LA STAFFETTA
E’ molto in voga ultimamente, tra i carpisti, occupare uno spot presso i laghi più blasonati e frequentati e tenerlo stretto per lunghi periodi, dandosi il cambio gli uni, con gli altri. Questo gioco di squadra, se ben pianificato, porta ad ottimi risultati, ma soprattutto ci può far comprendere le vere potenzialità di un posto di pesca…
Mi sento come il capitano che sta abbandonando la propria nave. Poso le chiavi dentro al piatto, sopra il cassettone come mi ha lasciato scritto Sergio, guardo ancora una volta i tanti soprammobili che affollano i pochi mobili. Al muro, in alto sono appesi un paio di sci da sci nautico, la testa imbalsamata di un cervo e quella di un grosso luccio. Qualcuno dei “miei” ha lasciato un hair rig con una pop-up innescata… Il cottage ha un calore particolare, tutto perlinato in legno, compresi i pavimenti. Fuori, oltre l’ampia finestra, il lago, immenso e potente. Un ambiente nel quale tutti noi abbiamo gioito e sofferto ma soprattutto siamo stati bene in compagnia…Credo di sentire ancora le voci di quelli che lo hanno abitato, rivedo le loro facce. Mi siedo sull’angolo interno della panca della tavernetta, deciso di vivere questo ultimo, splendido, ma allo stesso tempo, malinconico momento . Apro un libricino verde, è un diario che tutti noi abbiamo aggiornato giorno dopo giorno, annotando tutto ciò ci fosse sembrato utile per quelli che sarebbero arrivati a darci il cambio. Più di 2 mesi di carpfishing ininterrotto, iniziato verso la fine di Agosto e chiuso ora, alla fine di Ottobre. Era iniziato tutto per caso, da uno spunto di Tiziano, il quale era al corrente dell’esistenza di queste baite proprio in riva al lago, presso le quali qualche raro carpista, aveva già iniziato a compiere qualche impresa eccellente. Attraverso un contatto con il toscano del nostro gruppo, Luigi , venimmo a conoscenza dell’esistenza di un cottage bellissimo, proprio in riva al lago. Ora posso affermare, riferendomi ai probabili errori commessi , che una negligenza è stata proprio quella di non aver sondato il settore , prima di confermare la prenotazione presso la baita. Probabilmente non sarebbe servito a dissuaderci, ma se avessimo avuto un po’ più di accuratezza, forse le cose sarebbero andate diversamente. Queste affermazioni sono basate sui miei forse, sui se, e sui ma e quindi adesso potrei dire che poteva sembrare tutto così facile e scontato e invece… Stò pensando che quello che non abbiamo centrato appieno, lo abbiamo pagato tutto noi, ora questo è motivo per una nostra profonda analisi che alla fine ci farà crescere affermando di avere aumentato il nostro bagaglio di quelle esperienze che contano per davvero. Il posto lo eravamo andati a vedere e mi ricordo che una delle cose che ci fecero riflettere, fu che la nostra posizione di centro lago, era buona. Questa convinzione era data dal fatto che sia a monte che a valle avevamo, neanche troppo vicini due famosi campeggi, dai quali erano state, sin da tempi lontani catturate fior di carpe. Avevamo poi, sia a destra che a sinistra due splendide e grandiose baie, che facevano sembrare il nostro promontorio, un punto di passaggio obbligato. Queste poche ma per noi confortanti e utili premesse ci avevano convinto anche e soprattutto, in virtù del fatto che avremmo portato avanti un programma di pasturazione organizzata, pianificata sotto il profilo qualitativo e soprattutto molto dotata sotto l’aspetto della continuità. Voglio potermi permette un piccolo esame di coscienza che da imputato mi vede colpevole. Credo questo perché forse, proprio l’opportunità di avere a disposizione un ottimo programma di cibatura, ci ha fatto per un momento mettere in secondo piano quelle che invece dovevano essere per noi delle priorità. E’ ovvio che poi l’esperienza insegna e col senno di poi è facile anche poterlo affermare. In verità ci sono stati momenti buoni. Quello iniziale a parte la prima settimana di rodaggio, per esempio è stato un buon periodo e le catture sono avvenute, mai in maniera troppo abbondante, ma comunque soddisfacente, considerando il periodo di fine estate. Anche le taglie rimanevano su livelli non eccelsi, comunque tutto questo faceva ben sperare quelli che a casa ricevevano le notizie. Avevamo a disposizione due tipi di esca, una ready made Richworth ed una rollata da tutti con la stessa ricetta, con i prodotti di Big Fish. A completare gli ingredienti di pasturazione ci eravamo dotati di una buona scorta di pellets di alta qualità, le Gulp di Big Fish, composte con gli stessi ingredienti che compongono i mix per boilies, fatto salvo per quelli leganti, ovviamente. Con le speranze già acquisite entrammo in una settimana che invece per alcuni motivi, fu solamente interlocutoria ed alquanto deludente, soprattutto dal punto di vista dei rapporti interpersonali all’interno del nostro team e sui quali voglio solo stendere un velo per poter dimenticare. Era a questo punto già evidente che il primo periodo buono era rimasto isolato e non era stato confermato in seguito, segno evidente che le carpe catturate erano pesci stanziali e una volta presi quelli…A confermare tale ipotesi vi era pure la cattura di una regina di otto chili, catturata a distanza di qualche giorno, per la seconda volta. A questo punto è giusto inserire alcune note, con le dovute considerazioni, per quel che riguarda il profilo del fondale che avevamo davanti. La riva scendeva in maniera decisa ma non troppo repentina, tale da far segnare 4mt di profondità a circa 25 mt da riva, continuava dopo il primo dentello, a scendere fino a 10/12mt a circa 70mt per poi cadere nelle profondità più buie con un’elevata pendenza e molto repentinamente. All’apprendimento di questa verità, vi furono i dovuti commenti. Si poteva pensare che una sponda con quel profilo, dislocata in quel punto, prossima ad elevate profondità, potesse essere un possibile punto di passaggio per pesci in transito, per raggiungere zone di tenuta invernale. Quindi le nostre speranze erano legate ai possibili sviluppi dovuti agli abbassamenti di temperatura, che dovevano segnalare l’arrivo della stagione autunnale. Speranze che furono prontamente confermate con l’arrivo della pioggia e di un’ottima settimana, dove venne a mancare solo qualche pesce di pezzatura un po’ più “forte”. Alla fine di questa settimana, il tempo tornava ad essere bello stabile per dar vita ad uno dei più caldi mesi di Settembre che si possano ricordare. E’ il mio momento, una settimana afosa. Meteorologicamente non vi sono le premesse, anche se riusciamo a catturare qualche pesce, perdendone come minimo il doppio. Nulla, però, di eclatante, a parte una splendida settimana di vacanze e relax puro. Stando a stretto contatto con il posto, cerco di fare il punto della situazione. Noto che lo spot è sottoposto ad una buona e costante azione di pasturazione, quindi non è certamente questa la ragione da analizzare per scoprire qualcosa in più. Una cosa, dai dati che leggo è che in effetti vi è un certo traffico di pesce che entra in direzioni alternate nei due sensi , ad intervalli di circa 2/3 giorni. Mediamente si tratta di piccoli branchi di regine con pesi compresi tra gli 8 e i 12kg ed il loro transito si è sempre tramutato in notti con più di una cattura (spesso anche 3). E’ evidente che il settore non è ben frequentato dal ciprinide che ci interessa, ed è principalmente su questo fattore che noi dobbiamo sforzarci di dare risposte concrete e tangibili. Ho sempre avuto conferme che quando sono riuscito a pescare negli spots dove avevo pesce sotto, ho quasi sempre fatto pescate da ricordare e quindi per me è la prima cosa naturale che mi viene da pensare, se i risultati non sono pari alle aspettative. Fatico sempre a dare la colpa alla pasturazione (poca/tanta), ancor meno mi riesce per quanto riguarda la scelta delle esche delle quali mi fido ciecamente. Ma allora che cosa ci poteva essere (o non essere) perché quel sito non fosse sufficientemente popolato di carpe? Per capirlo bastava sapere come era strutturato un fondale nello stesso periodo, sullo stesso lago dove però i pescatori in azione riuscivano a fare anche 10 pesci a settimana con taglie da far girare la testa…Avere la possibilità di fare questo è come saltare a piè pari, tanti, lunghissimi, interminabili giorni, in attesa che un segnalatore suoni qualche cosa… Le ricerche, i contatti, gli amici, le lunghe telefonate, servono sempre. Il fondale da sogno era presente sulla sponda opposta, la sponda a Nord che quindi godeva dei raggi solari da mattina a sera. Questo fattore viene spesso sottovalutato dalla maggioranza dei carpisti ed invece andrebbe tenuto nella dovuta considerazione, nella scelta di una spot, su di un grande lago. Ricordiamoci sempre che il sole è vita, specie ad inizio Primavera ed inizio Autunno. Dalla nostra parte, invece, il sole già dal primo pomeriggio latitava, nascosto dietro un picco montuoso che sovrastava alle nostre spalle. Sono sempre stato convinto che il sole abbia, specialmente nei cambi di stagione una forte influenza sull’attività e gli spostamenti del pesce, in quanto con i suoi poteri influisce direttamente sulle temperature acquatiche ed inoltre con la propria luce può generare o meno concentrazioni di vegetazione in acqua. Il profilo della sponda presa da riferimento, generava una linea con una bassa pendenza che scendeva dolcemente verso centro lago, mantenendo per un lunghissimo tratto una media di circa 4 mt, non superando mai gli otto metri di profondità, guarda caso questa zona era tappezzata da una fitta macchia di leopardo di folti ed estesi erbai (poca profondità = a + luce). Il nostro fondale, come accennavo poc’anzi scendeva troppo rapidamente e formava un “orticello fertile” troppo stretto per essere considerato zona interessante, infatti nella nostra zona, non vi era l’ombra di un erbaio, di conseguenza non poteva essere presente una quantità interessante di cibo tale da attrarre parecchio pesce in zona. Una considerazione è utile per scongiurare errate interpretazioni su quanto affermato. Le sopraccitate zone ad erbaio, continuano ad essere interessanti per la pesca sino alla fine dell’Estate, ossia fino a quando, nelle piante non avvenga la fine del loro ciclo vitale, con il quale avremo un processo di degrado nelle piante che le porterà a marcire fino a farle cadere sul fondo. Questo fenomeno da considerare a tutti gli effetti come inquinante, aumenta vertiginosamente i valori chimici dell’acqua, rendendola , tra le altre, molto acida. Esorto chicchessia dal pescare in zone interessate da questo fenomeno. Scommetto con chiunque a scovare una carpa in questi luoghi.
Ero soddisfatto. Un po’ deluso, ma soddisfatto. Avrei potuto contare su queste semplici riflessioni , la prossima volta. Chiusi alle spalle la porta, posai i miei passi su quell’erba così soffice, sapendo che sarebbero stati gli ultimi…Ho pensato che il carpfishing, a volte sa essere molto crudele!