Noto con estremo piacere che il dibattito sulle tiger nut infiamma molti appassionati che credono nelle assolute potenzialità di questo piccolo tubero, tanto da affidare a questo innesco, il successo di tutte le loro pescate.
Durante le dirette video a tema e leggendo le domande alle piccole pillole del blog che ho fatto sull’argomento, emergono incertezze e dubbi sia sulla nocciolina in termini di conoscenza, sia sulle corrette modalità di preparazione, utilizzo e conservazione della stessa.
Ho deciso quindi di scrivere questo capitolo aggiuntivo del sito per raccogliere tutte le info utili e fare chiarezza su tutte le fasi necessarie per sfruttare al meglio le potenzialità d’innesco delle Chufa. Lo scopo squisitamente tecnico di questo scritto, giustifica la forma che sarà una sorta di: “Domanda e risposta”, che ho impostato selezionando e accorpando le richieste più frequenti in questa sorta di vademecum che ho intitolato, appunto, tiger nut istruzioni per l’uso.
1-Perché le tiger nut sono così efficaci in pesca, tanto da poter essere considerate un’alternativa alla boilie?
Questa è la domanda più comune fra gli appassionati che si chiedono anche se le noccioline siano effettivamente un cibo nutriente e condizionante per la carpa.
In effetti, la risposta è legata a molteplici fattori e possiamo subito escludere la parte nutrizionale perché le Chufa NON sono molto interessanti in termini nutrizionali!
La loro composizione apporta circa 450 kcal. Per 100 grammi di prodotto che contengono 4% di proteine, 24% di grassi e 50% di zuccheri.
Se facciamo il confronto con l’umilissimo Mais, scopriamo che questo cereale contiene il 9% di proteine, 5% di grassi e 75% di zuccheri, non una grossa differenza rispetto alle nostre blasonate noccioline.
Il confronto con altre due particle che poi torneranno in voga in questo scritto, l’arachide e la soia, è decisamente impietoso per le nostre protagoniste, l’arachide si attesta su 17% di proteine, 50% di grassi e 25% di zuccheri, mentre la soia 36% di proteine, 20% grassi e 30% zuccheri (risultando il seme più nutriente della lista).
Il gusto è la prima carta vincente in termini assoluti perché alle carpe piacciono molto più di altre esche e, di conseguenza, l’attrazione secondaria(senso del gusto), quella che spinge a nutrirsi e ricercare avidamente, è portata ai massimi livelli.
Nel processo di cottura e successiva fermentazione, si liberano un sacco di sostanze primarie molto efficaci, create dalla trasformazione termica ed enzimatica di zuccheri e grassi, che noi possiamo ritrovare nel caratteristico gel che si forma attorno alle noccioline rendendole coese ed appiccicaticce, sostanza lentamente solubile in acqua , che permette quindi di veicolare una massiccia attrazione primaria(olfatto) che porta il pesce velocemente in pastura.
Un altro motivo di successo di questa esca è la facilità d’utilizzo e d’innesco, che supera ad esempio quello dell’arachide che le sarebbe superiore per efficacia, ma che avendo un seme diviso in due parti, risulta ostica da utilizzare perché tende a rompersi sull’hair rig.
Inoltre, la diffusione di questo tubero che si utilizza dai primi anni ottanta, unita alla facilità di coltivazioni in paesi europei temperati (la Spagna in primis) ha contribuito alla distribuzione nei negozi di pesca che la propongono in grossi quantitativi a prezzi accettabili. Questo è il classico caso in cui il successo è in parte legato alla facilità di acquisto ed al fatto che siano vendute già pronte in scatola senza doversi sbattere nella preparazione, che non è difficile, ma che richiede tempo.
Ultimo punto a favore della diffusione di questo innesco, la resistenza ai pesci di disturbo, che la rende l’unica possibilità in determinate acque infestate da svariate tipologie di disturbatori. Cosa peraltro vera, poiché la durezza e fibrosità, persistente anche dopo la cottura, comporta che anche le carpe più piccole facciano fatica a consumarla interamente e che quindi la rilascino ancora edibile a disposizione di altri pesci e di altre carpe.
Questo avviene perché la nocciolina o i pezzi di tubero , transitano indenni attraverso l’apparato digerente dei pesci ed una volta defecati sono ancora disponibili e per alcuni versi ancora più attrattivi, in quanto ulteriormente trasformati chimicamente dagli enzimi che risiedono nell’intestino dell’animale.
L’insieme di questi fattori determina il successo del Tiger nut come efficace esca da carpa, dotata di ottima velocità di azione e di grande attrattiva di tipo totalmente naturale e quindi poco sospetta.
Esche perfette per sostituire la boilie in tutte quelle pescate veloci che non richiedano grosse e prolungate pasturazioni preventive.
La scarsità di nutrienti non suggerisce un utilizzo massiccio e troppo prolungato che può portare il pesce a diffidare e stancarsi prematuramente dell’esca una volta che capisce che non è interessante a livello alimentare, praticamente gli stessi accorgimenti usati per le boilie carrier bait da caccia.
2-Come si preparano e conservano le tiger nut da pasturazione?
Divideremo le fasi di preparazione fra esche da pastura ed esche da innesco in quanto si possono sfruttare metodologie differenti, condizionati esclusivamente dalla quantità da gestire, che ovviamente modificano il budget di spesa.
Parlando di esche da pastura, iniziamo a definire che per preparare uno spot a tiger nut, non servono quintali di pastura, e che la pratica di utilizzare grossi quantitativi è deleteria per la nostra azione di pesca perché il pesce stesso tenderà a sparpagliarle in ogni dove per il lago, facendo venir meno la concentrazione sul nostro spot e pregiudicando il buon risultato dell’operazione.
Preparare la posta è semplice perché bastano 2-3 azioni di pastura preliminari , per far conoscere ed accettare volentieri l’esca alle carpe residenti, anche se fosse la prima volta in vita loro che la vedono.
Da questo punto di vista la tiger nut ha la stessa velocità di accettazione del mais dolce, che per definizione è la più immediata delle esche. Le quantità ideali da preparare, per praticità e ritorno economico, sono nell’ordine della decina di chilogrammi per volta, sufficienti a preparare e pescare uno spot per un paio di mesi.
La miglior resa possibile si ottiene utilizzando la dimensione più piccola possibile (che è spesso la più economica) perché è sempre vantaggioso proporre alla carpa in pastura un piccolo alimento che deve ricercare con attenzione e continuità, stimolandola quindi a impiegare molto tempo sul nostro spot, tranquillamente impegnata a mangiare.
Per aumentare l’interesse alimentare sull’area conviene integrare le tiger nut con altre particle più proteiche, scegliendo quindi fra arachidi, semi di soia, ceci e mandorle. In questo modo la permanenza dei pesci per periodi più lunghi è garantita dal fatto che le carpe trovano tutti i nutrienti di cui abbisognano in un unico spot, senza mai bisogno di spostarsi troppo in cerca di nuovi stimoli alimentari che completino il deficit.
Ai fini dell’attrazione veloce, possiamo massimizzare la resa della pastura miscelando semi interi e semi macinati, dai quali fuoriescono più stimoli attrattivi, che nel seme intero sono trattenuti dalla spessa cuticola esterna.
La giusta proporzione da mantenere per creare i nostri 10 kg. di semi è rappresentata da 6 kg. di tiger nut piccole intere, 2 kg. di semente alternativa cruda (arachide , soia, ceci, mandorle o un mix degli stessi) e 2 kg. di tiger nut sbriciolate.
Un accessorio fondamentale per la produzione di sbriciolato, che poi ci tornerà sempre utile per creare un method dedicato (di cui parleremo più avanti) o da impiegare per prepararsi dello sbriciolato di boilie (per stick mix) è il tritacarne a lame, che possiamo acquistare manuale o elettrico e che permette di sminuzzare grossolanamente questo tipo d’ingredienti solidi.
La prima fase della preparazione consiste nel lavare le sementi intere in modo da ripulirle da impurità e inquinanti che possono pregiudicare la corretta preparazione delle stesse. Basta immergerle in abbondante acqua fredda e sciacquarle grossolanamente, per poi liberarsi dell’acqua sporca.
A questo punto provvediamo a macinare grossolanamente i 2 kg. di tiger previsti e quindi rimescoliamo alle tiger intere ed alla semente scelta come integrazione, per poi ricoprire nuovamente di liquidi per la fase di ammollo.
Nella preparazione della pastura, dati i quantitativi, si utilizza l’acqua come liquido di ammollo, anche se si possono creare miscele più efficaci, aggiungendo in fase di fermentazione, come rabbocco, sostanze più interessanti di cui parleremo poi nella parte riguardante la realizzazione degli inneschi.
I tempi di ammollo vanno da un minimo di 24 ore, fino a 48. Bisogna essere quindi sicuri che le noccioline siano ben idratate prima di procedere alla fase termica di cottura.
Prima di cuocere, si reintegrano i liquidi assorbiti, in modo che il prodotto sia ricoperto da almeno un paio di centimetri di acqua.
La cottura avviene per bollitura ed è importante calcolare per bene i tempi tecnici. Molti autori identificano in 40 minuti il processo ideale, altri arrivano all’ora. Fermo restando che non vi è nessuna contro indicazione a cuocere per qualche minuto in più (se non la maggior spesa di gas), ritengo che il paradosso nasca dal modo in cui si deve calcolare. Io preferisco mettere un timer a 40 minuti da quando vedo bollire l’acqua…il che significa che l’intera fase durerà almeno un’oretta (e da qui credo dipenda la variabilità d’interpretazione).
A questo punto si lasciano raffreddare nel loro liquido e inizia la fase di fermentazione. La fermentazione è un processo molto importante che sfrutta i nutrienti trasformati dalla temperatura di cottura, per elaborare dei complessi processi chimici, attuati dai batteri normalmente presenti nell’ambiente. Questa fase è sicuramente la più importante ai fini dell’attrazione finale e cambia notevolmente come sostanze prodotte e risultato, in funzione del tipo di seme che si è deciso di affiancare alla tiger nut.
Una buona fermentazione ha bisogno di temperature costanti superiori ai 20 gradi, e avviene più velocemente se si superano i 30 (condizione possibile solo nel periodo estivo).
Questo significa che le tempistiche di questa fase sono relative alle temperature d’esercizio e anche che non si tratta di processi che si possono fare all’esterno da Novembre ad Aprile.
In linea di massima, in funzione della stagione, si consigliano tempi di 2-7 giorni di fermentazione.
Molto dipende anche dall’inserire ingredienti utili a velocizzare le tappe di fermentazione, perché abbiamo detto che i batteri sono normalmente presenti, ma è anche vero che se li aggiungiamo apposta, possiamo garantirci un miglior risultato.
Nel caso si siano utilizzate solo tiger nut, oppure mescolate ad arachide, ceci o mandorle, si possono aggiungere i batteri del lievito madre che è una sostanza acquistabile in bustine liofilizzate, composta da funghi e batteri, che si impiega normalmente per le lievitazioni a lungo termine e spontanee.
Le bustine sono in genere da 5-6 grammi e sono sufficienti per i nostri 10 kg. di prodotto. Al fine di stimolare ulteriormente il processo, possiamo aggiungere in questa fase, anche 50 grammi di zucchero bianco per kg.
Se invece abbiamo deciso di usare le tiger nut e i semi di soia, si possono aggiungere gli appositi starter selezionati da secoli per la preparazione del Natto, che è un cibo molto fermentato ricavato appunto dalla soia. In questo caso il dosaggio è di un grammo di starter Natto ogni 2-3 kg. di sementi.
Dopo 2-4 giorni di fermentazione, le esche sono pronte all’uso e rimangono stabili, nel loro gel zuccherino e leggermente acido, in cui il proliferare di batteri “buoni” impedisce l’insorgere di contaminazioni strane.
Se si deve però superare la soglia dei 10 giorni, è opportuno inserire del sale per limitare il processo fermentativo, nell’ordine dei 20 grammi per ogni kg. di sementi, e conservare i bidoni chiusi ermeticamente in luogo fresco e ombreggiato, dove possono rimanere accettabili per un periodo massimo di un mese dalla preparazione. Oltre questa soglia potrebbe venir meno la salubrità del prodotto.
Si possono introdurre anche conservanti, ma è una pratica poco consigliabile per un’esca che vede nella naturalità la sua qualità più grande. I conservanti più utilizzati, da sciogliere nel liquido, sono il sorbato di potassio, in quantità di 10 grammi per i nostri 10 chilogrammi di semi.
Se non siamo sicuri della salubrità, ma il gusto e l’odore non sono marcescenti, la soluzione pratica più sicura per il pesce è di cuocere nuovamente il tutto, pastorizzando e riducendo la carica batterica, riportando al bollore per qualche minuto. Dopo questa pratica in extremis, le tiger vanno immediatamente utilizzate.
3-Come si preparano gli inneschi per renderli più performanti? E relativa conservazione…
Pensando a quantità più ridotte, nello specifico per la realizzazione d’inneschi o comunque di esche dedicate a pescate più mirate in cui si pastura solo sul terminale, conviene entrare più nel dettaglio di preparazioni tecniche che hanno dimostrato effettivamente maggior efficacia e stimolo.
Molti autori consigliano ingredienti e additivi identici a quelli utilizzati per fare le boilie, sebbene questa pratica non presenti contro indicazioni, non mi vede partecipe poiché gli aromi e additivi per le boilie io amo usarli esclusivamente per le palline. Se decido di usare la Tiger per le sue indiscusse qualità e di sostituirla o integrare la mia azione di pesca con le boilie, non vedo perché la devo trasformare in una pseudoboilie (scusate la ripetizione e il gioco di parole).
Preferisco piuttosto giocarmela enfatizzando le caratteristiche intrinseche di gusto e naturalità, al fine di potenziare il risultato finale.
Quando si vuole migliorare l’attrattiva è opportuno eliminare l’impedimento più grande che è dato dall’estrema impermeabilità della coriacea buccia del tubero, che nelle versioni africane (black) diventa davvero intollerabile.
Per fortuna il mercato biologico offre le tiger spellate e di buone dimensioni, in confezione da 250 grammi, adatta allo scopo di realizzare inneschi. Così come si possono trovare già pelate in molti store dedicati alla pesca. Nell’eventualità di voler usare le misure Jumbo o le nere, consiglio con sana pazienza, di tagliare col cutter le estremità, rendendo di fatto migliore lo scambio fra l’interno e l’esterno.
L’altro notevole miglioramento, lo otteniamo con l’integrazione con altri semi (gli stessi visti nella preparazione della pastura) e con l’ammollo, cottura e fermentazione impostata su liquidi alimentari particolari, in grado di aggiungere quel qualcosa in più che ci serve per potenziare il segnale.
Per quanto riguarda le tiger nut in purezza, il liquido migliore è l’orzata de Chufa, in altre parole il latte di tiger nut ricavato spremendo i piccoli tuberi. Questo prodotto comunissimo in Spagna, si riesce ad acquistare on line anche da noi, con costi allineati all’esigenza di produrre piccole quantità (per 250 grammi di noccioline è sufficiente un litro di orzata).
Altri liquidi strepitosi, sono il latte di soia, il latte d’avena e il latte di mandorla dolce.
Il processo prevede di lavare bene le tiger e poi di ammollarle, cuocerle e fermentarle nel liquido scelto invece che nell’acqua, ottenendo una fermentazione e un gusto più spinti.
Come acceleratore del processo, si usa il lievito madre in polvere, aggiungendo 5 grammi per un kg. di noccioline che deve essere inserito con il composto raffreddato e non caldo, altrimenti si inattiva.
Se decido di coniugare le tiger e le arachidi, preparerò una miscela al 50% dei due semi, garantendomi così anche un’alternativa d’innesco molto inconsueta ed efficace. Bisogna procurarsi le arachidi crude spellate (anche queste di facile reperibilità negli store dedicati all’alimentazione vegana).
Anche in questo caso si sciacquano le noccioline in acqua fredda e quindi si mettono in ammollo in uno dei liquidi in precedenza selezionati. Durante la bollitura, aggiungeremo 100 ml. per kg. di burro d’arachide, che si scioglierà con il calore dell’acqua , liquefacendosi. Lasceremo fermentare il tutto con le solite modalità, aggiungendo sempre il lievito madre. (facoltativo).
Se invece decidiamo di inserire la soia, sempre al 50% con le tiger, procuriamoci con i soliti canali i semi crudi, sciacquiamo il tutto e mettiamo in ammollo nel latte di soia, aggiungendo i batteri per fare il Natto (oppure il lievito madre) quando il tutto si è raffreddato, per non uccidere i batteri che non sopportano temperature superiori ai 45°C.
Lasciamo quindi fermentare e volendo aumentare la sapidità, aggiungiamo 100ml. per kg. di salsa di soia.
Le tiger con la mandorla dolce, sono l’ultima combinazione che vi propongo, usando ovviamente il latte di mandorla dolce come liquido per ammollo, cottura e fermentazione (stesso processo delle tiger in purezza).
Ci sono infine preparazioni più spinte e “esotiche” che caratterizzano in maniera molto marcata il risultato finale.
La più famosa fra gli Inglesi, prevede di usare la Coca cola come liquido da ammollo, cottura e fermentazione. Il motivo è legato alla forte acidità della bevanda, unita all’alto dosaggio di zuccheri, che favorisce la fermentazione e ovviamente un gusto finale relativo agli aromi artificiali che la compongono. Il processo è ovviamente sempre lo stesso.
Io suggerisco una variante delle tiger in purezza, utilizzando le salse di pesce fermentate (ideali le Tiparos e Squidbrand perché più liquide) che quindi si utilizzano per ammollare, cuocere e fermentare sempre con lo stesso metodo visto fino ad ora.
E la strepitosa versione con l’aceto non filtrato di frutta, che permette una fermentazione particolare ad opera dei batteri specifici della madre acetica, che aiuta anche nella conservazione finale del prodotto.
Per la fase di ammollo e cottura, si utilizza l’aceto di mele normale, quello meno costoso, mentre per la fermentazione, si rabbocca quando il prodotto si è raffreddato, con aceto di mele biologico non filtrato, che mantiene una presenza di batteri vivi in grado di attivare il processo.
Conservare gli inneschi è molto importante per garantire la possibilità di avere sempre il massimo della capacità attrattiva.
Il sistema migliore è congelare il tutto, compreso il liquido, in sacchetti monodose di pratico utilizzo. Questo sistema spegne la fermentazione ma non uccide enzimi e batteri, garantendo esche “vive” molto attrattive.
Il secondo metodo in termini di qualità è la pastorizzazione e il sotto vuoto. Per ottenerla, si utilizza l’antica pratica del “bagno Maria” da sempre usato per conservare la passata di pomodoro e le marmellate.
Si tratta di mettere le esche, coperte dal loro liquido, in vasetti appositamente acquistati per questo scopo, che vengono messi coperti di acqua, in una pentola in maniera che non sbattano fra loro durante la bollitura(in genere mettendo un canovaccio) , portando l’acqua ad ebollizione e facendoli rimanere a temperatura superiore a 80°C per dieci minuti.
Per i carpisti che sono attrezzati alla cottura a vapore, basta mettere i vasetti nella vaporiera , portare l’acqua a vapore e lasciarli per almeno 10 minuti a pastorizzare.
In questo modo i vasetti si possono conservare in luogo fresco per periodi molto lunghi.
Il terzo modo in termini di qualità, che però altera il risultato gustativo finale, prevede di sgocciolare le tiger dopo la fermentazione e di metterle in vaso ricoperte di un liquido che le preservi. La scelta può cadere sul miele comune, sullo sciroppo di glucosio oppure sul glicole propilenico.
Infine, posso conservare le tiger per tempi più brevi, in secchio ricoperte don il loro liquido, aggiungendo vitamina C come anti ossidante, sale e sorbato di potassio come anti batterici. Le dosi sono di 10 grammi di vitamina C, 20 di sale e 3 di sorbato, per ogni chilogrammo di tiger nut.
4-Qual è il miglior modo per pasturare durante la pescata?
Per contornare nel miglior modo possibile il nostro innesco durante la pesca, conviene preparare delle palle di pastura composte di tiger nut pure oppure addizionate di altri ingredienti.
Le noccioline fermentate, specie se affiancate agli altri semi di cui abbiamo già parlato, formano un gel adesivo che ci consente di macinarle, creando una poltiglia che può essere formata in palle di dimensione appropriata per pasturare, per questo scopo conviene sempre usare il tritacarne di cui abbiamo già parlato.
L’utilizzo in purezza è ideale per acque ferme e per lanci molto in prossimità.
Se ho bisogno di dare maggior resistenza alle palle di pastura, per impieghi in profondità, in acqua corrente o per lanciarle lontano con catapulta o fionda, è bene integrare con un method legante.
L’ingrediente più semplice da usare sono le terre di pastura, ingredienti che possiamo acquistare nei negozi di pesca specializzati nella pesca al colpo, che sono vendute con differenti gradi di tenuta e peso specifico. Le argille sono in genere quelle che impastano meglio e creano palle più compatte, ma vale la pensa di farsi consigliare dal negoziante.
Possiamo anche decidere di tagliare la nostra poltiglia grossolana, con pasture da fondo commerciali destinate ai ciprinidi in genere, fra le quali cito la Sensas 3000 che è una delle più famose.
Oppure possiamo crearci noi un method composto di fioccato di mais, farina precotta di mais per polenta e pane bianco in parti uguali, che impasteremo al 50% con la poltiglia di tiger nut, creando una scia attrattiva verticale in acqua ferma, e lungo la corrente in acque mosse.
Infine possiamo rendere adesivo e colloso il tutto, in modo da appiccicarlo al piombo e poterlo lanciare in prossimità, usando gli opportuni additivi da pastura, dalla destrina, per arrivare alla gomma arabica e al PV1 per gli impieghi più gravosi.(trovate questi ingredienti nel capitolo inerti ed additivi del libro The Bait Guru).
A questo punto chiudo il lungo intervento con alcune considerazioni sull’innesco che molti consigliano essere formato da una sola tiger singola su capello mediamente lungo e morbido, che la tenga distante dall’amo almeno un centimetro. Il consiglio deriva dal fatto che la carpa in pastura su tiger nut mangia molto confidente e quindi conviene lasciare un po’ di lunghezza nell’hair rig, per sfruttare l’effetto auto ferrante creato dall’esca che si gira quando è risputata.
La singola tiger crea minor sospetto perché ovviamente è più naturale rispetto a trovarne due o più attaccate.
Il fatto di pescare sospesi, usando magari una fake tiger o la combinazione di una finta + una vera, può risultare utile se sappiamo esserci anche delle carpe erbivore e in quei casi in cui vogliamo pescare sopra la melma del fondale.
A questo punto vi saluto, ricordandovi che nel blog del sito ci sono altri articoli riguardanti la tiger e la realizzazione di boilie gusto tiger e che dal menù del sito, andando all’apposito capitolo, potete conoscere meglio tutte le particle e i loro semilavorati, citati in questo articolo. Buona lettura!
https://www.thebaitguru.it/ingredienti-vegetali-tiger-nut/
https://www.thebaitguru.it/ingredienti-vegetali-arachide/
https://www.thebaitguru.it/ingredienti-vegetali-la-soia/