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L'Amur

ROTARY LETTER

L’AMUR

di Stefano Forcolin

 

 

Sono molti i carpisti che non hanno ancora assaporato l’emozione che procura la cattura di un amur. In effetti la distribuzione della carpa erbivora nel nostro paese è ancora da considerarsi a “macchia di leopardo” anche se ultimamente la sua presenza si è notevolmente allargata, estendendosi a buona parte del nostro territorio. Il motivo del perché ciò sia avvenuto è da ricercarsi nelle caratteristiche del pesce , che come prima qualità ha quella di essere prevalentemente erbivoro e di conseguenza di riuscire a mangiare notevolissime quantità di vegetazione presente, che in molti casi infestava bacini o corsi d’acqua, oggi fortunatamente liberi da questo grave problema. La difficoltà nel riprodursi offre inoltre la possibilità di tenere sotto controllo il numero di esemplari presenti. Questo pesce è molto vorace e può ingerire svariati chili del suo alimento preferito quotidianamente, in questo modo il suo tasso di accrescimento è elevatissimo tanto da ottenere esemplari molto importanti nel giro di pochi anni. Gli angler che non hanno ancora avuto modo di catturarlo, inseguono questo risultato con molta trepidazione, quelli che , al contrario, si sono già potuti misurare, non dimenticano più tale esperienza. La sua cattura avviene, di norma, insidiando le carpe e questo, di per sé, non rappresenterebbe un problema se non fosse per il diverso modo di alimentarsi che hanno le due specie . Volendo puntare esclusivamente su questo formidabile ed astuto bestione, sarà consigliabile innanzitutto scegliere dei piani o corsi d’acqua dove sia comprovata la sua presenza. A tal proposito sono da preferire l’alto corso dei canali e le cave di ghiaia, escludendo a priori tutte quelle acque dove vi sia una forte presenza di vegetazione acquatica. A mio avviso la migliore stagione per la “caccia” è rappresentata dall’inizio della primavera, quando l’alimento naturale è ancora di difficile reperibilità. In questo frangente risultano di alta efficacia richiami molto concentrati a base di esche vegetali (tutte le particles sono valide). Nel pieno della stagione , inoltre ,risulta essere molto redditizio, puntare le nostre attenzioni a ridosso dei folti canneti e la ricerca dei margini di piccoli erbai. Per il suo fabbisogno alimentare non disdegna assolutamente esche come le nostre boilies (ottime in colori sgargianti), siano esse di origine vegetale ma anche di fattura a base di farine animali (pesce in primis). Il mio parere è quello di considerare le particles, le esche regine per la cattura della grossa erbivora, quindi nella sfida affido quasi esclusivamente le mie chanches di cattura al mais (anche in versione gigante) o alle tiger nuts. Una nota imprescindibile, sulla quale dovremo porre la massima attenzione sarà rivolta alla fattura dell’innesco e al concetto di impostazione del terminale stesso. I miei inneschi sono tutti di tipo pop-up , in quanto questo particolare risulta agevolare notevolmente la “mangiata” del pesce, che , lo ricordo, non aspira, ma morde l’esca, si dimostra quindi necessario per agevolare l’entrata dell’amo nella cavità orale, sollevare l’innesco dal fondo di almeno 3 , 4 centimetri. Inneschi multipli o troppo lunghi (es. “filotto” di mais o snow man con boilies o tiger) sono da evitare, mantenendosi nell’ottica del concetto rivolta ad un innesco il più corto e raccolto possibile. In questo contesto è di fondamentale importanza la lunghezza dell’hair rig che, manco a dirlo, andrà mantenuta al minimo e per minimo intendo che vi sarà una piccola distanza tra esca e curvatura dell’amo, quella necessaria a conferire allo stesso, una certa libertà di movimento. In fase di abboccata, l’amur è abbastanza statico, quando “morde” provoca nella maggioranza dei casi un avviso in calata del nostro indicatore visivo e proprio per questo motivo sarà benefico caricare a dovere i nostri indicatori visivi, eliminando, quando possibile gli angoli della madre lenza, togliendo eventuali back lead e posizionando con scrupolo la batteria di canne, in questi casi, risulta inoltre quanto mai appropriato l’uso dei line clip; tutto ciò accentuerà notevolmente anche la più debole delle “calate” dell’amur e noi saremo certamente più reattivi. Una potente ferrata è indispensabile, in quanto le labbra della carpa erbivora sono molto callose e dure da penetrare, inoltre un buon mulinello dotato di un alto rapporto di recupero ed una frizione     ben tarata  precisa ed affidabile, ci sarà di grande aiuto, dapprima per recuperare la lenza che questo formidabile nuotatore cercherà di allentare, nuotando il più delle volte a gran velocità , nella nostra direzione e poi per contenere le esplosioni di potenza che il pesce avrà nel sotto riva alla vista di persone, luci e guadino…Questo è anche il momento di maggior pathos emotivo e per il quale molti di noi farebbero “carte false” o darebbero in cambio 10 carpe a specchi…E’ necessario mantenere la massima calma e rimandare il guadino almeno dopo 4, 5 sfoghi del nostro esagitato avversario, almeno fino a che la sua energia risulti controllabile. Il guadino rappresenta un'altra fase saliente e delicata  di tutto il combattimento e se tutto sarà stato ben eseguito, di norma non ci saranno problemi, la massima rapidità di manovra è d’obbligo, in quanto l’amur con le ultime energie, potrebbe ancora sfondarvi la rete oppure uscire saltando proprio come fanno i salmoni…Se siete stati bravi e fortunati avrete la possibilità di fotografare il vostro trofeo che fuori dal suo elemento risulta essere quanto mai vulnerabile. La sua incolumità è strettamente legata al tempo in cui rimarrà fuori dal suo ambiente, perciò è sempre consigliabile essere già pronti all’eventuale cattura eliminando i tempi morti che potrebbero rivelarsi letali. Mi permetto oltremodo di sconsigliare assolutamente la detenzione nel sacco, non ci sono, a tal proposito garanzie sufficienti… Al rilascio va riposto un occhio di riguardo, in questo caso la fretta è sempre cattiva compagna. Il pesce va aiutato ad ossigenarsi e a riacquisire tutte le sue energie , sarà proprio l’avvenuta ripresa a mettere fine alla fase di “recupero”. Non sarà facile incontrarlo di nuovo ma la pazienza è una delle migliori qualità di ogni buon carpista…