· 

Etica del carpfishing

Il rispetto per il pesce

 

Prima di iniziare a trattare la parte tecnica della pesca mi preme spendere alcune considerazioni sul rispetto del pesce, un argomento di primaria importanza per il pescatore sportivo.

Nelle mie esperienze sul campo mi è successo molte volte di catturare grosse carpe “famose” e note nell’ambiente, perché portate spesso dinnanzi ad un obiettivo fotografico.

In tutte queste occasioni ho provato gratitudine per chi mi aveva preceduto e rilasciato quel pesce, permettendo anche a me di godere di quella gioia!

Ho purtroppo provato anche il rovescio della medaglia vedendo morire per vili scopi culinari uno dei pesci che ho amato di più, a cui dedicai postuma la mia linea di boilies ready made “Crazy”.

Rilasciare bene un pesce è doveroso e semplice, basta dotarsi degli accessori adatti e non commettere imprudenze ed errori grossolani.

Tutto ciò che serve sono: il guadino delle giuste dimensioni, un materassino sufficientemente imbottito, una pinza di slamatura a becchi lunghi ed un secchio da riempire d’acqua per tenere bagnate le branchie dell’animale.

Uno dei momenti di maggior stress per la carpa è quando finisce il combattimento ed il pesce si trova nel guadino.

Questo disagio è maggiore in funzione della profondità a cui era calato il nostro terminale.

Un pesce allamato in due metri d’acqua, si stressa molto meno di uno portato a galla da un fondale di dieci. Lo sbalzo pressorio e di temperatura implicano quindi una situazione di maggior rischio.

La preda nel guadino è in una condizione di saturazione lattacida muscolare e di difetto di ossigenazione, la soluzione migliore sarebbe lasciarla alcuni minuti in acqua nella rete a riprendersi nel suo elemento.

La carpa non è un animale delicato e sopporta agevolmente la permanenza fuori dal suo elemento se mantenuta costantemente bagnata. Ci sono però delle stagioni (le più calde) dove non è il caso di indugiare più di 5-10 minuti al massimo. Paradossalmente anche le temperature inferiori ai 6-5 gradi, possono provocare stress da congelamento.

D’estate conviene fotografare il pesce direttamente nell’acqua dopo averlo slamato con l’ausilio di una pinza per non provocare lacerazioni eccessive all’apparato buccale dell’animale.

Gli accessori di mantenimento (carp-sack e sacche galleggianti) presentano sempre delle controindicazioni e sono purtroppo numerose le storie di carpe perse nelle sacche a causa delle condizioni meteo.

Questi strumenti concorrono anche a togliere il muco protettivo dalla pelle del pesce e andrebbero fortemente limitati come utilizzo.

Non è mia intenzione fare il moralizzatore al riguardo e capisco che una bella foto sia l’obbiettivo meritato di tanti pescatori.

A tal proposito vorrei semplicemente suggerire di non porre le sacche sommerse in profondità troppo elevate d’estate se non si è certi che vi sia ossigeno disciolto fino al fondale.

Molti laghi italiani hanno un termoclino estivo posto a 2 metri dalla superficie e questo significa che al di sotto di quella fascia il pesce soffrirebbe di anossia, uno stress molto pesante a volte mortale.

Per questo motivo in estate sono da considerarsi più sicure le sacche galleggianti. In inverno, le stesse, rischiano di far rimanere il pesce nella fascia più fredda come temperatura e dobbiamo preferire le affondanti.

Attenzione al moto ondoso ed al conseguente “sbattimento” e rischio di perdita accidentale della sacca con il pesce al suo interno!

Per i grossi ciprinidi è normale procurarsi abrasioni e ferite sugli ostacoli durante i momenti concitati della frega o per la frenesia di alimentarsi.

Il muco che le ricopre è naturalmente ricco di fattori anti-batterici e micotici, risultando più spesso e denso proprio nelle acque inquinate, per questo motivo l’utilizzo degli antisettici ad uso topico gratifica più il pescatore che non la carpa, ma rappresenta un gesto dal forte valore simbolico. Consiglio l’uso di prodotti nati per il laghetto e la cura delle preziose koi, oppure i gel specifici commercializzati nei negozi di pesca, che sono più collosi e resistenti all’acqua.

Gli specchi d’acqua sono biotopi chiusi ed i loro abitanti si adattano in maniera specifica alle malattie ed ai parassiti endemici.

Dobbiamo quindi prestare cura alla nostra attrezzatura di mantenimento, disinfettandola dopo ogni utilizzo al fine di non spostare patogeni o virosi da un ambiente all’altro.

La soluzione più semplice è l’uso di amuchina o disinfettanti a base di cloro, da diluire nelle giuste quantità in una bacinella d’acqua in cui immergere la rete del guadino e le sacche a fine sessione. Questo accorgimento elimina anche i cattivi odori.

Per il materassino che in genere è impermeabile, sarà sufficiente l’uso di alcol etilico spruzzato direttamente e poi sciacquato.

Per ciò che riguarda la sicurezza in pesca, intesa come utilizzo di attrezzature e terminali che non arrechino particolari rischi, avremo modo di discutere parlando delle strategie in funzione degli ambienti in cui peschiamo. Un pesce poco stressato è più facile da catturare nuovamente perché non perde confidenza con le esche e la pasturazione, contrariamente ad uno fortemente disturbato che potrebbe anche non farsi mai più catturare.