UNA SCELTA DI “PESO”
di Stefano Forcolin
Parte fondamentale del montaggio, a volte non tenuta nella dovuta considerazione, la scelta del piombo si dimostra invece di vitale importanza.
Ricordo perfettamente che durante i primi passi compiuti nell’addentrarmi nel meraviglioso mondo del carpfishing, vi era una tendenza generale che consisteva nel fare uso di montaggi scorrevoli, questo era, almeno nella nostra zona, dovuto alla radicata tradizionale credenza che la carpa potesse insospettirsi avvertendo il peso del piombo. Comprendiamo subito di quanti pesci non siamo stati capaci di allamare in quel periodo, in quanto la montatura non poteva compiere il suo lavoro per intero; di fatto veniva a mancare l’auto ferrata, il piombo , svincolato dalla montatura era solo il mezzo per arrivare a pescare più lontano. Dalla premessa si evince di quanto strampalati fossero allora i nostri concetti, dei passi in avanti compiuti e quindi di quanto il peso possa essere importante e, a torto , sottovalutato. Nelle pagine che seguiranno sono raccolte le più disparate esperienze mie e dei miei compagni, che sono servite a farmi capire di quanto sia importante saper scegliere. I nostri pesi sono costituiti da piombo, materia tossica (è stato tolto pure dalla benzina) dal quale ci si deve difendere, in quanto può essere assorbito per inalazione, ingestione, e raramente anche per via cutanea ed essere causa di una malattia grave: il saturnismo, dalla sintomatologia molto grave e fastidiosa, che in qualche caso porta alla morte dell’intossicato. Con ciò non voglio certo gettare inutili allarmismi verso gli appassionati carpisti, nel mio intento c’è solo il desiderio di informare e nel contempo avvertire gli amanti del “fai da te” che preferiscono costruirsi in casa i propri accessori, di prestare la massima attenzione avvalendosi di tutte quelle protezioni e accortezze (aerazione, guanti, maschera, occhiali) atte a scongiurare ogni possibile contatto. Ovviamente anche l’intero ecosistema e i suoi abitanti sono soggetti a rischio in tal senso e una nostra corretta e sensata posizione potrebbe essere quella di usare piombi plastificati, non solo per ragioni mimetico-estetiche. Sotto l’influenza dei paesi Anglosassoni e Scandinavi, il piombo entra sempre meno nelle composizioni dei pesi da pesca, sostituito da altre materie meno pericolose per la salute. Lungo tale profilo non è esclusa la scelta, dove essa possa tecnicamente essere effettuata, di far uso di volgari pietre trovate sul luogo di pesca (ove presenti) e connesse ai nostri montaggi con i sistemi che ho avuto il piacere di esporre in qualche numero precedente della nostra rivista, vi accorgerete che un sasso di 120 grammi non è molto più grande di un piombo convenzionale; mimetismo e ambiente ve ne renderanno merito. Descritti questi aspetti introduttivi che personalmente ritengo di primaria importanza, in quanto penso che sicurezza e salute debbano risultare sempre come elementi di inconfutabile priorità, passiamo ora alla rassegna di quelle che sono le caratteristiche peculiari dei piombi da pesca. Tutti i nostri “pesi” raccolgono in percentuali variabili una serie di peculiarità che diversamente miscelate daranno vita ad organi adatti ad ogni situazione di pesca.
L’aereodinamica è la prima fra le caratteristiche necessarie se dovessimo avere la necessità di raggiungere le massime gittate, i disegni più appropriati sono quelli che riprendono la forma ad ogiva.
La stabilità è una caratteristica che dona al piombo la massima proprietà di tenere in posizione il nostro innesco. In questo contesto entrano in gioco molteplici varianti che dipendono dalla natura del fondo, il range d’azione, oppure dalla pendenza di posa dell’innesco o ancora dalla presenza di corrente. Per ogni tipologia di fondale sono state create esplicite forme ; un fondo duro (sabbia, ghiaia, creta) merita un piombo a palla , per un fondale melmoso sono molto più indicate le forme a pera, per i ripidi pendii dei gradini scoscesi sono invece consigliate le forme sinora descritte ma nella versione “flat” ovvero schiacciata. In presenza di corrente le suddette forme si sposano appieno, come giocano su terreno congeniale i nuovi disegni “Big grippa” di Korda espressamente progettati per casi limite(foto n°D).
Le proprietà auto ferranti sono inglobate e interpretate al meglio da tutte quelle forme molto compatte (palla e pera) ma riprenderemo questo discorso più avanti parlando di peso.
Parlando di potere antincaglio, tocchiamo un argomento, a mio modesto avviso, un po' troppo sottovalutato da molti, in quanto può essere motivo di perdita del pesce (per me lo è stato ,haimè, in molteplici occasioni). Questo aspetto è materializzato nella dote che è insita solo in quella forma che fa sempre “sgusciare” via il piombo tra le varie asperità del fondo (grossi ciotoli, rami, crepe... Scaldabagno, motorini, lavatrici... Basta! Per pietà!) senza correre il rischio di rimanervi incastrato, le forme più appropriate sono l’ogiva , il trilob e in egual maniera tutti quei disegni di forma oblunga o lanceolata.
Con l’idrodinamica vogliamo tenere conto di un elemento che può rivelarsi utile nel momento in cui si pratichi la pesca a notevole distanza in fondali non completamente sgombri. Questa caratteristica consente al piombo che viene trainato ad una certa velocità, di “planare” guadagnando in breve la superfice, scongiurando possibili “attacchi” sul fondo, salvaguardando oltremodo le punte dei nostri ami, sempre molto vulnerabili in queste circostanze. Il trilob è la forma planante per eccellenza, ma anche l’Arlesey di Dick Walker offre buone prestazioni.
Il mimetismo già introdotto all’inizio, può essere argomento di divergenza d’opinioni, le motivazioni che adducono a questo sono legate primariamente a fattori economici, (la plastificazione costa) anche se ultimamente è stato fatto molto in tal senso, mancanza di tempo (per la plastificazione fai da te)e probabilmente un pizzico della solita pigrizia che ci appartiene, fanno poi il resto per portarci nello schieramento di “quelli che pensano” che un piombo visibile non è da ritenersi deleterio ai fini della cattura in quanto non è mai stato da nessuno appurato se una carpa possa individuare e quindi legare la sua presenza ad un eventuale pericolo. Io ora immagino un piombo bello- nuovo di zecca, persino lucido, in acqua bassa e limpida il fondo duro e una luminosissima giornata di sole...Davvero possiamo credere che in certe acque le carpe non abbiano potuto “imparare”? Allora è tempo di imparare noi a nutrire quantomeno dei dubbi ! Questi dubbi, se vogliamo futili, sono spalleggiati da un aspetto sul quale tutti dobbiamo però convenire: l’ambiente, motivo che da solo deve mettere tutti d'accordo , scegliamo allora plastificazioni tono su tono , anche se questo per noi è ovvio!
Con il peso andiamo a valutare una delle componenti di maggiore incidenza che agisce migliorando o inficiando direttamente sulle altre caratteristiche sinora descritte. Per quanto riguarda le distanze di lancio il peso deve per forza di cose essere bilanciato in rapporto all’attrezzo di lancio e all’abilità nell’azione del pescatore stesso. La stabilità viene procurata anche (e sopratutto) dall’azione diretta di un peso adeguato, con ciò però non dobbiamo credere che questo possa salire oltre certi limiti , personalmente compresi tra i 70 e 160 gr, grammature superiori possono compromettere qualche fine equilibrio e rendere reale l’ipotesi che il piombo diventi il piede di porco nelle “pinne”della carpa con il quale fare forza per “scardinare” l’amo (concetto di piombo slamante). Eventuali pesi “massimi” devono, a mio parere, prevedere la loro collassabilità istantanea possibilmente in simultanea alla nostra ferrata. Per le varie pendenze, correnti e range d’azione più svariati , verranno accollati i pesi che possano lavorare con il giusto rapporto che tiene conto di molti dei fattori sinora sviscerati, senza mai eccedere. Un preponderante fattore direttamente collegato alla scelta del peso è il suo potere autoferrante che personalmente ritengo strettamente legato al tipo di amo in questione, in questo caso il test che prevede di alzare il piombo con un amo ad esso collegato e poggiato sul polpastrello dell’indice ci fornirà un parametro sul quale basare le nostre scelte, tenendo presente che la bocca di una carpa il più delle volte è più dura della punta del nostro dito, attenti quindi a non farvi troppo male! Snoccioleremo altri aspetti salienti a riguardo alla prossima occasione , adesso lenze tese, canne piegate e guadini sempre bagnati a tutti voi!!
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