-“4 oz. semolina, 4 oz. full fat soya flour, 2 oz. maize gluten”
-“4 oz. semolina, 4 oz. soya flour, 2 oz. Vitamealo”
-“6 oz. semolina,4 oz. soya flour”
Il concetto di “base mix” è molto antico e rappresenta l’inizio di un’avventura che ci porterà ad evolvere in maniera sempre più specialistica avendo ben chiaro il punto di partenza da cui tutto è iniziato.
Le ricette scritte con cui iniziamo il capitolo, sono le più vecchie che ho potuto trovare nella letteratura a mia disposizione, e fanno riferimento ad uno sviluppo dell’esca molto lontano dalle teorie di Fred Wilton, in quanto non rappresentano un concetto di elevata nutritività (HNV), ma semplicemente un veicolo grazie al quale trasportare in acqua dei segnali attrattivi liquidi, inseriti in fase di impasto insieme a uova e dolcificante.
Si tratta degli antenati del mix 50/50, definito da alcuni autori semplicemente “boilie mix”, storicamente portato alla ribalta dall’azienda inglese Richworth che ci basava le sue fortunatissime ed efficaci ready made.
La definizione non è chiara e ci sono differenti versioni avvalorate da più autori.
L’ipotesi più accreditata è che “fifty-fifty” fosse un sinonimo che indicava una miscela adatta a essere tagliata al 50% con altri ingredienti, in modo da creare un risultato finale più completo e performante.
In sostanza una base da taglio efficace in termini di meccanica, che garantiva di riuscire a creare esche compatte e resistenti, anche se impastata con ingredienti sleganti e scomodi da gestire.
A sostegno di questa ipotesi si trovano numerose ricette che presentano come ingrediente questo primordiale “boilie mix” in parti uguali con pellet, estratti o farine di gusto.
Questi sono alcuni esempi del concetto:
-“4 oz. boilie mix, 4 oz. munchie (biscotti per cani) ”
-“4 oz. boilie mix, 2 oz. trout pellet, 2 oz. Casilan (caseinato di sodio)”
-“4 oz. boilie mix, 2 oz. herring meal, 2 oz. PYM (un estratto di lievito) ”
-“4 oz. boilie mix, 2 oz. Kit-Kat (biscotti per gatti), 2 oz. wheat germ”
Io sono molto legato al 50/50 perché fu il primo mix che rollai, in un periodo storico in cui nel nord est arrivavano pochissimi prodotti dedicati al self made e solo alcune esche ready made.
SBS era all’epoca una delle poche aziende che commercializzava miscele pronte, quindi iniziai così, usando il loro eccezionale mix impastato con un prodotto a base di amminoacidi e aroma alla fragola.
Ricordo ancora il sacchetto di carta da 2,5 kg. ed il profumo di farina e di latte che sprigionava ogni volta che lo aprivo!
Ero convinto che le carpe fossero sostanzialmente erbivore e che le farine di cereali rappresentassero il massimo in termini nutritivi per catturarle, teoria peraltro giustificata da anni di pesca con la polenta di mais e biscotti, creata con latte concentrato ed estratto di anice.
Non c'era bisogno di ricercare soluzioni più nutrienti perché riuscivamo comunque a catturare un sacco di pesci, senza quindi percepire mai il limite di un’esca rispetto a un’altra.
Partendo dalla base pronta che compravo da Boscolo sport a Preganziol, cominciai a elaborare una mia versione, documentandomi e provando a replicare, confrontando le esche fatte col mix ready.
Ancora oggi questo mix rappresenta la mia scelta ideale per tutte le occasioni in cui non si può pasturare preventivamente una posta, impastandolo con delle caratterizzazioni specifiche che permettono di creare delle boilies velocissime a entrare in pesca.
Questo perché il 50/50 è una miscela che lavora perfettamente in acqua (non a caso è stata scelta come base di produzione per le esche pronte), portando attrazione e risultando molto gustosa per il pesce, senza però saziarlo anche in condizioni metaboliche difficoltose.
Molti neo carpisti hanno perso di vista o nemmeno conosciuto, una soluzione comoda, veloce ed economica, ideale per la maggior parte delle pescate.
Mi sembra giunto il momento di rivalutare il mix più famoso e storico, che oltretutto rappresenta un buon modo per fare esperienza con farine, impasti e basi aromatiche, per costruire le basi di un'esperienza che permette di creare evoluzioni sempre più personalizzate, funzionali al proprio modo di pescare e pasturare.
La ricetta del 50/50 è una semplice evoluzione di quanto descritto all’inizio di questo capitolo, unendo praticamente quattro ingredienti che sono: semolino, farina di soia, farina di mais e latte in polvere dosati in parti uguali.
La versione industriale di Richworth differiva per la maggior quantità di proteine animali, che permettevano di alzare il valore nutritivo dell’esca, trovando così il consenso dei cultori della parallela teoria HNV, e migliorando la lavorabilità dell’impasto adattandola alle dinamiche produttive dei macchinari industriali.
Si aggiunsero quindi altre farine alla miscela, fra cui proteine del siero del latte, la caseina rennet, il caseinato di sodio, vitamine, minerali ecc. fino a giungere a una ricetta ribattezzata “gold” che contava un totale di 13 ingredienti.
Altri invece sostituirono semplicemente il latte con prodotti analoghi ma più tecnici e con maggior tenore proteico.
Lo sviluppo di una versione italica all’altezza dell’originale, fu particolarmente impegnativa, perché era difficile trovare gli ingredienti, in particolare il semolino, che in Italia è una definizione che accorpa molti tipi di farine differenti per granulometria e processo produttivo.
Fui così costretto a studiare numerose varianti che m’impegnarono per alcuni anni, fino a giungere a un traguardo che mi permetteva di salvaguardare l’eccezionale digeribilità dell’insieme, mantenendo le caratteristiche meccaniche e di scambio con l’acqua che sono fondamentali per questo mix.
Ragionando sui singoli ingredienti capii che la chiave di volta per la digeribilità era la cottura e subito mi fu chiaro che dovevo ricorrere a farine pre-trattate termicamente.
Per quello che riguarda il semolino, cominciai utilizzando quello comunemente venduto per fare minestre e gnocchi, prodotto partendo da un grano differente da quello utilizzato per fare la pasta, che è rimacinato in modo da modificare la struttura cristallina dell’amido e far si che possa cuocere molto velocemente.
Poi passai al semolino precotto destinato alle creme per bambini, eccezionale come resa e gusto ma costoso, per arrivare infine a trovare quello che tecnicamente mi convinceva di più, ovvero la farina pre gelatinizzata di grano (pre-gelatinized wheat flour) ottenuta dal chicco tostato preventivamente.
La farina di soia mi impegnò meno perché mi fu chiaro fin da subito che la scelta migliore sarebbe stata quella a uso umano usata in pasticceria, trattata termicamente con tostatura, ricca di lecitine e proteine e col caratteristico aroma di nocciola conferitole dalla deamarizzazione.
Per ciò che riguarda il latte, utilizzavo anch’io il vitamealo commercializzato da molte aziende del settore, fino a quando non presi la decisione di sostituire questo prodotto zootecnico con il più nutriente e tecnologico latte spray dried usato nell’alimentazione umana per la produzione di dolci e gelati, ricco in proteine e arricchito di glucosio che rende il gusto ancora più dolce.
Seguendo la ricetta di Richworth, aggiunsi la caseina rennet che migliorava ulteriormente il risultato finale.
Infine per il mais, utilizzai da subito la farina precotta per polenta istantanea.
Ecco quindi il mio 50/50 molto dinamico e digeribile, con il quale riuscii a superare per resa e qualità il prodotto commerciale al quale mi ero fin lì affidato.
La ricetta finale prevedeva:
-35% semolino precotto
-25% soia tostata
-20% farina di mais precotta
-13% latte intero spray
-07% caseina rennet
Il perfetto equilibrio strutturale fra amidi e proteine animali la rende adatta a creare svariate caratterizzazioni che prevedano anche l’inclusione di elementi instabili e sleganti, mantenendo le qualità meccaniche necessarie a produrre una buona boilie, rendendo di fatto questa miscela un perfetto all round adatto sia al principiante del self made che all’esperto.
Rappresenta inoltre il trampolino di lancio per iniziare a creare progetti più complessi ed elaborati, dedicati a utilizzi e approcci mirati.