READY MADE LIFE STYLE
Di Stefano Forcolin
Una boilie quando è buona è buona. Ma a fronte di questa affermazione In molti sarebbero pronti a gettare discredito sulle esche prodotte industrialmente. Un’analisi troppo superficiale ed affrettata, fa risultare impari il confronto tra i due prodotti, facendo preferire il più laborioso, ma meno oneroso, lavoro fatto in casa… Che sia tutto vero?
In una notte come tante altre la luna era scesa talmente in basso che scivolò piano dentro al lago. Fu così che tutte le carpe ne mangiarono un po’… Da quel giorno, in quel lago, non si catturava più nulla con nessun tipo di boilies. Le uniche a “prendere”, chissà perché, erano bianche come il latte, con tanti piccoli crateri sulla buccia… Questo è già stato scritto nel futuro e sognare ad occhi aperti diventerà probabilmente il mio mestiere. Per questa occasione, al contrario, dovrò chiuderli forte per tornare indietro con i miei ricordi (ma faccio sempre più fatica). Ricordi indelebili. Ero giovane e forte, più giovane che forte, troppo giovane per avere ancora abbastanza fiducia in me stesso e nelle cose che facevo. Avevo provato ad impastare, ma avevo solo “impestato” la cucina di mia moglie. Ero riuscito anche a bruciarle il macinino del caffè! Che oltretutto era di sua madre! Le boilies che ero riuscito a produrre catturavano. Ma quando ne compravo un sacchetto al negozio, catturavo di più! Nel contempo mia moglie chissà perché, aveva mal di testa sempre meno frequenti! Non avevo la benché minima idea di cosa ci fosse dentro a quelle sfere, (spesso non sapevo che cosa contenessero realmente, neppure le mie…) ma ai miei occhi sembravano magiche. E così seguendo e nutrendo questo mio personalissimo mito, per anni ho pescato, sono cresciuto e mi sono divertito, senza fasciarmi troppo la testa per quanto riguardava l’esca. Poi il destino, non sempre e solo beffardo, mi ha concesso delle occasioni e dei privilegi e sulla scia di una stretta collaborazione con Big Fish e Richworth, mi ha dato modo di capirne un po’ di più. A questo punto è stato facile abbeverarsi alle fonti del sapere. Non è nuova la mia esperienza all’interno della fabbrica Londinese, dove ho toccato con mano la genuinità dei prodotti, respirandone le essenze che mi hanno inebriato ed infuso ancora più fiducia nella boilie imbustata. Tuttavia la mia voglia di capirne un po’ di più si ostinava a tediare Alan e Bob Baker, quali titolari di Streamselect (in arte Richworth). Questo è successo anche ultimamente, con un’intervista fresca, fresca, nella quale chiedo cose al limite della segretezza, alle quali seguono risposte altrettanto interessanti e succose. Ma stiamo calmi, andiamo per gradi, perché quella che vi voglio raccontare è la mia personalissima storia sulle ready made! Qualcuno di voi può giurare di non aver mai pescato una grossa carpa con una boilie confezionata? Siamo o non siamo tutti un po’ convinti che un bel pezzo di carpfishing passa attraverso catture memorabili, fatte con esche confezionate industrialmente? Dando per scontata la risposta, anche io sono pronto a metter la mano sul fuoco e come me anche molti anglers noti e meno noti, ma di lungo corso, che ho interpellato per l’occasione e dai quali sono emersi alcuni aneddoti che ho proprio voglia di condividere con voi! Mi sono dovuto proprio ricredere sul fatto che anche i grandi self – maker che conosco hanno pescato (e preso) ma sopratutto si sono trovati bene con le ready! Mi viene normale pensare che anche loro saranno stati dei giovani neofiti ed avranno dovuto pur crescere, ma immaginare i miei amici che innescano esche già pronte, oggi come oggi, mi fa proprio sorridere! Arriviamo quindi ad una prima seria riflessione: tutti noi prima o poi abbiamo usato, usiamo od useremo boilies preconfezionate. A questo punto l’argomento merita di essere approfondito con tutto ciò è in mio possesso e di mia conoscenza.
RICORDI
Ricordo il mio primo sacchetto, trasparente, scritte nere, con i corsivi che riproducevano un nome a me, corridore di bicicletta, non nuovo: “Hutchinson”, come i tubolari da corsa… Le rosse palline strawberry contenute inebriavano carpe e pescatore al punto da occupare un posto fisso per molto tempo nella mia borsa dell’epoca (oramai d’epoca!). Qualche tempo prima anche io avevo comperato una vaschetta di boilies (una ventina in tutto) di una nota linea di prodotti da pesca generica, con le quali però non catturai mai nulla. Le stesse, principali artefici nell’ aver spinto Il noto Sergio Tomasella ad intraprendere quella che fu ed è, una fulgente carriera nel mondo del self-made. Si perché dovete sapere che queste boilies erano talmente dure da non essere perforabili con nessun tipo di ago e quelli, mi assicura il buon Sergio, non erano certamente gli anni nei quali poteva venire in mente una punta di trapano per forare! Furono giornate indimenticabili, passate catturando con le Kevin Maddocks, RM 30, Honey nectar e Tutti frutti. I risultati erano molto buoni, anche se duravano solo nel breve periodo. Anche per il mio amico Stefano Pasquali, mantovano, vecchia guardia della prima ora, alcune ready hanno rappresentato dei veri e propri cavalli di battaglia in sessioni indimenticabili, rimaste nel cuore. Mi fa tornare in mente nomi come white cioccolate di Nash, oppure cranberry di Nutrabaits, ma sopra tutte, le Formula Magic di Rod Hutchinson, con le quali Il buon Stefano catturò la sua prima, grossa specchi di Cassien! Qualcuno si ricorda delle, oserei dire, mitiche Cream-cajouser di Nutrabaits. Ebbene pochi sanno la vera storia Italiana di queste palline! Il 1993 fu l’anno nel quale si formò una coppia di famosi carpisti, gli amici Daniele Campello e Stefano Bonazza. L’ultimo dei due era in affari per conto proprio fra Belgio e Francia e fu uno dei primissimi pescatori italiani ad intraprendere rapporti con il famosissimo negozio Watersportcentrale a Genk, in Belgio. Fu lui, che per primo, portò in quel delle cave di Casale sul Sile, il primo sacco da 25 chili di queste profumatissime esche. Fu una pescata memorabile nella quale si perse il conto delle catture, sfondando i parametri dell’epoca. Proprio In quei giorni prese vita uno dei migliori video di Roberto Ripamonti, commovente non solo per me, che a Casale ci sono nato… Come carpista! Ed è proprio pensando a Daniele Campello che mi tornano in mente le insostituibili Aglio e menta di Max Mantovani e alle tante sue catture sul Dese, Il fiume del mare! Quanti bei ricordi nel mio album pensando al contenuto di quei profumati sacchetti, quante volte ho avvicinato il mio nasone alla spessa parete di nailon che mi divideva dal colorato contenuto e sempre riuscivo a sentirne l’odore… Quante volte mi sono tuffato con la faccia all’interno di quel sacchetto, respirandone a piene narici gli effluvi, fino a non sentire più nulla! Mi accendo ancora al ricordo di pronunce del tipo Fragola-crema-Bergamotto, tanto che da anni replico questa particolare formula, nel mio più diligente e prezioso self made. Parlando con mio cugino Roberto saltano fuori le Fruit bomb della SBS, una delle nostre armi più usate nel primo periodo, la prima pallina bicolore che io abbia mai visto! All’epoca anche un particolare, ora trascurabile come la doppia colorazione, aveva il potere di calamitare le nostre attenzioni, portando le nostre menti a cavalcare sogni di catture indicibili, con esche magiche dai colori che stregavano vista e mente. Detta francamente, era proprio così! Non poteva essere diversamente, e ad avvalorare questa mia bizzarra affermazione vi è anche uno dei più famosi bait-Guru italiani, in arte Sandro Minotto, il quale mi racconta di una boilie a lui tanto cara, la Tropicana Gold di Nash. Esca con la quale non è mai riuscito a sfruttare al massimo gli spot pescati, in quanto le succitate terminavano sempre prima della fine della sessione! Sparivano nelle bocche di Sandro e del compare Franco Doriguzzi, come se fossero le migliori ed irresistibili delle caramelle!! Il grande Sandro poi, ha buona memoria nel rimembrare miti come L’intramontabile Scopex-Squid-Liver di Nash, parlandomi anche di una particolare boilie di Keen carp, della quale ricorda (secondo me non vuole svelare il suo segreto) solamente il colore giallo. Erano esche tremendamente efficaci con il freddo. Sandro se ne era accorto, ed io penso che questo uomo abbia sempre avuto un certo sesto senso per le esche da carpa!
SEGATURA, CEMENTO E AROMA
Nel bel mezzo di questi anni così belli e così intensamente vissuti, vi è però anche qualche nota dolente. Alcune aziende di quell’epoca, annusato il facile business delle esche confezionate e supportate da esperienze di dubbia provenienza, si inventarono alcuni tipi di pallina relativamente economici. Esche basate su semole di infima qualità, coese da gel a volte addirittura tossici, intrise all’inverosimile da dosi decuplicate di aromi di natura assolutamente chimica. I molti angler che all’epoca avevano abboccato a siffatte esche, si sono resi in breve conto di essere caduti in una sorta di vera e propria speculazione commerciale, davvero di bassa lega, in quanto i risultati che gli inizi promettevano, venivano nel giro di qualche giorno spazzati via da una sorta di “maledizione” che interdiva fino a rendere sterili anche gli spot più produttivi, e questo per mesi interi. Per fortuna questo tipo di speculazioni sono sempre più rare, lo testimonia il fatto che le esche serie continuano a catturare e a rimanere imperterriti best sellers di vendita, mentre quei “costrutti di materiale inerte” sono spariti dalla faccia della terra!
STORIA RECENTE
Negli anni che seguirono i sopra menzionati, il periodo d’oro del carpfishing in Italia, approdammo in terra D’Austria dove ho scoperto le ottime boilies Mistral, mi piace ricordare su tutte le Rosehip e Garlic-butter, con le quali, oltre a fare sessioni da urlo, ho definitivamente chiuso i miei anni da carp angler “libero”, in quanto il 2001 coincise con la mia entrata nel team di BigFish e quindi, come in un sogno che si avvera, le famosissime boilies di Richworth, poterono entrare a fare parte integrante del mio arsenale. Inizia così un periodo splendido e frenetico, da TuttiFrutti, a Banana ester, passando per Keltia e red fish… I nostri test che si intensificarono e si fecero seri e probanti, allo scopo di ampliare la casistica dell’azienda e per capire le reali potenzialità delle esche importate dalla casa di Londra.
LA REGOLA DEL POCO
Le prove che fino a quel punto avevo svolto, mi facevano credere che le ready made avevano dei pregi, ma anche alcuni difetti. Il primo tra questi era la loro scarsa durata in fatto di adescabilità. Una boilie basata esclusivamente sul gusto e sull’attrazione aromatica, non può avere che poche settimane di valida azione catturante, dopodiché il suo effetto va calando in rapporto all’uso nel tempo dell’esca stessa. Tutto ciò tenendo sempre conto dei limiti posti in fase preparatoria del posto, ed una commisurata messa in acqua delle esche stesse. In parole povere con esche basate sul potere attrattivo è sempre bene pasturare poco. Vi sono stati test nei quali si è voluto forzare con i quantitativi in fase di pre-baiting, con l’unico risultato di decimare le catture fino a bloccare il posto per settimane intere. l’azione negativa che siffatte esche hanno sui delicati organi recettivi del pesce è molto deleteria e lo è in brevissimo tempo se le nostre modalità d’uso non sono state parsimoniosamente accorte. Tuttavia è possibile con un’azione ben ponderata, ottenere risultati per lunghissimi periodi, anche con boilies attrattive.
READY A LUNGO
Un paio di esperienze su tutte sono emblematiche e lasciano il segno tra i vari generi di test svolti in questo campo. Premettendo che per tali prove si abbisogna di una perfetta conoscenza dello spot e dei pesci presenti, in modo tale di avere risposte rapportabili a dati certi. Pasturando per due anni consecutivi con 2/3 chili a settimana di esca tipo Squid-octopus di Richworth, esca dalla forte aromatizzazione e dal pronunciatissimo e salato gusto di pesce, ho avuto modo di vedere incrementare nel tempo i risultati, ingannando gli esemplari più interessanti, per più volte.
UN CONCETTO NUOVO
Gli stessi risultati sono stati bissati dalle altrettanto valide Red fish di Richworth, esche basate però su un concetto evoluto di boilies ready made, che non si basa più sull’attrattività delle essenze aromatiche ma sulla presenza di componenti ed estratti naturali (nel caso di Red Fish, Robin red+black pepper), che rilasciano una traccia meno artificiosa e di conseguenza meno allarmante per i pesci, in quanto molto più vicina ai segnali che la carpa è abituata a trovare in natura. La mia esperienza mi fa affermare che con questo tipo di composto liquido si ottengano esche molto più selettive di altre consorelle basate su formulazioni più veloci ed attrattive. È il concetto evolutivo sul quale Richworth ha puntato negli ultimi anni di sviluppo, elaborando in maniera molto efficace basi aromatico-attrattive prive di qualsiasi aroma di origine chimica, lavorando anche molto sulla nutritività dell’esca, consentendo di raggiungere risultati ad altissimi livelli. I nomi sono quelli riconducibili alla famosissima ed amatissima da molti specimen hunter, serie “PLEX” tipo: Multiplex, Ultraplex, Bioplex, Complex, K-G-1, X-L-R-8, per citarne alcune. Ovviamente il tutto è rapportato al fatto di dover ottenere un’esca che poi dovrà essere venduta, e dovrà quindi essere conveniente per il pescatore, per il negozio al dettaglio, per l’importatore ed infine per il produttore. Contati tutti questi passaggi vi renderete conto che il budget iniziale è quanto di più risicato vi possiate immaginare, ed a mio avviso, riuscire in quest’ottica non è poi un progetto così scontato e di facile realizzo!
DIFETTI
A questo punto vi sarete resi conto che le esperienze in tal senso non sono certo mancate e molti di noi sono passati al self- made quasi a malincuore, abbandonando quasi o del tutto, esche con le quali si sono ottenuti ottimi risultati. Ora vorrei tirare qualche somma rispondendo da solo ad alcune domande, cercando di trovare le risposte e forse qualche rimedio alle lacune che irrimediabilmente ognuno di noi ha riscontrato nelle esche confezionate. Per prima cosa il prezzo, davvero impegnativo se vogliamo acquistare un’esca di buona qualità. I quantitativi che umanamente uno è disposto a comperare, sono spesso e volentieri insufficienti per affrontare sessioni importanti, tantomeno per basarci una stagione di pesca. Allora siamo costretti a pescare senza mani, (braccino molto, molto corto) con le unghie attaccate direttamente alle orecchie, sondando minuziosamente gli spot nel cercare di carpire il punto preciso dove la carpa vada a piantare il suo bel musetto, per sfamarsi! Questo sarebbe veramente un approccio tra i più sportivi e leali, dove mettiamo in campo le nostre vere abilità di carp angler, ma che inevitabilmente penalizza il pescatore con meno esperienza. Molti sopperiscono a qualche normale lacuna, integrando i richiami con vari tipi di granaglie, nel tentativo di allargare le aree di interesse, ma per esperienza ho capito che questa tattica è una tra le meno selettive, in quanto, già di suo una ready made è un’esca che per concetto è da richiamo, (una self ben strutturata riesce ad essere più selettiva) in quanto basata sui segnali più artefatti e potenti, in definitiva è una boilie buona e che piace, ma piace ed attira tutto, soprattutto le carpe più giovani, che più snelle, rapide e meno guardinghe, si avventurano accorrendo davanti a tutte, verso i leggendari banchetti offerti dal carpista. Se a questo aggiungiamo un piatto di granaglie, allora il gioco è fatto! In quanto le carpe più grosse hanno differenti fabbisogni alimentari, rispetto alle consorelle giovinastre, e se possono evitano in maniera accurata di sfamarsi con cibi poco interessanti a livello nutrizionale.
TUTTO É NATO QUI!
Volevo concludere questo mio passaggio sulla rivista, passaggio che ritengo fondamentale del percorso che mi sono riproposto di presentare a voi lettori, con l’estratto dell’ultima intervista a Bob e Alan Baker. Ritengo che Richworth ed il suo lavoro abbiano cambiato le abitudini e ci abbiano alleggerito, non di poco, gli sforzi per riuscire ad ottenere i nostri migliori risultati. Richworth fondata da due pescatori di nome Malcolm Winkworth e Clive Diedrich è stata la prima fabbrica al mondo a produrre boilies. Sorta nel 1983 nel Surrey, periferia a 30 chilometri Nord-Ovest di Londra, ed in quell’epoca si chiamava Richworth supplies. Nel 1987 viene assorbita da Bob Baker e prende il nome definitivo di Stream select l.t.d. pur mantenendo lo stesso marchio, oramai già conosciuto. Azienda a conduzione tipicamente famigliare, in quanto vi lavorano i tre figli Steve, Colin e Alan che hanno diverse mansioni all’interno dello stabilimento, oltre alla mamma Eileen, che si occupa dell’ufficio. La famiglia Baker è coadiuvata da altri nove dipendenti, tre dei quali presenti dalla fondazione. L’infrastruttura che li ospita, occupa uno spazio di circa 3400mq e questo nuovo sito è divenuto operativo nel Luglio del 1991, dopo ben 13 mesi di customizzazione. Molti non sanno che all’interno di questo capannone vi è una fonte di acqua microbiologicamente pura, profonda 180 metri, con la quale vengono fatte bollire le esche. Avete presente una fabbrica di birra? Uguale! Questo fattore è importante in quanto l’esca non assorbe sostanze nocive, o particolari retrogusti, contenuti in acque non pure, come per esempio il fastidiosissimo cloro. Dall’ufficio si passa al retrostante magazzino, dove tra le file di scaffali, trovano posto aromi ed additivi dei quali la ditta non è artefice, in quanto si fa produrre queste sostanze da fidatissimi partners, conosciuti negli anni. All’interno dell’azienda, invece, vengono prodotte alcune esclusive combinazioni aromatico-attrattive figlie di questa ultima era delle esche ad attrazione naturale. Sopra, un soppalco, dove trovano posto quasi tutte le materie prime. Gran parte di queste sono le componenti dei mix (sette in tutto). Gli ingredienti entrano in un grosso miscelatore da 250 kg, per poi passare ad un dosatore automatico, il quale riempie i contenitori ermetici, pronti alla vendita. I mix venduti, sono gli stessi che vengono composti dall’azienda per preparare le proprie boilies. Gli impasti vengono preparati esclusivamente con uova fresche. Le uova appena arrivate vengono rotte da una macchina che separa il guscio dal resto (5000 uova/10 min.) per poi venire immediatamente congelate in grandi celle frigorifere, all’interno di contenitori ermetici, quelli del latte, per intenderci, e vengono usate l’indomani. Alan tiene a precisare che l’uso dell’uovo freddo, aiuta tantissimo nella fase dell’amalgama dell’impasto. Il mix viene introdotto in una impastatrice industriale da pane, assieme alle uova e agli additivi liquidi ed in polvere, oltre ad un emulsionante vegetale. Pronto l’impasto, viene tolto manualmente e passato alla linea di estrusione che è doppia. Successivamente le salsicce vengono tagliate a misura per cadere poco dopo, trasportate da rulliere, alla fase di rullaggio che avviene tramite due rulli, i quali trasformano il classico salamino in pallina. Le stesse cadono sopra un nastro trasportatore sottostante che le trasporta fino al tuffo nel pentolone con acqua pura e bollente. Da qui, dopo bollite, vengono tolte manualmente con una schiumarola, e passate su delle classiche cassette da frutta e lasciate asciugare per 4 ore, nelle quali un incaricato ha cura di rigirare il contenuto ogni mezz’ora, per agevolarne sin dall’inizio la traspirazione. La seconda vera fase di essicazione, avviene grazie ad uno degli investimenti più onerosi per Stream Select, ossia un forno termo ventilante della capienza di 25m cubici, che controlla elettronicamente il rapporto tra umidità e temperatura, tanto da asciugare perfettamente le boilies in tempi brevi. Nello specifico 12 ore per i piccoli diametri (10mm), 24 ore per le 18/20mm, e 33 ore per le più grosse (24mm) Passando da una temperatura di 20°c ed un tasso di umidità del 80%, fino a raggiungere i 50°c con un’umidità del 10%. Questo accorgimento ha permesso a Richworth di abbassare di 5 volte i dosaggi di conservante. Il totale della produzione giornaliera con siffatto sistema varia tra i 1200 e 2000 chili, per un totale di 600 milioni di boilies all’anno. Due sono le linee di produzione per i diametri medio piccoli ed una per i grandi diametri e senza tenere conto di questi, la produzione totale, sin’ora svolta, sfiora i 300 tipi diversi per combinazione aromatica. Tutti frutti e K-G-1 sono le regine della lista ed in particolare quest’ultima è l’artefice dell’ultimo, grande record di Bob, che ha catturato una specchi da 85lb e 8oz, in un famoso lago francese. Questo dato di fatto, porta a chiederci quali siano, a livello di statistica, le boilies che si sono delineate come catturatrici di grandi carpe. Naturalmente i nomi dichiarati, quali, K-G-1, Ultraplex, Multiplex, X-L-R-8, ossia le esche prodotti con gli ultimi concetti di attrazione naturale, vanno a confermare la bontà del lavoro svolto dall’azienda di Londra. A tal proposito, altra nota di merito la si può concedere Al conservante che è sempre stato il pomo della discordia in quei pescatori che non sono mai stati amanti delle esche confezionate. In effetti in qualche caso (qualcuno ha inserito formalina nelle esche…), i quantitativi e per l’appunto, la bassa qualità dello stesso, sono stati deleteri a tal punto che talune esche, nella migliore delle ipotesi, faticavano a raggiungere risultati in pesca, quando non hanno creato seri danni alle carpe! Nel nostro caso la ditta è riuscita a controllare la dose di conservante, di altissima qualità, ed esclusivamente per uso umano, fino ad inserire una dose massima di 400grammi per 100 chili di mix! Tuttavia nel mercato Inglese, che ha a che vedere con situazioni al limite, hanno una grossa incidenza le produzioni di esche denominate “Frozen” ossia conservate per congelamento. Personalmente, nei casi che lo dovessero richiedere, metto il conservante anche nelle mie esche prodotte in casa. Non è mai stato un problema per me pensare alle ready made sotto questo punto di vista, non ho notato cali di resa in queste situazioni specifiche. Piccola parentesi che riguarda le boilies pop-up, le quali vengono prodotte con gli stessi processi delle cugine più pesanti, con l’unica differenza di esser manipolate con tutte le dovute cautele, visti gli altissimi standard estetici richiesti. Altra nota a margine per i coloranti, usati sempre in dosi molto basse (70 grammi in 75 chili di mix). Superata la fase di asciugatura, le esche vengono immesse in un vaglio dove verranno separate dagli scarti (cut-off) i quali saranno venduti separatamente ad un ottimo prezzo. Lo stesso vaglio funge anche da dosatore, e quindi grazie ad un operatore, le palline vengono imbustate. Tutti i passaggi sin qui descritti sono eseguiti seguendo gli standard che si adottano nelle produzioni per alimentazione umana, e quindi stando attenti a tutte le possibili contaminazioni. Tutto ciò ha portato la ditta inglese a garantire la conservabilità del prodotto, mantenuto integro, ad un anno. Avreste poi, mai immaginato che una boilie, all’apparenza semplice, come una tutti frutti, (introdotta nella linea nel 1986) potesse esser formata da ben 12 ingredienti? Questo la dice lunga in fatto di semplicità… Nella mia recente intervista ho anche voluto chiedere ad Alan Baker (figlio maggiore di Bob) quale potesse essere il vero segreto di questa super esca. La sua analisi è stata chiara: l’azzeccato connubio e l’interazione tra una perfetta base aromatica, un buon grado di dolcezza, unito alla bontà del mix ed al suo equilibrato tenore nutrizionale. Anche questa è Una risposta che mi ha fatto pensare… Siamo sinceri, non vi è stata ancora carpa al mondo capace di rifiutare una tale proposta!
Ancora una volta ero lì, con i ricordi del mio viaggio a Londra e le ultime parole così intense e vere fino a farmi sentire di nuovo combattuto. Di nuovo ero li a fare a cazzotti con la parte umile di me, a chiedermi se fosse stato possibile, fare meglio! Se ne sarebbe valsa la pena…