POP ART “B SIDE”
Con un titolo simile molti di voi, amici carpisti ,saranno già passati al prossimo articolo, invece ,ai “soliti”temerari che hanno avuto il coraggio di addentrarsi tra le prime righe ,va ,oltre al mio ringraziamento, una meritata delucidazione: oggi vorrei parlarvi di pop up, che tradotto nella nostra lingua suona come salta sù , ovvero la tendenza che questi corpi hanno nello sfidare le naturali leggi fisiche .Lo stimolo di trattare tale argomento è arrivato dopo alcune serate di carattere tecnico che puntualmente teniamo al nostro “Lovely carp club”; da questi incontri si è delineato il profilo con il quale un carpista ripone fiducia in un’esca galleggiante e devo dire che non è gratificante per una pop up ,ciò che risulta .E’ curioso osservare come questa importante fonte alternativa di cui siamo in pieno possesso non venga ancora da tutti tenuta nella dovuta considerazione e adoperata con la necessaria convinzione. Le doti insite in questo tipo di esca sono molteplici e in questo ultimo periodo, grazie soprattutto ai validissimi prodotti che sono stati messi a disposizione mi sono convinto della reale efficacia della pop up arrivando a pensare che le “salta su” moderne possano avere addirittura qualcosa in più rispetto ad una normale esca affondante. Molti dei miei amici e colleghi pescatori non sono del mio stesso parere e non riporrebbero mai le sorti di un’intera sessione solamente su di un’esca galleggiante, cosa che invece a me e Roberto capita sempre più frequentemente e i risultati molte volte ci sorprendono. Questa riluttanza nell’uso di siffatta esca va ricercata in una sorta di “pigrizia” che ci prende alle volte proprio quando siamo a pesca, in altri casi però è la scarsa conoscenza del fondale su cui stiamo pescando a non farci propendere per un’esca galleggiante , ma uno dei fattori predominanti sta proprio nella scarsa confidenza con questo tipo di esca. E’ innegabile che l’uso di pop ups sia meno agevole e comodo di altri tipi di innesco, questo soprattutto per l’importante necessità di calibrare un contrappeso , sicuramente con i materiali di nuova concezione messi a punto in questo ultimo periodo troveremo molto meno antipatiche tutte queste irrinunciabili fasi preliminari. Sarebbe troppo facile a questo punto rinnegare il passato , chiunque in varie occasioni sarà rimasto deluso e si sarà pentito di aver fatto uso di una pop up durante una sessione ,dalle analisi che per questi motivi si sono succedute è affiorato che tale mancanza di risultati era legata al sistema con il quale venivano preparate gran parte di questi inneschi. In effetti la metodologia in voga all’epoca era quella di prendere delle normali esche affondanti le quali quindi avevano già subito un processo di bollitura e di passarle al forno a microonde per qualche minuto sottovalutando il fatto che. in tale maniera venivano soppresse gran parte delle proprietà attrattive insite nell’esca. Tali problemi vennero in parte risolti con l’avvento dei primi bait-dips che riuscivano a ridonare a queste esche parte della fragranza andata persa. Ma arriviamo al nocciolo della questione , a quelli che dovrebbero essere i motivi scatenanti che ci dovrebbero convincere ad un uso convinto dell’esca galleggiante ; motivi che discernino dalla solita “pigra e sterile”casualità. L’uso di una pop up è consigliato in tutte le tipologie di fondale nel quale un’esca affondante potrebbe nascondersi, quindi fondali melmosi o comunque molli, fondali sui quali è normale un continuo deposito di sedimenti dovuti alla presenza di vegetazione lungo i margini oppure a piccole correnti subacquee sui cambi repentini del livello (laghi e cave) o a sbalzi di livello dovuti a fenomeni di marea che causano forti correnti , queste danno origine ad accumuli di sedimento (fiumi e canali), in queste zone è costante la presenza di alimento e le nostre amiche sono solite nel frequentarle. Altre occasioni nelle quali è remunerativo affidarci alle chanches che una pallina che salta su ci può offrire sono date da luoghi con fondali erbosi o ciottolosi e comunque quei luoghi che non possano garantire con matematica certezza che la nostra insidia non venga in qualche maniera nascosta. Una valida regola da seguire è quella di affidarci alla pop up ogni qualvolta ci trovassimo di fronte a situazioni di pescate veloci in acque che non abbiamo avuto modo di conoscere in maniera approfondita. Se in futuro ci trovassimo di fronte al problema di gestire una sessione nella quale fossimo maledettamente disturbati da una indiavolata colonia di gamberi ,sarebbe giunto il momento di innescare una “poppy” magari staccata di 15 cm per vedere il nostro innesco resistere per tempi molto più lunghi ai vari attacchi. E’ inoltre tranquillizzante sapere anche di poter fare pieno affidamento su di essa e quindi sulle montature che ne derivano per poter pescare in modo proficuo un avversario sempre ostico da portare a guadino come l’amur , infatti avvicinando del tutto l’esca alla curvatura dell’amo , per merito della sua galleggiabilità avremo un’azione che non viene inficiata in alcun modo dalla scarsa mobilità (data dall’assenza di air righ) bensì ne deriveranno dei movimenti che porteranno l’amo in posizione corretta in modo che la sua ferrata sia sempre solida. Una piacevole sensazione di convinzione e sicurezza mi pervade quando frequento quei laghi magici ma un po' distanti da casa ,sapere di aver lì sotto una “salta su” è per me il massimo. In questi luoghi ovviamente non si è potuto pasturare preventivamente , proprio qui la strategia del “grande tappeto” sembra non fallire mai se ai margini o al centro piazziamo il nostro tranello galleggiante , sembra impossibile ma la possibilità di avere una partenza in queste circostanze è elevatissima. La pop up comunque raggiunge il culmine del suo splendore adescante in tutte quelle acque dove vengano immersi una maggior percentuale di inneschi affondanti ,acque di questo tipo ve ne sono ancora molte , non è per caso se il signor Hutchinson invitato ad esprimere un suo pensiero sull’ esca galleggiante risponde: “Continuerò ad usare le mie pop up con continuità fino a che avrò sentore che i pescatori che ho vicini non facciano come me !!”. Dopo quanto detto e appurato che l’esca pop up si sa “distinguere” molto bene, è fondamentale che non gli venga castigato il “vangelico”aspetto olfatto-gustativo ,perno sul quale ruota gran parte del sistema adescante. Una “poppy” ,come qualsiasi altro tipo di innesco ,dovrebbe essere proposta alla carpa in maniera che il suo richiamo risulti qualitativamente superiore a tutto ciò sia presente nei paraggi , questa è la strada da seguire per portare la nostra avversaria a cadere in tentazione. Per giungere a tali risultati è consigliabile seguire l’iter di preparazione che garantisca un buon livello generale al nostro lavoro. Menzionando il sistema che prevede la cottura nel forno a microonde ,dovremo ribadire il fatto che si tratta di un lavoro sicuramente pratico e veloce ma da sconsigliare a chi ama e pretende il massimo della qualità, in effetti abbiamo già appurato con certezza che questo metodo tende a far svanire le caratteristiche attrattive dell’esca e anche l’uso di un bait dip non risolve appieno questa carenza in quanto agisce superficialmente e quindi non adatto ai lunghi periodi , dissolvendo l’attrazione in tempi relativamente brevi. I sistemi di preparazione che ,al contrario, hanno guadagnato un invidiabile palmares di successi sono i sistemi nei quali in fase di lavorazione dovremo inserire dei corpi di materiale galleggiante quali sughero e polistirolo all’interno delle nostre boilies. Questo piccolo trucco , semplice ma allo stesso tempo geniale , prevede che dallo stesso impasto (o da uno preferenziale) con cui stiamo procedendo alla fabbricazione delle nostre esche ,di ricavare manualmente delle sfere di impasto del diametro desiderato inserendo in esse delle sfere di sughero o polistirolo, che le sempre più complete linee Fox , Kevin Nash e Mainline mettono a disposizione, poi, con dovizia certosina, ricopriremo la sfera con un spessore omogeneo di impasto ,la misura ideale di questo spessore può essere quantificata in 3 mm (es.boilie da 16mm -sfera di galleggiante da 10mm) risulta anche essere una scelta azzeccata approfittare del lieve grado di assorbenza presente nel sughero, ammolandolo per 24 ore, il giorno precedente ,in un bait dip appropriato all’esca (comodi i COMPLEX di Nutrabaits come i boilie dip KEVIN NASH) immaginiamo tutti che in questo modo il “cuore” della nostra alleata sarà attrattivamente ancora più “pulsante” , il lavoro appena svolto sarà culminato , manco a dirlo, da una scrupolosa e sana cottura a vapore di circa 4/5 minuti . A questo tipo di preparazioni che prevedono l’uso in abbinamento a questi materiali estranei che danno la “spinta” all’esca , aggiungerei il sistema più antico che io conosca , quello di forare una normalissima boilie da fondo con l’apposito trapano (Gardner Tackle) o con lo speciale punzone ottonato (FOX) tutto ciò per creare un foro passante nel quale inserire un cilindretto di schiuma galleggiante di norma fornita con la confezione del foratore. Tale metodo trova l’uso appropriato nelle pescate veloci ,dove non siano necessari lunghi tempi di immersione i quali porterebbero inevitabilmente a deteriorare in breve l’esca forata , proprio in queste occasioni il foro procurato rende più veloce ed efficace l’azione attrattiva della nostra pop up. Per rimanere in tema di assetti modificabili in azione di pesca non potremo sottovalutare quei sistemi che prevedono di tagliare a metà la boilie affondante infrapponendo dei dischetti dell’apposita schiuma opportunamente modellata tenendo a “pacchetto” il tutto con il solo montaggio sull’hair rig (senza uso di colle).Analogo impiego può trovare , con ottimi risultati , la pasta galleggiante (floating putty-Carp’R’U’S) la quale, in vari colori ,permette grazie anche a una sufficiente adesività di tenere le due parti unite in un lavoro che ripaga moltissime volte con gradite sorprese. Questi metodi appena menzionati sicuramente tutti molto validi se usati nel contesto a loro più appropriato, oltre a essere terribilmente catturanti in momenti nei quali le carpe non presentano particolari “paranoie alimentari” , diventano un’inganno letale quando la nostra amica vuole solo “giocare”, quei momenti nei quali dobbiamo stimolare la sua curiosità , perchè anche se svogliata e in apatia sappiamo rimanere sempre disposta nel mettere i baffi fra qualcosa di allettante , curioso ed intrigante , queste parole descrivono in sintesi i nostri strani assetti dal critico equilibrio , spazio nel quale le nostre fantasie volano libere.
E’ trascorso qualche tempo dall’ultimo appuntamento e nel frattempo qualche altra bella cattura si è data a noi che l’abbiamo convinta a cedere attraverso i nostri montaggi ,alcuni dei quali di tipo galleggiante. In quell’occasione mi ripromisi di continuare il discorso intrapreso sugli inneschi del tipo pop-up in quanto lo spazio a disposizione in un singolo articolo non rendeva giustizia a tale argomento che ,al contrario, merita da parte nostra tutto il credito che gli dobbiamo. Continuiamo quindi con l’analisi dei vari sistemi di preparazione delle esche galleggianti aprendo il sipario su di uno scenario che lascia intravedere una realtà totalmente diversa da quella che descrissi la volta precedente. Una grande idea nata e concretizzata ,dopo anni di tests, dal voler disporre di inneschi che durino in pesca per periodi illimitati senza risentire del negativo effetto assorbente. Entriamo così in un mondo di mix specifici i quali hanno caratteristiche di galleggiabilità e durezza molto elevate offrendo al pescatore che ne dovesse far uso ottime chanches per la cattura di esemplari da trofeo. Queste miscele sono ottimamente calibrate sotto tutti gli aspetti e oramai molte case presentano il loro prodotto: Nashbait , per esempio, poi Solar e Nutrabaits che addirittura includono in ogni confezione un flaconcino d’olio il quale funge da coadiuvante nell’ulteriore rinforzo alla galleggiabilità. Una qualità di fondamento per questi mix è la reale possibilità di poterli miscelare alle farine tradizionali che adoperiamo per ottenere i nostri inneschi affondanti , potendo arrivare addirittura ad un “taglio” del 50% ,da solo questo fattore, fa riflettere su quale possa essere la discrezione e la naturalezza della quale potremo beneficiare nel nostro approccio all’acqua ,mantenendo omogeneità nelle nostre scelte d’esca. Il sistema di cottura rivelatosi più appropriato per la preparazione di queste esche , riguarda le ultime due case nominate ed è quello che prevede l’uso di una padella antiaderente sulla quale faremo ruotare continuamente le nostre “palline” per circa 10 minuti a fuoco sostenuto ,questo per scongiurare l’eventuale rischio che il nostro prezioso contenuto si possa bruciare , nel momento in cui noteremo un vistoso rigonfiamento delle nostre boilies sarà giunta l’ora di campionarne un paio tuffandole in un bicchiere d’acqua onde verificarne lo stato di galleggiabilità ed eventualmente decidere se mettere fine all’intera operazione. Una delle ultime novità in questo ambito viene invece proposta dalla Nashbait che presenta il suo mix flottante ,miscelabile ,dalla qualità eccelsa che porta la peculiarità di poter essere preparato in modo tradizionale cioè attraverso bollitura .C’è poco da dire se non fare un grande elogio a tutte quelle imprese che per serietà e continuità hanno continuato a realizzare prodotti come quelli appena descritti che rappresentano la massima espressione della qualità e di conseguenza delle doti performanti difficilmente eguagliabili. E’ comunque sempre possibile calibrare noi stessi delle miscele che offrano agli amanti del fai da te la possibilità di disporre di un prodotto di buona fattura ,altamente personalizzato e più facilmente manipolabile e quindi adattabile al luogo e alle stagioni, vediamo come fare: Quello che andiamo cercando è di ottenere la galleggiabilità nel nostro mix, senza per questo dover stravolgerne la struttura nutrizionale. Le materie in questione per questo tipo di taglio sono il caseinato di sodio, la farina di gamberi, i fiocchi di soia e il caseinato di calcio ,quelle di cui posso parlarvi in quanto da me conosciute e testate sono le prime nominate. Il caseinato di sodio viene adoperato per l’evoluzione della maggior parte dei mix (nutty,bird,50/50) e presenta ottime caratteristiche di galleggiabilità e durezza nel lavoro finito, dosi consigliate che si aggirano attorno al 10% del peso del mix , non è possibile essere più precisi in quanto la varietà dei mix in circolazione offre una casistica pressochè infinita, in questo caso la perfezione assoluta verrà raggiunta da ognuno di noi mediante tentativi. Passiamo a parlare di farina di gamberetti che viene adoperata per evolvere i mix del tipo fish ,in questo caso è stato osservato che in molte circostanze è bastato il 5% del suddetto additivo per far saltar sù i nostri inneschi . Dosi maggiori (es.10%) portano la nostra esca ad assumere un aspetto quasi spugnoso solo dopo qualche ora di immersione, tale fattore risulta chiaramente essere deleterio e preoccupa soprattutto per la resistenza meccanica dietro la quale ogni boilies da innesco deve celarsi per difendersi dai vari elementi di disturbo.
Una soluzione testata con risultati soddisfacenti è quella di aggiungere un ulteriore 5% di albumina. Purtroppo per la precisione delle dosi da additivare vale il discorso fatto precedentemente e che prevede per un lavoro vicino alla perfezione la conoscenza della natura del mix in questione , questo è compito vostro....Un particolare che aiuta a rafforzare la galleggiabilità finale viene dato dall’uso di un frullatore elettrico ad alto regime di giri per la mescola della sezione liquida , questa operazione apporterà una certa quantità di micro bollicine d’aria all’interno dei liquidi che addizionati al mix e coadiuvati in sinergia ad una sana cottura a vapore faranno galleggiare il nostro innesco in modo duraturo e ai massimi livelli di attrazione. Se la vostra professione o la vostra famiglia o entrambi ,non vi danno il tempo necessario di compiere le operazioni appena descritte, oppure preferite investire il vostro tempo libero standovene sempre a pesca, state pure tranquilli ,con quello che oggi possiamo trovare in commercio ,potremo far fronte a tutte le situazioni ,anche intricate ,sapendo di poter fare affidamento su esche ai massimi livelli di adescabilità. Linee come Mistral ,Rod Hutchinson, Solar (con annesso pot-shots) Nutrabaits e altre ,si propongono complete in diametri e aromatizzazioni, offrendo ampie garanzie di successo. Una nota di merito va alla Nash baits per aver immesso da poco una nutrita gamma di pop up chiamate air-ball ,queste sono le esche galleggianti della nuova generazione, con le air -ball si è aperta una nuova frontiera, molti angler le stanno apprezzando , tanti già le ringraziano. Caratteristiche salienti sono un assorbimento controllato il quale influenza positivamente il volume di accrescimento ,da ciò trae beneficio una galleggiabilità davvero instancabile e una resistenza alla compressione senza pari anche dopo 24 ore di permanenza in ambiente acquatico. I livelli attrattivi si posizionano nella fascia alta in quanto queste esche vengono prodotte seguendo lo stesso ,normale, procedimento con il quale si preparano le normali ready-made,la particolare tessitura consente infatti di mantenere alto e costante il livello di dispersione degli additivi liquidi. La totale attrattività della nostra esca galleggiante viene raggiunta anche e soprattutto per merito di montaggi funzionali e discreti ma anche semplici ed efficaci .La pop-up per il suo naturale istintivo comportamento di guadagnare la superfice, modifica a nostro favore la possibilità di auto ferrata è peraltro necessario prodigarsi per far si che l’amo sia in posizione “aggressiva” e corretta rispetto alla boilie che nel momento cruciale “guidera” l’amo nel penetrare in modo sicuro. Air rig più corti del solito sembrano funzionare a meraviglia e con l’esca a ridosso dell’amo non diamo nessuna via di fuga al sempre ostico amur. D-rig con pop-up montate su anellino danno ottime garanzie anche in presenza di pesce che non ha nessuna voglia di mangiare, basta però una aspirata nei pressi dell’esca a creargli una miriade di problemi in fase di espulsione. Nel contesto delle varie montature merita essere menzionato lo snow-man questo tipo di innesco ha sempre dato risultati pari alle aspettative ,nel tempo si è anche reso proficuo cambiare la forma del classico uomo di neve che prevede esca da fondo di diametro maggiore vicina all’amo, seguita da “poppy” di diametro inferiore la miglioria che si vuole apportare prevede lo scambio degli inneschi, otterremmo così una boilie da fondo di diametro inferiore a contatto con l’amo seguita da una pop-up di maggiore diametro così da ottenere la classica forma che gli ha fatto guadagnare il nome di “porcino” (che piace anche alle carpe);tutto ciò oltre a permettere un rig più leggero e versatile, consentirà una più disinvolta azione meccanica del terminale stesso in quanto la piccola boilie a contatto lascierà agire l’amo con più mobilità. I combi-link composti da multifibre e trecciato Carp’R’Us, Snake skin Kriston ,rigido-invisibile , ottimi tutti i fluorocarbon :Ghoul Carp’R’Us, Fox illusion , “The Intelligent” Korda , questi danno vita a montature di sicuro effetto. Per quanto possibile e in base alle nostre necessità legheremo la boilie con un cappio ,esternamente ,essendo coscienti che forare l’esca per l’innesco porta ad un calo delle prestazioni di galleggiamento e meccaniche (sfregamento e compressione) .Nota fondamentale per assicurarsi un rig veramente catturante è la sua contro bilanciatura , un lavoro svolto in maniera grossolana ,ossia con troppo peso , farebbe perdere gran parte del “sex appeal” contenuto in una pop-up. Questo capita anche per colpa della conformazione della sponda di cui siamo ospiti , a volte questa non ci permette di operare con i metodi dovuti e poi non sempre l’acqua è trasparente ,insomma : una vera noia!! Così ,per concludere, lo sfinimento ci assale, attacchiamo un “mattone” di Heavy Metal Putty e sfiduciati, lanciamo...Niente di più sbagliato ! Quello che abbiamo buttato in acqua è un boccone che può essere credibile solo agli occhi di una giovane , sprovveduta ,super affamata carpa, per giunta afflitta da forte miopia!!Il troppo peso adoperato , farà del nostro innesco la più innaturale delle cose presenti laggiù , sicuramente sul fondo di qualche lago sotto pressione qualche grossa e vecchia carpa sarà pronta a ridere di noi .A tal proposito provate a far prendere posto tra i vostri bagagli ad un recipiente , adoperandolo magari per il trasporto di altre cose (per es. viveri) questo nel momento del bisogno vi tornerà utile allo scopo, siatene certi ! Importante in questa delicata fase apportare le modifiche necessarie fintanto che l’affondamento dell’innesco risulti essere il più lento possibile.
Qualche problema deriva dalla tenuta del tungsteno se siamo costretti ad operare con lanci lunghi , in questi casi ci vengono in soccorso soluzioni del tipo: nodino di power gum su cui avvolgere la pasta di tungsteno, oppure le nuove e innovative soluzioni quali Kwik-change Fox o Depth charge Solar ,piombini in varie misure , facilmente intercambiabili bloccati da un pezzetto di materiale elastico consentono di non ledere il finale in alcuna maniera. Un quesito che ci attanaglia spesso è quello legato alla distanza a cui fissare il nostro contrappeso; in questo contesto si potrà dire che hanno sempre ottenuto ampi consensi misure che vanno da 0 a 15 cm ,purtroppo ,in questo caso ,non esiste una vera e propria misura di regola in quanto in questo tipo di scelte entrano in gioco vari fattori primo fra tutti la profonda conoscenza dei fondali , l’estro e il vostro “sesto senso” faranno tutto quanto il resto.. .E ora silenzio... Notte senza luna ,lago profondo, due lunghi barbigli e una bocca tanto grande da mangiare una mela intera...L’inganno danza a ritmo di quel respiro fatale ma sulla sponda una piccola cicala scandisce il tempo ...ora siete soli , le vostre mani ,sudate ,attaccate ad una canna da pesca...Questo è quello che conta! Questo è carpfishing!!