell’acqua di bollitura che poi faticherà ad espellere, rimanendo in questo lasso di tempo, facile preda del deterioramento per cause batteriologiche, non avendo subito come nel caso della cottura a vapore, un appropriato abbattimento della carica batterica. Qualcuno mi darà del pazzo: “ma come! Abbiamo sempre creduto che la cottura a vapore, fosse uno dei sistemi di cottura più prolissi ! Poi vedendo le foto, capirà che con un po’ d’ingegno e un briciolo d’inventiva sarà facile poter cuocere sino a 5 kg per volta di esche! I miei amici Sandro Minotto e Sergio Tomasella sono stati i primi appassionati che io abbia conosciuto ad adottare le tecniche appena descritte e per loro non è un’impresa produrre 30 kg di esca in un sol giorno di lavorazione, per me sono stati delle muse ispiratrici e per questo li ringrazio!