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L'onor del vero

L’ONOR DEL VERO

Testo e foto di Stefano Forcolin

Da una ricerca di Fabio Boscolo

 

Immerso fino al collo nella mia grande passione per la pesca, il carpfishing, ma anche un po’ autore di articoli che descrivono la nostra tecnica, ho dovuto giocoforza affinare il mio stato di sensibilità. Tale fatto accade normalmente in tutti gli esseri umani dotati di un minimo di doti intellettive (non che io ne abbia molte, per carità!), in quanto si arriva al punto che se si vuole progredire lo si può fare solo attingendo il nettare del sapere da svariate fonti altrui. Molte volte fossilizzarsi con noi stessi pretendendo dalle nostre menti ciò che non è possibile, si rischia di cadere nel più puro degli egoismi, oltre che nella banalità e questa strada porta inevitabilmente all’errore. Questo va a scapito del conoscere comune e fa perdere di importanza al ruolo delle riviste in quanto veicolo primario di un’informazione capillare che basa i suoi fondamenti sul sapere di tutti. Personalmente, dopo un periodo iniziale costellato da inevitabili errori, ho rafforzato molto le mie convinzioni e credo che per seguire questa linea sia per me la scelta migliore. Sicuramente rimane fondamentale superare le proprie frontiere in maniera autonoma, questo è sempre il miglior cantiere sul quale si possa in futuro! Costruire su solide fondamenta, ciò, va ricordato, non può mai avvenire in tempi brevi. Per domani mi sono promesso di essere ancora più sensibile verso ciò che mi circonda, cercando di portare alla luce intuizioni, ricerche, studi e scoperte di persone a me vicine e non. Con la mia entrata nel team Richworth & Big Fish, cosa che ho perseguito e voluto fortemente, speravo in cuor mio di riuscire ad allargare le mie conoscenze soprattutto in materia di esche, ma non solo…

I notevoli stimoli derivati da questa importante svolta nella mia vita di carpista si sono subito fatti sentire. Il solo fatto di poter confrontarmi con i membri del team è una cosa senza prezzo: una selezione tra i migliori angler italiani, i quali meriterebbero di essere nominati tutti…

Coordinatore del gruppo e boss dell’azienda è Fabio Boscolo, un ragazzo dalle mille risorse, con una fondamentale passione per la pesca, dotato di spiccate doti manageriali che fanno sì che riesca a gestire il proprio lavoro sempre ai massimi livelli e con successo. Mettere gli occhi sulle ricerche che Fabio ha condotto coadiuvato da esperti del nome di Sandro Minotto e Sergio Tomasella non è stata impresa facile, anche perché gli studi sarebbero serviti a supportare dal lato scientifico le scelte commerciali di quella che poi sarebbe divenuta la splendida realtà nel segmento del self-made che è oggi Big Fish. Da questo patrimonio personalmente attingo il 90% delle cose che so. A questo punto mi sono chiesto se potesse essere cosa gradita per gli amici lettori portarle sulle pagine di Pescare Carpfishing e quindi nelle prossime righe leggeremo i vari passaggi delle ricerche che Boscolo ha estratto da fonti assolutamente attendibili e che di seguito menzioneremo con qualche mio personale commento al quale, come al solito, non ho saputo rinunciare.

Il Carpfishing è basato sulla profonda conoscenza di tutti i vari aspetti che lo compongono. Conoscere il proprio avversario è il miglior passo per poterlo sfidare sicuri, iniziamo proprio da questi aspetti di biologia.

 

APPUNTI SULLA RESPIRAZIONE

 

Molti di noi (me compreso) ignorano o non conoscono completamente il sistema respiratorio di un pesce. La carpa trae ossigeno dall’acqua che fa passare dalla bocca attraverso le branchie. Per inspirare il pesce prende acqua dalla bocca con le branchie chiuse e successivamente chiude la bocca ed espelle l’acqua dalle branchie. Per assicurare che in fase di espirazione l’acqua non fuoriesca dalla bocca, quest’ultima è dotata di una sottile membrana che funge da guarnizione a tenuta stagna. Purtroppo tale membrana con le nostre allamature è sottoposta a forte stress e può succedere che venga danneggiata in modo irreparabile con gravi conseguenze e forti scompensi di respirazione da parte del malcapitato pesce, lo stesso discorso vale anche per le branchie dotate anch’esse di una membrana ermetica. Altro appunto importante riguarda la qualità nella ritenzione della cattura. Capita spesso infatti che il pesce posizionato in maniera inopportuna all’interno dell’apposito sacco, non trovi una posizione che gli consente la massima libertà di respirazione, soprattutto nella zona branchiale. Attenzione quindi ai sacchi troppo piccoli, posizionati in zone d’acqua scarsamente ossigenate. Con tutta probabilità il problema sussiste solo in minima parte con esemplari nuovi alla cattura, mentre in carpe già avvezze a tale pratica il problema è molto più sentito, probabilmente per i motivi appena disquisiti ( membrane ). Nelle branchie sono custoditi dei sottilissimi vasi sanguigni che permettono all’ossigeno di passare alla circolazione. Attenzione quindi a quando si manipola un pesce di non infilare le dita all’interno delle branchie! Può sembrare ovvio ricordare che ai fini della cattura il fattore ossigeno è un particolare di alto rilievo, sarà opportuno, in ogni luogo, conoscere le porzioni d’acqua dove questo elemento sia presente nella quantità tale da consentire  una buona presenza del nostro beneamato ciprinide.

 

CARPA: GALLINA, DELFINO O SERPENTE?

 

Come qualsiasi animale, la carpa vive per riprodursi. Tutto quello che fa (cibarsi, difendersi, ecc.) è mirato al solo obiettivo che è quello della continuazione della specie. Fondamentalmente è poco corretto parlare di pesci intelligenti, bisogna invece pensare che la specie della carpa è un pesce dotato di grande memoria visiva ed olfattiva, ciò spiega molti dei comportamenti “furbi”. Il cervello di dimensioni effettivamente molto ridotte funziona secondo principi istintivi regolati dall’umore, è per questo difficile prevedere certi comportamenti in quanto non esistono parametri tali per poterlo fare. Il comportamento è molto simile e paragonabile a quello dei rettili e cioè propenso all’azione e mai al ragionamento. Ciò fa dedurre che i nostri metodi e strategie troppo “lineari” e standardizzati, facilitando il pesce nell’azione di difesa. Sono per contro molto remunerativi, avvicinamenti alternativi che si discostino da quanto offerto dalla maggioranza dei pescatori.

 

OCCHIO DI LINCE, ORECCHIO DA MERCANTE…

 

 

Anche se la carpa non ha orecchie è lo stesso molto sensibile ai rumori che inevitabilmente si trasmettono come vibrazione attraverso l’acqua. Le carpe percepiscono le onde sonore che vengono captate tramite delle piccole formazioni ossee chiamate ”ossicoli Weberiani” posti sopra la zona delle branchie. Non vi è alcun dubbio sulla possibilità per una carpa di intercettare l’entrata in acqua di un terminale, oppure le vibrazioni che pescatori incauti possono provocare sulle sponde, anche da distanze ragguardevoli. Per quanto riguarda la vista, invece, la credenza popolare farebbe presupporre che la carpa non sia in possesso di grandi proprietà visive. Al contrario gli studi dimostrano che questo pesce è in possesso di organi visivi che per struttura non sono molto diversi dai nostri, sono però situati su entrambi i lati della testa e si muovono indipendentemente, garantendo al pesce una visuale di circa 50 gradi per occhio. La struttura dell’apparato visivo delle carpe fa quindi presupporre che possono vedere alcuni colori e distinguere oggetti anche inferiori ai 3 mm.

É sicuramente fuori di ogni dubbio quanto gli studi condotti sulla nostra specie preferita abbiano aiutato in maniera importante anche noi pescatori a conoscere comportamenti e caratteristiche fisiche della carpa. Questi studi, sono per la maggior parte, portati avanti da allevatori di carpe ornamentali (koi carp), oppure da società impegnate nell’allevamento della specie a scopo alimentare, (in alcuni paesi la carpa si mangia e viene addirittura proposta in scatola, come da noi il tonno…) in altri casi sono stati studi universitari di pescatori appassionati, a far luce su alcuni punti ancora oscuri o quantomeno dubbi. Possiamo dire che la carpa è un pesce sul quale si sa molto, in quanto specie interessante sotto i molteplici aspetti commerciali già menzionati, non ultimo la pesca sportiva. Non si può però dire di sapere tutto, in quanto le ricerche e i conseguenti aggiornamenti continuano a pervenire a ritmo costante, per questo è importante non fermarsi sulle verità acquisite, ma continuare ad aggiornarsi su tutto quello che è utile. Fino a questo punto della lettura si è evinto chiaramente come la vista sia un senso molto ben sviluppato e funzionale nella carpa, cosa per la quale ben pochi dei pescatori che conosco avrebbero scommesso, fino a qualche tempo fa. Volendo continuare a scavare  su questo filone, potremo completare il quadro su alcune doti di questo ciprinide che, come pochi altri, madre natura ha voluto così sensibile e sospettoso.

COMPORTAMENTI E COMUNICAZIONE

 

Una nota importante è dedicata al comportamento gregario che questi pesci conservano fino ad una certa taglia. Riescono a comunicare facilmente le une con le altre e quindi le loro percezioni sensoriali vengono rapidamente moltiplicate, quando si muovono in branco. I movimenti e quindi le vibrazioni percepite tramite la linea laterale, sono sempre un segnale molto chiaro di comunicazioni tra i pesci. Anche se nella carpa sono molto scarse le capacità cerebrali, riesce, tramite la linea laterale, a comporre un corpo in movimento, anche senza la reale necessità di vederlo.

 

SISTEMA DIGERENTE

 

La carpa è priva di stomaco ma in compenso è provvista di un lungo tratto di intestino, lungo circa quattro volte il corpo del pesce. Tuttavia l’assenza di stomaco è sopperita in parte da un eccellente apparato masticatorio. I denti faringei dei quali è provvista, sono in grado di frantumare e sminuzzare agevolmente ogni sorta di cibo naturale presente, compresi i gusci delle cozze o il carapace dei gamberi o dei granchi. A questo livello inserirei una personale riflessione derivata dall’esperienza, per la quale mi pare corretto pensare che in esemplari molto vecchi,  teoricamente e con tutta probabilità arrivati a fine crescita e quindi presumibilmente anche molto grossi, vi sia un naturale degrado dell’apparato dentale (ne più, ne meno, come nei nostri nonni) questo degrado agisce direttamente sulla composizione della dieta di taluni grossi e vecchi esemplari, i quali preferiscono ingerire alimenti più semplici da scomporre, possibilmente ricercati in aree sgombre da detriti, per i quali si complica, (e solo per questi esemplari),  ulteriormente l’ingestione. Va da sé che anche il carpista cosciente, cioè quello che non si affida al solo fattore fortuna, debba tener conto di queste semplici riflessioni, nella ricerca del grosso pesce della vita! Sarà compito di un processo intestinale su base enzimatica il completare agevolmente la digestione del pesce. Una curiosità che riguarda la dieta, riferita in particolare all’efficienza masticatoria delle carpe, è confermata dal fatto che in America si sta valutando l’ipotesi di immettere questo pesce, per il controllo dell’invasione della cozza zebra (zebra mussel) che sta infestando manufatti, quali depuratori, filtri ecc. Altro dato di fatto che ci fa comprendere quanto sia semplice e veloce la digestione nella carpa, lo si ottiene sapendo che, con temperature ottimali, il cibo ingerito viene trattenuto dal sistema digerente per non più di un’ora. La digestione avviene in maniera chimicamente diversa da quella umana. La carpa non possedendo lo stomaco, non secerne  pepsina, (digestione umana) quindi la scomposizione delle proteine è affidata soprattutto a tripsina ed erepsina, elaborate dal pancreas e dalla mucosa intestinale. É interessante e utile sapere che le proteine di origine animale sono utilizzate dal pesce, molto meglio di quelle vegetali. Maltasi, amilasi e lichenasi, sono gli enzimi che si occupano della degradazione dei carboidrati; questi si trovano nel fegato, nel pancreas e nella mucosa intestinale. Inoltre il fegato produce la bile che agevola la digestione dei lipidi ed aumenta il pH del contenuto intestinale, conservando lo zucchero nel sangue, come gli stessi lipidi e le vitamine A e D. Fino ad ora ci siamo riferiti esclusivamente ad enzimi prodotti dall’organismo del pesce, (endogeni) per una completa digestione invece, hanno anche un grande rilievo, gli enzimi apportati dal benthos e dal plancton, (esogeni) animali dei quali essa si ciba naturalmente. Questi ultimi servono ad attivare e ad integrarsi  ai primi, prodotti dal pesce, sopperendo alle diverse carenze di qualità e quantità, rendendo perfetta la digestione di tutti e tre i tipi di sostanze; ciò non avverrebbe se la carpa fosse costretta a digerire con i soli propri mezzi. Altra particolarità emersa, ad interessare dal nostro punto di veduta, riguarda il primo tratto intestinale, che si presenta di forma allargata,(vedi particolare evidenziato in foto) ciò consente al pesce di immagazzinare alcune scorte di alimento, che verrà digerito in seguito. Risulta ovvio che questo processo possa consentire alla carpa di ingerire ingenti quantità di cibo nella stessa sessione di alimentazione, un po’ quello che succede nel pellicano…

 

GUSTO E OLFATTO

 

Questi due sensi possono essere ricondotti ad un unico sistema “olfattivo”. La carpa gusta ed odora in molteplici maniere. Le narici situate vicine agli occhi fanno entrare l’acqua; conseguentemente un sistema olfattivo molto sviluppato consente di riconoscere le sostanze disciolte ed identificarle come utili o meno all’alimentazione. Il concetto di olfatto, nei pesci e negli anfibi, funziona in maniera molto diversa, che negli esseri terrestri, in quanto le creature acquatiche, sono provviste di organi di senso distribuiti in tutto il corpo, con i quali poter individuare le sostanze chimiche disciolte in acqua. La carpa oltre alle narici, ha altri organi atti a recepire “gusto” , questi trovano la loro più alta concentrazione nella zona della bocca e dei barbigli . Questi organi funzionano soprattutto per contatto.

 

SESSO

 

In una splendida serata,  organizzata dall’ Ente tutela pesca della regione Friuli Venezia-Giulia, nella persona del dott. Fain e da C.F.I Udine, Carpdimensionteam presieduto da Alessandro Galletti , dove ho avuto la fortuna di essere presente, sono stati presentati degli studi svolti presso l’università di Trieste, rappresentata dalla biologa dott. Pizzul che ha anche introdotto questi studi che sono stati l’oggetto della tesi di laurea del dott. De Luca, il quale ha relazionato sugli aspetti riproduttivi della specie. Un particolare riferimento è stato dedicato al sistema che è stato (e che viene) usato nella maggior parte dei casi,  per identificare il sesso delle carpe esaminate. Questo metodo, che offre una alta percentuale di attendibilità, (oltre l’85%) tiene conto delle misure biometriche ovvero della misura A, che va dall’apice del muso, all’ inizio della pinna caudale, (coda esclusa) e della misura B che parte dall’ estremità del muso al margine posteriore dell’opercolo (fine della branchia). Il rapporto tra i due fattori (A:B) da un risultato che se è uguale o inferiore a 3,7 sta a significare che l’esemplare in questione è femmina, se invece il rapporto risulterà uguale o superiore a 3,8, al contrario, avremo a che fare con  un esemplare maschio.

 

TASSI DI ACCRESCIMENTO

 

Nella stessa serata si sono inoltre trattati temi che riguardavano i tassi di accrescimento. Si è evinto di quanto questi tassi siano diversi, in relazione all’ambiente. Pensiamo che una carpa cresciuta in Camargue (Francia) o nel delta del Danubio, (zone paragonabili al Nord Italia) raggiunge i 40/50 cm di lunghezza in 11 anni di vita, lo stesso pesce vissuto nel mar Caspio, dopo lo stesso periodo, può raggiungere una lunghezza di 120 cm!!...Ma ragazzi, dove state correndo??...           Mar Caspio…. Arrivoooooo!!!!   

 

FONTI:

Fish Medicine-Stoskopf Michael, W.B. Saunders Company, Philadelphia,PA 1992

Aquariology, Master Volume- Gratzec John, Tetra Press, Blacksburg, VA, 1992

The Tetra Encyclopedia of Koi- Tetra Press, Blacksburg, VA, 1989

Living Jewels- Watt Ronnie; De Kock, Servaas- Delta Books, Johannesburg, S.A. 1996

Koi Carp- Freestyle Publication, Poole, U.K.