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Snag fishing, gioco sporco

SNAG FISHING (GIOCO SPORCO)

STEFANO FORCOLIN

 

 

Il carpfishing è alla continua ricerca di carpe, procedendo nella sua inarrestabile marcia evolutiva è entrato in una spirale contagiando tutti noi che di questa semplice tecnica di pesca siamo riusciti a farne il nostro modo di vivere, per vivere meglio. Esche, terminali e strategie varie mutano in continuazione, di conseguenza le incessanti ricerche fanno sempre da ottimo stimolo per maturare, tutto questo porta ventate di positività e respiro al nostro mondo. Tutto si evolve, anche la nostra minaccia portata in modo sempre più insistente, fa mutare il comportamento delle carpe a tal punto che ogni buon carpista si deve allineare a nuovi sistemi comportamentali di pesci che sottoposti a pressioni crescenti hanno imparato a spiazzarci. La scuola della ricerca delle carpe si basa su principi solidi incentrati su lunghe esperienze ed interminabili osservazioni. Tali fondamenti si sono affinati in modo ulteriore con l’avvento del moderno carpfishing, in quanto un discreto numero di uomini ha potuto dedicare molto del loro tempo allo studio di questo sistema di pesca, basando essenzialmente le loro ricerche sui vari comportamenti del pesce (alimentare, riproduttivo, caratteriale ecc.) Uno dei motivi per i quali una penna debba scrivere , va ricercato nell’importanza dell’ essersi accorti di quanto sia importante ricercare le carpe nei posti più propizi. Molte volte questo può voler dire catturare, oppure no, ne abbiamo la conferma ad ogni enduro, ce ne rendiamo conto ogni qualvolta le nostre ricerche di spot interessanti non ci hanno soddisfatto appieno e, sfiduciati, abbiamo iniziato la nostra sessione con nel cuore la sola, flebile speranza di intercettare qualche carpa vagabonda, cosa che puntualmente non si  verifica e quando  succede è sempre una lezione che travia il pescatore dai suoi buoni propositi e lo conduce a ripetere nuovamente l’errore. E’ inconfutabile che le nostre ricerche sono sempre condotte con l’occhio attento nello scorgere tra le varie asperità del fondale i vari gradini, cumuli di materiale, erbai, legnaie, ruderi, massi oppure canneti, alberi caduti, secche, ninfee e quant’altro possa generare nelle carpe quelle giuste condizioni di permanenza che provengono fondamentalmente da garanzie di sicurezza per l’incolumità e facile reperibilità di alimento. Nella maggior parte dei casi gli ostacoli danno sicurezza e cibo, qui siamo certi di trovare i pesci, in questi punti dovremo concentrare la nostra azione. L’importanza di poter insidiare le nostre prede a ridosso degli ostacoli mette però a dura prova la nostra esperienza di pescatori, in quanto ,questo tipo di approccio, ci obbliga ad alcune doverose considerazioni sui modi e metodi per affrontare queste particolari condizioni di pesca. Quante carpe se ne sono andate portando con loro l’emozione che provavo un attimo prima, lo sgomento dal quale venivo assalito era incolmabile, fino a che non mi resi conto che la giusta maniera di lenire questa insopportabile sensazione, era di mettersi di nuovo alla prova, trovando le risposte che risolvessero i problemi; d’altro canto, tecnologie e stratagemmi sono sempre cresciuti di pari passo con l’insorgere dei problemi dei pescatori e questo è un bene. Il mio proposito è quello di mettere a disposizione degli amici carpisti che ne dovessero aver bisogno, le mie esperienze e le varie soluzioni adottate, che hanno trovato riscontro positivo nella pesca ripagandomi con successo. In questa occasione tratteremo l’uso dei materiali per l’azione in luoghi estremamente ingombri di ostacoli, seguirà un appuntamento sulle tecniche e le varie strategie per “estrarre” i pesci da tali siti, alla fine dovremo avere un quadro generale che ci consenta di pescare nel mezzo di una “tana”, avere delle partenze e perdere un esiguo numero di carpe, questo è valso sulla mia pelle e se alla fine anche uno solo di voi avrà tratto beneficio da ciò, farà la mia gioia. Se nel prossimo numero esamineremo le varie tattiche da adoperare nei diversi luoghi, non si può altrettanto diversificare parlando di quello che riguarda l’uso dei materiali, in quanto le doti di tenuta e robustezza sono accomunabili e irrinunciabili in questo tipo di approccio. Partiamo da dove le carpe arrivano. E’ mio personale parere quello di trovare  gli ami piccoli molto più difficili da togliere, questo trapela dopo svariate slamature di pesci con ami di diverse misure, si è notato che oltre ad un rateo di slamature, durante il combattimento, più basso è stato più volte necessario aiutarsi con uno slamatore nel tentativo di togliere gli ami più piccoli, pensiamo alla carpa che in acqua si trova in condizioni ben più difficili...L’amo piccolo offre un maggiore potere di penetrazione e sarà più facile per lui assumere una posizione definitiva, anzichè una condizione parziale che è più probabile per un amo di dimensioni generose magari per colpa di una ferrata mal assestata o di un piombo sottodimensionato. Da preferire per questi casi particolari i modelli che includono la punta in asse con il gambo, l’occhiello sarà diritto o leggermente ritorto all’interno e, non ultimo, il gambo che dovrà essere corto. Tali caratteristiche sono ,dal canto mio, insindacabili e modelli quali 2xs Fox, Gamakatsu super hook e super rig hook, catcher 1 di C&S, carp hook 1 di Mainline, specialist-pattern 1 di Nash oppure  centurion di Carp’r’us e tanti  altri modelli che però non ho avuto ancora modo di provare comprendono queste essenziali doti, fra tutte il gambo corto; al contrario il gambo lungo offre una leva su cui la carpa allamata, sfruttando il peso del piombo, con furiose testate, farà forza per liberarsi dell’amo. Non si possono certo sottovalutare tali situazioni, in quanto la frequenza con cui il pesce si troverà in una fase di stasi, ossia priva della trazione esercitata dall’angler, è molto elevata, in luoghi come questi capita spesso, poichè vedremo che troppa trazione è deleteria. A collegare l’amo i materiali dovranno essere del tipo extra strong, dopo varie prove non si è dimostrato insensato ricorrere all’uso di materiali che concettualmente sono stati pensati per lo shock-leader. La scelta del libraggio sarà orientata a senso unico preferendo portate dalle 25 alle 35 lb. Armadillo Fox, Rinocord e Ledkore Carp’r’us, Magician Sufix, Quick silver e Snake bite Kryston sono modelli ai quali affidarsi senza timore avendo cura di trovare il giusto equilibrio tra mobilità e tenuta, rapporto basato sul diametro, prediligendo sempre la tenuta, ogni compromesso può voler dire un pesce che se ne va con l’amo conficcato al labbro, questo noi non lo vogliamo! I rig che ne derivano saranno basati sulla semplicità, indi per cui il classico senza nodo che riesce a sfruttare al meglio le caratteristiche di semi rigidezza dei materiali ad alto libraggio è ciò che di meglio possiamo pretendere. Da sconsigliare invece l’uso di mono fluorocarbon in quanto sembra denunciare scarsa tenuta alle forti abrasioni, dimostrando di essere molto più adatto ad altri impieghi. Prendiamo ora in esame il piombo, a prescindere dal peso e dalla forma in quanto argomento sul quale apriremo un approfondimento in futuro, la cosa di vitale importanza nei posti “sporchi” deve essere il suo sgancio istantaneo, il peso assolto il sacrosanto dovere in fase di auto ferrata dovrà staccarsi dal resto del modulo, per non essere d’intralcio nel resto delle fasi, per due motivi: in primis la possibilità di incaglio del medesimo in ostacoli vari, in secondo luogo esiste la possibilità che esaminavamo in precedenza cioè quella di non offrire alla carpa un peso con il quale aiutarsi a togliere l’amo. Per arrivare a questo si consiglia l’uso di montature di sicurezza con piombo a perdere quali: Nash, Korda, Fox, Technipeche e altre alla quale verrà modificata la clip di fissaggio ridimensionandola come mostra la foto1. Altro valido sistema è quello di assicurare il gommino di fissaggio in modo “leggero". Non va assolutamente dimenticato che tali metodi si possono attuare esclusivamente quando si pesca usando la barca, scordiamoci di poter operare con un lancio anche se modesto, nei modi appena descritti, pena l’incolumità di qualcuno che si trova nei paraggi ! Il perdere un piombo ad ogni azione non rappresenterebbe un problema se fosse solo il lato economico ad infastidirci, quello che invece ha spronato a cambiare metodo è l’impatto ambientale che ogni piombo perduto sul fondo avrà per qualche centinaio d’anni . Legare un sasso assicurandolo con una fascetta in plastica e in tale maniera collegarlo alla clip tramite uno spezzone di nilon del 12/14, offre un sistema veloce , “pulito” ed efficace, cosicchè alla nostra ferrata corrisponderà, oltre all’aggancio del pesce, la perdita istantanea del sasso. Appuntamento al prossimo numero dove continueremo ad approfondire la pesca in queste acque “sporche”, dove la pesca molte volte è una vera sfida, ogni problema risolto è una vittoria, dove qualsiasi difficoltà non ci potrà fermare!!