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Bungee rig, buttarsi con l'elastico 3

Bungee interline : “buttarsi” con l’elastico

 

Fu all’interno della prima edizione di Carpitaly che durante il convegno tenuto da un grande Philippe Lagabbe , noto carp-angler transalpino ,che nel relazionare un’ottimo trattato sulla pesca nelle acque francesi,lasciò intendere la forte potenzialità che potesse avere un certo tipo di montaggio che prevedeva l’uso di un tratto elastico posto tangenzialmente al nostro terminale in HPPE ,il tutto collegato alla girella situata adiacentemente al piombo , per farla breve ,una sorta di “ammortizzatore” per terminali. Istintivamente compresi che l’invenzione potesse funzionare egregiamente e che fosse oltremodo fortemente innovativa soprattutto nel modo in cui andava ad influenzare i movimenti del nostro “inganno”in fase d’abboccata, così quasi gelosamente portai con me il tutto , cosa che del resto fecero qualche centinaio di carpisti presenti quel pomeriggio. Non sentii più parlare dell’argomento per qualche stagione durante le quali ebbi il modo di verificare a fondo le grandi potenzialità di tale montaggio. Nessuna pubblicazione a riguardo, niente che potesse far intendere ad un ritorno sulla breccia della montatura con l’elastico , forse questo accadeva perchè chi era a conoscenza della scoperta preferiva al momento pescarci piuttosto che descriverla in una rivista specializzata. Ad un tratto però come alle volte fortunatamente capita ,le stesse riviste tornarono ad occuparsi dell’argomento in maniera molto approfondita   regalando grande popolarità a questo tipo di montatura ,mi resi conto che era giunta l’ora ,anche per me ,di parlarne. Lessi avidamente quegli articoli ,in particolare il trattato elaborato dal simpaticissimo Ronny De Groote ,angler per il quale ogni presentazione sarebbe mai esagerata ,il suo articolo rendeva piena giustizia al montaggio in questione e nell’andare a sfogliare quelle pagine di Carpfishing n°24 il mio animo rimase piacevolmente appagato dal conoscere quelle sue intuizioni ,molte delle quali in sintonia con il mio modo di vedere questo tipo di situazioni e altre che invece aprivano l’angolo delle mie vedute. La rievocazione di questo antefatto è d’obbligo per tornare a parlare ,a distanza di qualche mese, di Bungee-rig. Quell’inverno passato come al solito a preparare un buon inizio stagione mi vide fortemente impegnato soprattutto nella preparazione dei terminali. In quel periodo le mie attenzioni erano rivolte ai fiumi e ai canali della “ mia” Val Padana e volevo un tipo di “tranello” del tutto singolare ed esclusivamente progettato per le mie particolari esigenze . Naturalmente mi balenò nella mente l’idea dell’ elastico visto che in parecchie situazioni intricate era stato l’unico rimedio e anche se la sua validità in acque di laghi e cave era già consolidata la reale efficacia in fiumi e canali era ancora tutta quanta da scoprire . In realtà nella pesca in acque correnti potremo facilmente comprendere come il nostro finale sottoposto alla forza dell’acqua sia sempre disteso e continuamente in trazione,risulta facile in questa situazione , che carpe smaliziate ed “istruite” da ripetute catture scoprino se la boilie che gli si para davanti sia al “guinzaglio” oppure no, in quanto l’esca vincolata dal terminale ha effettivamente ben poca libertà d’azione. Capita allora di udire qualche singola “bippata” e poi niente più : “sarà stato un carassio”, questo il commento di rito . In realtà abbiamo appena perso l’opportunità  di allamare una 20 e duecento...

 

Non parliamo delle partenze che hanno strappato le canne dai rod-pod con conseguente,deludente ferrata a vuoto...Era un amur enorme!! E se invece fosse stata un’incazzatissima specchi di quasi quattro chili attaccata per un baffo?? Situazioni del tutto simili e all’ordine del giorno ,in talune acque e alle quali per troppo tempo non ho saputo dar risposta .Andando a frugare tra le esperienze del passato , ho potuto notare che tali situazioni ,cioè carpe allamate in zone della bocca riconosciute da sempre come a rischio per il buon fine della cattura stessa, sono avvenute in circostanze per qualche verso riconducibili ad un unico schema. Sono convenuto che nonostante l’uso di montaggi atti ad agevolare al massimo la rotazione dell’amo ( line-aligner , no-knot) in abbinamento a montature fisse ,in acqua “viva” non esprimono il meglio dell’effetto desiderato in quanto la stessa rotazione abbisogna di “tempo” e di “spazio” per essere completa ed efficace , tale effetto sotto la spinta dell’acqua non può verificarsi in quanto conoscendo il modo di alimentarsi che la carpa tiene in acque correnti sapremo che essa risale il corso d’acqua , qui incontrerà il nostro innesco “teso e sotto pressione” , si avvicinerà ad esso e dalla distanza di circa un centimetro aspirerà l’esca , a questo punto potremo facilmente intuire  come quest’ultima e a maggior ragione l’amo faticheranno nel raggiungere l’interno dell’apparato orale del pesce , pongo a voi l’interrogativo su come potrebbe aver agito l’effetto di rotazione in questa  critica situazione .Con ciò non voglio dire che montature atte a far ruotare l’amo sul proprio asse , in acque correnti ,siano totalmente inefficaci,sarebbe errato sostenere ciò , tengo solo a sottolineare  che  acque “mosse” in coincidenza a pesci sospettosi fanno perdere parte della loro reale efficacia.Montaggi semi-bloccati sembrerebbero ,in teoria, risolvere il problema ma a causa di frizioni troppo serrate a contrastare la forza del fiume e sopratutto la pressione esercitata  sulla lenza che per svariati metri fende la corrente, rendono vani i tentativi di aumentare la mobilità del nostro rig in questa direzione, bisognava cambiare strada e l’elastico sembrava l’unica via d’uscita .Quello che avevo letto sul Bungee assieme a ciò che già era nella mia mente erano motivi sufficienti a farmi propendere per questo tipo di scelta per il resto della mia stagione , c’era ancora qualcosa ,però,che mi rendeva ansioso, ed era un commento che qualcuno aveva espresso sul Bungee-rig : “troppa roba in acqua” . In effetti quello che avevo scelto come montaggio di punta per le mie uscite future non era quanto di più semplice e pulito si potesse desiderare; quello che più mi lasciava incerto non erano certo i problemi di mimetismo che avrei dovuto far fronte con una montatura così ingombrante ma che avrei tranquillamente risolto tramite l’ uso di materiali di colore non contrastante con la colorazione del  fondale e con un’adeguata piombatura anti-looping .Erano le doti anti-tangle che sembravano insufficienti per dare a questo rig piena fiducia . Per questi motivi ma non nego ,anche per quella smania di qualcosa di nuovo ,quella Domenica pomeriggio tolsi parte di quella roba , ecco come andò : Procurai le poche cose che potessero essermi utili e dopo aver tagliato circa 30 cm di lead core ad alto libraggio e averne tolto completamente l’anima di piombo,formai alle estremità di esso due asole che i meno esperti troveranno specificatamente illustrate nel n°14 di questa rivista o sulle istruzioni incluse nella confezione del lead core, in contropartita potremo saltare questo passo e legare il link finito direttamente con un nodo appropriato (grinner,blood-knot,ecc.) al corto terminale desiderato ,da una parte , e alla lenza madre ,dall’altra consapevoli del fatto che non potremo ,così facendo, beneficiare di eccezionali doti di tenuta , intercambiabilità , rapidità e versatilità che invece i cappi consentono . Nel tratto compreso tra le asole faremo passare una sonda di acciaio armonico e con l’aiuto di essa introdurremo nell’anima del lead-core uno spezzone d’elastico del tipo usato nella pesca a roubaisienne , avendo cura di sceglierne un modello di non troppo elevata resistenza (scelta che deve tener presente dove verrà utilizzato il terminale) a questo punto annoderemo l’elastico sul lead-core  in corrispondenza dei punti di uscita con la semplice accortezza di raggruppare il lead-core prima di chiudere il secondo nodo , in un’operazione che assomiglia molto al togliere le calze a una bella donna , il tutto dovrà servire per donare al lead-core un aspetto “rigonfio” e curvilineo , bloccheremo i nodi con della colla , meglio se gommosa e resistente all’acqua; con due brevi tratti di anima in piombo tolta in precedenza formeremo in due punti strategici una spirale scongiurando il pericolo di fastidiosissimi effetti dovuti al “looping . Se il lavoro è stato svolto in maniera corretta otterremmo un bracciolo di congiunzione elastico ,quindi mobile in qualsiasi situazione venga impiegato , lungo circa 15 centimetri estendibile fino a circa 23 cm ; in poche parole Bungee interline : un Bungee-rig senza  “troppa roba in acqua” composto da lead-core con anima elastica al quale basterà congiungere una versione magari più corta (se si devono rispettare qualità anti-groviglio) del vostro “attacca-carpe” preferito. Impiegatelo nelle acque dove si rende necessario e salirete spesso al settimo cielo dal quale vi sarete “buttati con l’elastico”!” Buona fortuna !