“To make a bottom bait mix your chosen ingredients dry. Beat 6 standard eggs,add to the mixture and mix thoroughly. If too sticky leave a few minutes , roll into balls , place in boiling water for 1 or 2 minutes.”
Così scriveva Fred Wilton nel 1972 sul “British Carp Study Group Magazine” .
E’ corretto affermare che questa è la data ufficiale della nascita di un’esca che rivoluzionerà negli anni a venire la moderna pesca della carpa.
In realtà la collocazione storica più avvalorata è compresa fra gli anni ’60 e gli anni ’70 , epoca in cui si passò dalla “pastella” (paste bait) alle esche cotte. Anche Jim Gibbinson nel libro “Carp” del 1968 parla di “boilie paste bait (doughboys)” , riferendosi ad un sistema utilizzato per evitare il disturbo dei piccoli pesci durante l’azione di pesca.
E’ proprio per questo motivo che nasce la boilie, un’esca funzionale fin dalle origini , la cui prerogativa più importante era ed è la selezione della taglia.
Ma chi era Fred Wilton , padre delle moderne esche da carpfishing?
In realtà non si conosce molto della storia di questo eclettico pescatore del Kent perché Fred non fu mai attratto dalla popolarità e studiò ed elaborò la sua teoria sulle esche per fini personali da condividere solo con un ristretto gruppo di amici.
Io sono riuscito a contattarlo e creare un rapporto profondo seppur epistolare , in questo modo ho potuto chiedere direttamente a lui come nacque la boilie :
Dear Sergio,
Thank you for your letter , I shall try to answer your questions so this may be a long letter! I did not fish as a boy, as there were no anglers in my family. I fished for the first time in 1964 when I was 27 years old, my young nephew wanted to try fishing and although I knew nothing about fishing I was asked to take him as I had a car. I took him to a small lake at Keston several times, he fished but caught nothing so I tried and I caught nothing we then tried the river Thames and caught a fish up to about 1lb.In autumn 1965 I walked round Keston and saw a fish of 5-6 lb. which I did not recognize, I went to a public library, and looked at fishing books and came across a book called :”Still water Angling” written by Richard Walker , the carp record holder , and realized that I had seen a carp , and I was determined to catch one! The bait used for carp at that time were potatoes , bread paste or worms fished on bottom , and bread crust fished on the surface. However I did catch a 10 lb. carp on bread crust , one of the only 3 carp caught in Keston that year! The next year I decided to make a paste bait containing PYM*, Pomenteg** and wholemeal flour , mixed this with eggs rolled it into balls and boiled them for 1 minute to form a skin. Again I baited Keston and again I failed! I tried pieces of sausages and this failed too! In late july , I became a member of Dartford Fishing club and I fished their lake at Sutton for the night using pieces of sausage and caught 2 carp. The following night I fished again with sausage and again caught carp. I wondered if the carp might the boiled bait , so I baited during week and fished with boiled PYM baits on Friday night and caught several carp, the next night I caught even more! I could not understand why Sutton carp would take baits Keston carp would not! I was told that Sutton was a “hungry” water but people fishing with bread paste or potatoes were not catching carp. I thought about the difference between Keston and Sutton and realized the answer was in the food value of the bait! Both sausage and PYM baits were too low food value to interest the carp at Keston , but in the “hungry” water Sutton the same food value enough to interest the carp…and the HNV***theory was born! I set about improving the food value of the bait, and I baited the second lake and caught every time I fished. In three months I caught more than 100 carp! At that time it was thought that carp were almost impossible to catch in the winter, and a Dartford member who wrote articles for the fishing papers , asked me if he and I could fish Sutton with the bait to see if we could catch carp in the winter. We did fish and caught 72 carp, one from the lake when it was almost frozen over! During the winter I put casein in the bait for the first time and also vitamin C.I have never used fishmeal, I thought about it in the early day but decided that if I used it in bait people would smell it and also put it in their bait. If this happened I could not have been sure that my result were due to the ingredients I was testing! It is essential that once you have established a bait with a particular smell it is not used in a bait with a lower food value , and fishmeal has a strong smell for the fish! Some years ago a friend of mine took someone fishing with our bait, something we all did, but this man worked out the smell and without our knowing he and his friend used it in a much poorer bait. We did not realize what was happening when our results dropped off drastically, until he wrote about in a book , we kept the bait the same but changed the smell, and our catches went back up to normal , whereas without our baits bolstering there low value baits their catches decreased and stopped!
(Caro Sergio ,grazie della tua domanda, proverò a rispondere ! Io non ho mai pescato da ragazzo perchè nella mia famiglia non vi era nessun pescatore, sono andato per la prima volta nel 1964 quando avevo 27 anni, per accompagnare il mio giovane nipote che voleva provare a pescare e io ce lo portai visto che avevo la macchina. Andammo diverse volte in un piccolo lago a Keston ma non prese mai nulla , quindi anche io provai alcune volte sul fiume Tamigi dove catturammo un piccolo pesce. A Keston vidi più volte dei pesci di circa 2-3 kg. che non riconobbi quindi mi recai in biblioteca e trovai un libro dal titolo “Still water angling” di Richard Walker il famoso detentore del record e realizzai che avevo visto delle carpe e decisi che ne avrei presa una! Le esche usate all’epoca erano la patata, la mollica di pane o vermi per pescare a fondo e la crosta del pane per la pesca superficiale. Comunque presi una carpa di circa 5 kg. a galla col pane , una delle uniche 3 prese in tutto l’anno a Keston! L’anno dopo decisi di fare una pastella contenente PYM*, Pometeng**e farina integrale , mescolato con uovo , rollato in palline e bollito per un minuto fino a formare una crosta. Provai di nuovo pasturando a Keston e fallii nuovamente. Provai pezzi di salsiccia e anche questo tentativo fallì! A fine luglio divenni membro del Dartford fishing club e pescando durante la notte nel loro lago a Sutton presi 2 carpe. La notte seguente presi altre carpe con le salsicce. Mi chiesi se alle carpe piacessero le esche bollite, quindi pasturai durante la settimana e pescai con le esche fatte col PYM ecc. il venerdì notte prendendo diverse carpe e la notte seguente ne presi ancora di più! Non riuscivo a capire come mai le carpe di Sutton mangiassero quelle esche e quelle di Keston no! Mi era stato detto che Sutton era un’acqua povera di nutrimento , però le persone che pescavano con mollica e patate , non prendevano carpe.Pensai alla differenza fra Sutton e Keston e realizzai che la risposta stava nel valore nutrizionale dell’esca! Sia l’esca con la salsiccia che quella col PYM avevano un valore nutritivo troppo basso per interessare le carpe di Keston, ma a Sutton lo stesso valore nutrizionale era sufficiente per interessare le carpe e la teoria HNV*** nacque! Quindi decisi di migliorare ulteriormente il valore nutritivo dell’esca e pasturai nel secondo lago catturando ogni volta. In tre mesi ho preso più di 100 carpe! A quel tempo si credeva che le carpe fossero impossibili da prendere in inverno e un membro del Dartford club che scriveva articoli per il giornale di pesca mi chiese se potevamo pescare insieme a Sutton con le mie esche per vedere se riuscivamo a prendere carpe anche in Inverno. Quindi pescammo e prendemmo 72 carpe, una anche con il lago quasi completamente ghiacciato! Durante l’inverno misi caseina nelle esche per la prima volta e anche vitamina C. Non ho mai usato farine di pesce , ci avevo pensato le prime volte ma ho capito che se le avessi usate nelle esche gli altri pescatori le avrebbero riconosciute e le avrebbero usate anche loro nelle loro esche. Se così fosse successo non avrei potuto essere sicuro che il mio risultato fosse dovuto agli ingredienti che stavo testando! E’ essenziale che una volta che hai studiato un’esca con un odore particolare ,questo odore non sia utilizzato anche in esche a basso valore nutritivo e la farina di pesce ha un’odore forte e distintivo per le carpe! Successe che un amico utilizzò un aroma simile al nostro su esche molto povere di nutrimento e anche i nostri risultati crollarono drasticamente e non capivamo perchè fino a quando scrisse su un libro ciò che stava facendo. A quel punto mantenemmo l’esca cambiando l’odore e le catture tornarono normali , mentre senza il supporto delle nostre esche ,le loro finirono per non catturare più.
*PYM, acronimo di:”Phillips Yeast Mixture” , un tonico in polvere per uccellini composto di lievito di birra,e minerali, usato da Fred Wilton per apportare vitamine, minerali proteine e per dare alle esche un gusto particolare
**Pomenteg,un ingrediente per pastura da fondo , composto da fecola di patate e uova , utilizzato come addensante per le sue specifiche capacità leganti
***HNV , acronimo di :”High Nutritional Value” , ovvero elevato valore nutritivo. Il nome dato alla teoria di Fred Wilton
“The Wilton bait theory”, uno degli argomenti più dibattuti ed a mio avviso fraintesi dell’intera storia del carpfishing moderno!
Cosa pensava realmente Fred in merito all’esca perfetta?
La sua visione era molto fuori dagli schemi per l’epoca storica in cui iniziò a pescare, sosteneva infatti la possibilità di condizionare le abitudini alimentari del pesce proponendo con costanza un alimento nutriente, difficilmente attaccabile dai pesci di disturbo e facilmente individuabile grazie alla presenza di attrattori e stimolanti.
Inoltre introduceva già l’importante principio della differenziazione rispetto agli altri pescatori presenti che lo portò ad usare le complesse proteine del latte invece delle farine di pesce già troppo utilizzate nelle pastelle dell’epoca.
la teoria di Fred è stata fraintesa e spesso ritrattata senza che all'interessato importasse molto di replicare visto che decise di uscire dal mondo che lui stesso ha contribuito a creare, a causa delle brutte discussioni che avvenivano anche negli anni '70!
Analizziamo i principali fraintendimenti dell’ HNV theory:
Quasi tutti gli autori identificano la scelta delle farine proteiche derivanti dal latte come una scelta formulata in termini di qualità, quasi che Fred considerasse queste ultime superiori ad altre soluzioni più pratiche , facilmente reperibili ed economiche.
La scelta fu dettata da una precisa strategia che è difficile capire se non ci si cala in quel preciso contesto storico e geografico. Parliamo delle piccole cave del Kent , gestite da club di pesca molto agguerriti e frequentate quotidianamente da molti “specialisti” dell’epoca che facevano a gara per primeggiare gli uni sugli altri in termini di quantità delle catture.
In questi difficili ambienti i trucchi e le strategie erano un bene prezioso e protetto, ma in linea di massima negli anni ’70 tutti avevano provato di tutto e le esche concettualmente e chimicamente si assomigliavano molto fra loro.
Fred ebbe un’intuizione e cercò di svilupparla nella maniera più differente possibile dai suoi competitori! Per questo motivo , volendo alzare i nutrienti dell’esca , ricorse ad una fonte di nutrienti per nulla utilizzata in quel periodo, le proteine del latte .
Lo scopo fu unicamente quello di creare un’esca fortemente nutritiva, di qualità e diversa dagli altri pescatori!
Altro motivo di discussione è la qualità delle fonti proteiche dell'epoca, visto che venivano prodotte in nuova Zelanda e spedite via nave in Inghilterra! Ovviamente nessuno degli scriventi è in grado di testimoniare sugli specifici ingredienti dell’epoca in quanto non eravamo presenti. Per mia competenza professionale ho collaborato allo sviluppo di integratori e mi sento di dire che questa classe di nutrienti ha le stesse difficoltà di stoccaggio di tutte le farine proteiche di origine animale , né più né meno di un predigest di pesce o del collagene idrolizzato di maiale (per fare due esempi) e uno storage minimo di 24 mesi è la norma . Per ammissione dello stesso Fred (credo che non si possa citare miglior testimone oculare) le vie di approvvigionamento dell’epoca erano le pasticcerie e le industrie casearie, quindi il mercato dell’alimentazione umana che anche ammettendo lacune dei controlli in Inghilterra negli anni ’70 , mi paiono sufficientemente sicure per presumere una ottima conservazione e qualità.
A parte tutto , il problema non si pone per definizione in quanto Fred , dopo i primi esperimenti fatti con la caseina da pasticceria e gli integratori per body builder, iniziò a produrre in ambito casalingo partendo dal latte fresco del mugnaio , usando l’acido citrico ricavato dal succo di limone.
Il terzo punto critico nella discussione sulle HNV è rappresentato dal fatto che Fred ha pubblicato un paio di ricette nel famoso articolo “toward the ultimate bait” sacrificando certamente le meno specifiche fra le varianti a sua disposizione. Analizzando la natura schiva del personaggio e sapendo che l’articolo fu scritto per smentire un amico del gruppo che aveva tradito la segretezza della teoria gelosamente custodita, mi viene da pensare che si sia discusso a lungo su una teoria senza che nessuno si degnasse di chiedere umilmente parere a chi l’aveva inventata.
Io l’ho fatto ed ho scoperto ricette e potenziali attualissimi , ben lontani dal famoso 80% di proteine di cui tutti parlano più o meno a ragione.
Infine spesso sento dire che in pesca le teorie non servono e che solo i fatti contano. Volendo prendere per buona questa affermazione e riportando la discussione ai tempi e luoghi dove nacque , vorrei ricordare che nei laghi del Kent che sono stati il vero terreno di prova della teoria , uscivano mediamente meno di 10 pesci all’ anno mentre il gruppo di Fred (composto da altri 4 amici fidati) catturò in una stagione più di 200 carpe! Ovvero circa 195 in più della media annuale delle stagioni precedenti. E questi sono dati certi perché la resa delle fisheries era monitorata dai soci con attenzione. Ovviamente Fred è uscito dal coro ben prima che la sua teoria venisse esportata in acque continentali e quindi la presunta efficacia al di fuori di dove è stata contestualizzata gli è perfettamente indifferente.
Per noi italiani, abituati fin dagli anni ’90 alla pasturazione preventiva , il concetto di esca nutritiva e condizionamento non sono poi così strani ma per gli inglesi che nel 1960 pescavano in piccoli stagni utilizzando qualche manciata di bigattini , biscotti per cani e impasti vari, era evidentemente inconcepibile tanto da divenire in breve tempo una teoria rivoluzionaria.
Le esche della “banda Wilton” erano composte di soia, germe di grano, caseina , estratto di lievito e probabilmente vitamine e minerali . il tutto veniva poi impastato con uova e poi cotto per bollitura per meno di 2 minuti.
La decade compresa fra gli anni ’70 e i primi anni ’80 fu evidentemente la più fervente e decisiva per la nostra storia ; in quegli anni infatti , personaggi come Ian Booker e Rod Hutchinson iniziarono ad usare i pastoncini per uccellini (birdfood) come ingredienti di misture particolarmente gustose ed attrattive . Questo avvenne grazie alla loro inventiva personale e per il semplice fatto che abitavano vicino alla sede della Haith’s che si trovava a Cleethorpes, nel Lincolnshire , un famoso mulino specializzato nel realizzare mangimi per animali , universalmente noto a tutti i carpisti moderni grazie al suo prodotto più famoso e brevettato :” Robin red”.
In quegli anni si iniziarono a inserire farine animali di pesce e di carne negli impasti, al fine di renderli più nutrienti ed a commercializzare i primi aromi artificiali dedicati alla pesca.
Grazie a nomi come Geoff Kemp , Duncan Kay (il quale sarà anche il principale responsabile della diffusione del carpfishing su suolo italico n.d.r.) e Rod Hutchinson, la moderna pesca alla carpa inizia a diffondersi e prendere piede in tutta l'Inghilterra.
Il 1980 rappresenta un’altra data storica per la nostra pesca in quanto le moderne esche ormai universalmente chiamate “boilies”diventano disponibili su larga scala grazie alla brillante intuizione ed ingegno di due pescatori , Clive Diedrich e Malcolm Winkworth , fondatori del marchio Rich-Worth , la prima azienda al mondo a produrle industrialmente pronte all'uso in sacchetto.
L’idea che portò al successo questo tipo di esche fu banalmente geniale e funzionale, mediando fra una miscela di media nutrimento e l’attrazione indotta da aromi , aminoacidi e dolcificanti , si ottenevano delle boilie estremamente efficaci , relativamente facili da produrre e commercializzare ad un prezzo equo.
Grazie al loro mix gold (semolino giallo, soia tostata e caseina)addizionato con Minamino (un integratore per body builder composto di aminoacidi in forma libera, vitamine, zuccheri e minerali) ed aromi alimentari espressamente concepiti e testati in pesca , nacquero le prime ready made della storia moderna.
Tutti Frutti e Salmon supreme erano nel 1983 le esche più vendute ed utilizzate con enorme soddisfazione da centinaia di pescatori inglesi che da li a breve le avrebbero portate nelle acque Francesi , Italiane e tedesche , contribuendo al dilagare di una nuova passione che dal 1990 in poi influenzò pesantemente anche il nostro paese.
Riassumendo, la storia recente del carpfishing Italiano , ebbe inizio con Duncan Kay e una pescata sul lago di Corbara , poi trasmessa dalla famosissima trasmissione “Fish eye” a cui seguirono una serie di articoli apparsi sulle maggiori riviste di pesca dell’epoca .
Per noi italiani , non ci fu un vero punto di partenza per quello che riguarda le esche in quanto passammo dalla tradizionale polenta con anice, alle ready made di Kevin maddocks Maestro , alle neonate boilie Nutrabait ed ai prodotti per l’esca di SBS e Catchum (l’azienda di Rod Hutchinson) che erano già molto avanzati.
Il nostro principale problema era ed è la mancanza di una cultura storica specifica che ci porta a non comprendere l’utilizzo di ingredienti molto tecnici e di soluzioni nate per ambienti effettivamente differenti dalle nostre acque che non sono difficili e pressate.
Ancora oggi ci portiamo dietro il concetto di “esca miracolosa” che non appartiene certo agli inglesi e che ci condiziona al punto da dare spesso tutte le colpe o tutti i meriti delle alla pallina appesa al terminale , senza comprenderne correttamente le dinamiche , i pregi ed i difetti.
Questo libro vuole ridare gloria a pionieri come Wilton , Booker, Hutchinson e kemp , i veri Bait Guru a cui si riferisce il titolo, permettendo al carpista italiano di modificare alcune convinzioni che si trascina dietro.
In questo libro analizzeremo l’esca per quello che è, il semplice tassello del complesso puzzle che porta un normale pescatore a diventare un eccezionale cacciatore di grosse carpe.
Tutto ciò nel rispetto delle idee , della logica e dell’intelligenza di ciascuno di noi , spingendo a ragionare sui fatti prima di esprimere dei giudizi affrettati.
Buon proseguimento.