ANNI DI PIOMBO
Di Stefano Forcolin
Dopo essere riusciti a focalizzare le varie caratteristiche di uno spot, ed aver appreso che ognuna di queste avvicina il tipo di piombo ad un certo tipo di fondale e ad una particolare situazione, dovremmo anche essere a conoscenza delle varie tipologie di piombatura esistenti per un finale da carpfishing.
Esistono due grandi famiglie, la prima prevede un piombo munito di attacco (girella-occhiello-ecc.) collegato alla parte finale tramite un’apposita clip in plastica (modello originale Korda di Dominique Audiguè) questo sistema è denominato in derivazione (bolt rig). Esiste un secondo metodo detto in-line che prevede un disegno con il quale la lenza attraversa il corpo del piombo; quest’ultimo potrà anche essere provvisto di tubetto in plastica morbida atto a scongiurare i possibili danni derivanti dalle abrasioni e dai grovigli. Altri progetti, per altro molto esclusivi, vedono accoppiati al piombo alcuni inserti in plastica che consentono con facilità di poter sostituire il peso senza dover operare direttamente sulla lenza. Stiamo parlando di modelli inclusi nelle linee Top-Liners Nash o Combi-Lead Fox. Le piombature in linea sono ancora molto in voga in Inghilterra mentre, dopo un periodo iniziale di grande popolarità, sono state messe nel cassetto dalla maggioranza dei carpisti continentali.
La loro funzionalità ideale viene raggiunta su di un fondale perfettamente pulito e solido, in quanto su terreni teneri la particolare attaccatura del piombo tende a trascinare fuori posizione il nostro terminale. Godono di assoluto potere auto ferrante in quanto non “perdono tempo” a far sentire la risposta del loro peso e questo li rende ideali nella pesca degli esemplari più diffidenti.
Eccelse sono le loro caratteristiche anti groviglio nei lanci molto spinti, oltremodo di fanno apprezzare durante i combattimenti nei folti erbai dove la particolare struttura consente loro di farsi strada con più facilità tra le alghe.
Un particolare occhio di riguardo va rivolto a fondali particolarmente ingombri da ostacoli in quanto queste piombature sono tra le più esposte ai rischi di incaglio.
A proposito di potere auto ferrante vi è in molti, ultimamente, la tendenza di tagliare e quindi togliere la girella da quei piombi nei quali viene inserita sull’occhiello di attacco sul piombo stesso. Questa è una soluzione tecnica che andrà ad avvicinare il peso al terminale e quindi ad agire direttamente sul tempo di risposta dello stesso in fase di abboccata, ma siamo sicuri di aver agito correttamente? È stato appurato che un piombo senza girella crea qualche problemino in fase di presentazione: 1) il finale non potrebbe distendersi adeguatamente sul fondale, 2) il terminale durante la sua discesa sul fondo potrebbe compiere alcune strane evoluzioni e portare con sé tutto il terminale in uno sterile groviglio. Altro motivo per il quale viene tolta la girella è la convinzione che essa possa essere un pendente rischioso sul quale le nostre morbide trecce possano andare ad attorcigliarsi in volo durante la fase di lancio, ipotesi più che mai sensata come perfetto si è rivelato coprire la girella con un tubetto di silicone nella misura più adeguata. Le conclusioni a tal proposito risultano essere che girella e occhiello sono un connubio che porta ad un dispendio di forze in fase di auto ferrata e motivo di groviglio, d’altro canto l’occhiello, da solo, non regge il peso di perfette presentazioni ed ha problemi durante la fase di affondamento. Risulta chiaro, per esclusione ma anche e soprattutto da prove svolte sull’acqua, che l’attacco ideale per il piombo rimane fermo alla girella “affogata” a metà nel corpo del piombo, questa sarà di ottima qualità e di dimensioni generose, il tutto servirà, nel più brillante dei modi, a far ruotare il peso senza nessun impedimento e quindi a svincolarne le negatività dal resto della montatura; doti anti groviglio e auto ferrata saranno indubbiamente fatte salve.
Ritorno sempre volentieri sull’argomento che riguarda il mimetismo o meglio la plastificazione del piombo. Non tutti saranno a conoscenza che tale pratica , oltre ai benefici che nel precedente articolo abbiamo esposto, può risultare un vero e proprio toccasana nella salvaguardia dei nostri finali, soprattutto se stiamo adottando dei pesi dalle forme con spigolature molto forti, capita infatti che durante il combattimento, sotto le furiose testate della carpa, il piombo inizi a ruotare e, come un’alabarda, vada a colpire ripetutamente il terminale sottoposto in quel momento ad una forte tensione, lascio a voi trarre le debite conseguenze!
Una plastificazione ben eseguita toglie in buona parte i rischi derivanti da questo fenomeno. Le coperture plastificanti non sono destinate però a durare in eterno, i danni derivanti da ripetuti lanci e le molteplici cadute sul fondo portano a deteriorare la plastificazione creando piccoli tagli e/o crepe alle quali dovremo prestare la massima attenzione in quanto potrebbero rivelarsi punti di appiglio del nostro finale creando fastidiosissimi grovigli. In questo senso chi ama il fai da te, potrà ottenere un bellissimo ed esclusivo effetto opaco. Questo lo si potrà ottenere plastificando normalmente il piombo e poi, quando è ancora caldo lo si andrà a cospargere con una seconda mano di polvere plastificante, per finire si lascerà raffreddare il tutto. E’ doveroso ricordare, parlando di piombi, che vi è oramai una vera e propria scuola di pensiero che vede nel piombo una sorte di fonte attrattiva, in effetti non sembra affatto priva di senso l’ipotesi di sfruttare tale strumento, sempre a contatto con il nostro innesco, come vero corriere di sostanze che possano guidare le nostre amiche con il muso proprio sopra un terminale innescato, anche se, come faceva notare Spartaco (Grande pioniere del veneziano), vi è sempre la possibilità che la carpa possa aspirare direttamente il piombo! Piombi con sede porta capsula idrosolubile (Richworth) all’interno delle quali iniettare i nostri attrattori preferiti, all’uopo da poco nati i piombi da imbevere nel dip (Zebco), come dalla stessa scuola provengono gli stessi pesi pasturatori per la tecnica del method che diventano strumenti dalla doppia personalità che possono determinare la differenza in talune delle svariate circostanze con le quali chi esercita il carpfishing è avvezzo a fronteggiare. Giunti a questo punto potremo anche avventurarci in qualche pensiero che riguardi il nostro piombo ideale. Personalmente ho dedicato parecchio tempo a questo argomento, anche grazie alla manualità e all’intuito del mio amico Daniele Moro ed ho provato ad accomunare in un piombo il più alto numero di caratteristiche utili , rendendomi in breve conto che è impossibile raggiungere la totale versatilità per il fatto che spesso una caratteristica utile va a scapito di un’altra altrettanto indispensabile, (per es. stabilità e aerodinamica ) mi sono oltretutto reso conto che diventa pressoché impossibile parlare di piombo universale ma si può, riassumendo, trarre una serie di combinazioni che si sono rivelate di giusto effetto. Impariamo in primis a conoscere sempre la natura del fondo sul quale poseremo il peso, assicuriamoci sempre della sua istantanea collassabilità, senza esagerare mai con il peso dello stesso, modelli che ci possono far stare tranquilli sono Trilob, Arlesey, ogiva, all’altezza si sono rivelate forme ad ogiva con alette stabilizzatrici, fate sempre attenzione con l’uso di zavorre dalla base molto larga che in fondali non completamente sgombri creano molti problemi. Una bella scoperta durante il 1° Carpmeeting nel curiosare l’amico Papais che si preparava alla pesca, nella sua cassetta scorsi un piombo dalle fattezze assai curiose, mi spiegò che si trattava di un peso esclusivamente progettato per le lunghe distanze. Zavorra compresa tra i 150 – 200 gr. Forma a medaglia, il fissaggio della clip di sicurezza avviene su di un occhiello posto sulla faccia superiore del disco, la vera innovazione consiste nel punto di chiusura con il cono in gomma in dotazione con la clip che invece andrà ad inserirsi su di un piolo posto in asse con l’occhiello ma sul bordo del disco stesso ciò consente al piombo di staccarsi al primo accenno di bisogno (sia del pesce che del pescatore). Geniale idea dell’amico Sergio “Crazy” Tomasella che molti di voi avranno già avuto modo di apprezzare sul dinamico sito degli amici di Udine www.carpdimensionteam.com. sotto il nome di “Piattello”. Altre peculiarità di questa idea sono un’eccellente idrodinamica in fase di recupero oltre ad un potere auto ferrante sui più alti livelli, un piombo versatile che avvicina le doti in-line a quelle di una zavorra in derivazione, mi è venuto naturale soprannominare questa innovazione L.S.D. (lead Sergio distance) semplicemente perché è allucinante! Possiamo concludere che la tendenza di molti carpisti, cioè quella di affidarsi ad un unico modello di peso in tutte le circostanze, sia dettata dalla scarsa conoscenza e dalla mancanza d’esperienza, deficienze deleterie per la pesca…. E non solo…Come al solito vi saluto con la speranza che per qualcuno, una riga, torni utile…